Calcio, la VAR è come il TAR

L’immagine emblematica è quella del bravissimo giocatore romanista Alessandro Florenzi. Che dopo un gol contro il Sassuolo al 40mo del secondo tempo (che ancora non si capisce perché sia stato annullato) va a sedersi trionfalmente sotto la curva Sud allo stadio OIimpico.

Tutti festeggiano , i tifosi in lacrime. Ma… C’è il responso della Var da attendere prima di omologare il risultato. E il responso, rivisitato dall’arbitro Daniele Orsato, è negativo.
No Var no party.

Così la moviola in campo, applicata all’italiana, e pochi minuti dopo se ne sarebbe accorta anche l’amatissima Lazio a San Siro per un rigore prima concesso e poi negato dall’arbitro Gianluca Rocchi, si sta trasformando come i ricorsi al Tar di quelle ditte che perdono gli appalti pubblici.

Si blocca tutto e i lavori appaltati dallo stato e dagli enti locali non marciano più.

Era questo che voleva la Lega Calcio? Se sì, complimenti: l’obiettivo è centrato.

Ma poi non ci si lamenti se i tifosi tendono a guardarsi le partite in tv invece che allo stadio.

Almeno durante tutta la sceneggiata Var, accompagnata dalla gestualità arbitrale che mima un teleschermo, possono recarsi al bagno per fare pipì.

La Var trasformata in ricorso al Tar proprio non va giù a nessuno.

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