Covid19 e figuracce all’italiana: il soccorso dell’ambasciata delle Filippine alle infermiere “positive”. La casa di cura romana Giovanni XXIII, gestita da un ordine religioso di suore, è finita nell’occhio del ciclone per i contagi da coronavirus che hanno portato alla morte di alcuni anziani ricoverati. Ma anche perché ben sette (per ora) infermiere filippine sono risultate “positive”. E subito poste in quarantena in un pensionato di Ottavia. Bene, peccato che queste professioniste siano state anche messe “a stecchetto” per quanto riguarda pasti e bevande. Le suore, si sa, sono notoriamente di “braccino corto”. E così, alle poverette non è rimasto altro da fare che chiedere aiuto alla loro ambasciata. Detto, fatto. Perché le Filippine saranno pure sotto il tacco del terribile presidente Duterte (quello che favorisce e tollera i metodi piu spicci contro criminali e spacciatori), ma lo Stato protegge “all’americana” i propri cittadini che lavorano all’estero. E ora le sette povere infermiere “positive” hanno finalmente di che alleviare l’isolamento coatto con cibo, dolci e bevande a volontà. Almeno quello…Da noi, nella capitale, tutto procede invece come al solito. Basti pensare che alcuni anziani da sottrarre al covid19 sono finiti in una “chiacchieratissima” clinica sulla Nomentana, i cui amministratori sono sotto inchiesta da anni per le accuse di incuria seguita da morte di altri degenti. Ma possibile che neanche che un’emergenza epocale come questa del coronavirus riesca a stroncare certi traffici sulla pelle dei pazienti più deboli e a rischio? Possibile che perfino Duterte e la sua ambasciata a Roma ci facciano collezionare figuracce?

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