Papa Francesco e il mistero della prolungata “squalifica” al Gemelli

Prima di mettere piede al Policlinico Gemelli, Papa Francesco vuole che gli siano chiarite alcune cose e fornite risposte convincenti ad una serie di quesiti, per lui fondamentali per stabilire se il nosocomio possa essere considerato un insediamento davvero cattolico.

È noto che il Pontefice veda come il fumo negli occhi qualsiasi lobby affaristica, peggio ancora se inquinata pure da infiltrazioni massoniche. La Fondazione Gemelli, sotto questo aspetto, viene attentamente monitorata da quasi quattro anni, in pratica da quel famoso 27 giugno del 2014, giorno in cui la visita di Papa Francesco fu annullata all’ultimo momento con la scusa di un improvviso quanto improbabile “mal di testa”(vedi).

Lì per lì, tutti ci credettero, prendendo per buone le assicurazioni delle gerarchie interne, secondo le quali la visita era solo “rimandata”. Oggi, a quasi quattro anni di distanza, quella storiella non regge più. Anche perché, nel frattempo si sono registrate le strane dimissioni del direttore generale Enrico Zampedri, il manager venuto dal Nord che pure aveva fatto molto bene nella gestione del Policlinico, riorganizzando e risistemando parecchie aree.

E con l’uscita di Zampedri, seguita dalla conseguente promozione al suo posto del direttore amministrativo, Marco Elefanti, le indiscrezioni sull’intensificazione dei monitoraggi vaticani, invece che diminuire sono aumentate.

Messe per un momento da parte le voci maligne sui condizionamenti massonici in tema di nomine di cattedratici dell’Università del Sacro Cuore, ma anche dei direttori d’istituto e dei primari del Policlinico, i fari d’Oltretevere stanno illuminando la strana alleanza finanziaria tra la Fondazione Gemelli e il Qatar, consolidatasi nell’Ospedale Mater Olbia da inaugurare a giugno (vedi).

Da anni, l’emirato è indicato come uno dei più generosi finanziatori dello Stato Islamico e delle organizzazioni terroristiche che hanno operato e ancora operano in Siria. E non più tardi dell’estate scorsa, e’ stato espulso dall’organizzazione degli altri emirati guidata dall’Arabia Saudita, proprio con l’accusa di appoggiare concretamente quei criminali.

Ecco, si chiedono in Vaticano, facendolo sapere anche a Papa Francesco: “pecunia olet o non olet”? Perché se la corruzione “spuzza”, il terrorismo islamico è molto peggio.

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