Cdp, la gestione Scannapieco verrà ricordata come “Io ballo da solo”

‘ScannaBieco’ è in crisi: ha lo sguardo che fa trasparire ancora più malanimo e astio di quando è stato nominato; quando entro’nella sede di via Goito con i modi dello ‘Scannabuonismo’, ma con  la voglia più di tirare una linea netta rispetto al passato che sulla costruzione del futuro.
Era convinto di avere ricevuto quel Sacro Graal da Giavazzi che gli avrebbe consentito di diventare il miglior manager, seppur senza una evidente esperienza aziendale (in Bei era stato solo uno degli 8 Vice Presidenti); di rimanere un gradino più alto rispetto alla politica, non solo di sinistra ma anche di destra; di dare lezioni – su come gestire le grandi partite che interessano alla Nazione – sia agli azionisti (MEF e fondazioni bancarie) che al governo; di farsi osannare da giornalisti e opinione pubblica, nonostante il vuoto pneumatico creato in soli 15 mesi di gestione.
Lo ‘Scanno ergo sum’, che ha portato al licenziamento e all’allontanamento di tantissimi dipendenti (non solo di suo diretto riporto e con il silenzio del cavaliere GGT) alla fine si è trasformato in uno ‘Io Scanno da solo’ che ormai non si fida più di nessuno.
Inizia a pentirsi della sua scelta di aver voluto confermare e difendere a tutti i costi l’indifendibile massaggiatore Fabio Barchiesi nel ruolo di Chief of Staff to the CEO  della più importante istituzione finanziaria del Paese.
Avrebbe fatto meglio ad allontanarlo, come gli aveva più volte suggerito il fedele Marco Santarelli (come lui stesso racconta) quando a poche settimane dalla sua nomina, ad agosto 2021, venne fuori la grana su Repubblica: come facciamo a difendere la tesi che abbiamo fatto la scelta giusta? È una società che vale 400 miliardi e Fabio Barchiesi non ha esperienza in finanza e ha una laurea in una Università telematica. Meglio tenerlo defilato. Macché.
Impossibile contraddire lo ‘ScannaCapo’.
‘ScannailGiusto’ non solo non fa un passo indietro ma prende carta e penna e scrive al Direttore Maurizio Molinari, non tanto per prendere le distanze da Giovanni Malago’ e Fabio Corsico (che glielo avevano caldamente suggerito) . Di certo non per difendere il giovane arrivista che tanto si affanna perché a tutti vuol piacere. Ma solo per far leggere al mondo intero che ‘ScannaNonSbaglia’, ‘ScannaNonTransige’. La scelta sulla persona è quella giusta: gli affianca Pettenati (ovviamente in distacco da Bei) come second Chief of Staff e con lo stupore di alti funzionari ministeriali, direttori generali, capi di gabinetto, ministri e amministratori delegati  di società partecipate, Scanna inizia a imporre la presenza del suo emissario Barchiesi a riunioni su questioni il cui tecnicismo avrebbe messo in crisi anche il più evoluto  chief of staff con PHD, MBA o studi pluriennali nelle migliori università americane.
Ed è così che ‘ScannaBarchiesi’ incontra Francesco Caio nella presentazione e analisi del piano industriale di Saipem (la cui fine è ormai nota alle cronache). Oppure l’allora capo di gabinetto del MEF Giuseppe Chine’ , per la discussione di importanti norme che riguardano il perimetro di intervento di Cdp verso le  imprese. E ancora il Sottosegretario Roberto Garofoli per il finanziamento di un importante ospedale romano e il capo di gabinetto di Mario Draghi, Antonio Funiciello, nella predisposizione delle liste (possibilmente favorendo il PD) per le nomine delle società partecipate di Cdp.
Non solo all’esterno. Lo stupore e l’indignazione  sono salite anche all’Interno dei corridoi della sede di via Goito quando lo scorso giugno, con il silenzio assenso del temutissimo Presidente Cavalier Giovanni Gorno Tempini, Scanna ha voluto non solo nominarlo nei consigli di amministrazione di Ansaldo Energia (in quanto esperto di turbine) e della Sgr Immobiliare (in passato si era occupato di un paio di traslochi),  ma ha affiancato Barchiesi al lungimirante e solido capo del personale Maurizio Di Fonzo – che consente decine e decine di licenziamenti a fronte di continui e comodi distacchi ben pagati dalla Bei – nella gestione delle valutazioni dei dipendenti di Cassa depositi e prestiti ai fini della attribuzione dei premi annuali.
È così facendo, Girolamo ‘Scannarola’ non solo non ha fatto un passo riflessivo indietro, ma ha finito per bruciare, come Icaro al sole, un giovane in carriera nel mondo dello sport.
Passiamo ad altro. L’ostinazione di ‘ScannaPrrr’ si era palesata già durante le prime riunioni del piano industriale quando durante una riunione, davanti a consulenti e pochi fedeli collaboratori, emersero i primi dati sull’impatto diretto di Cdp sui progetti gestiti nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): solo 4 mld e una totale sovrapposizione all’operatività di Invitalia. Una cifra e un perimetro diretto inesistenti, troppo  residui per poter emergere da ‘ScannaLeader’ infrastrutturale.
 E allora meglio condire i pochi numeri anche con impatti eventuali e indiretti , con policy elaborate dal testimone Andrea Montanino e con Piani di attività su fantomatici e fumosi ‘policy e servizi di sostegno tecnico-operativo e di affiancamento che Cdp metterà – un giorno chissà – a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni, delle ‘ScannaP.A.’.
Il Ministro Giancarlo Giorgetti guarda dalla finestra, dall’altra parte di via Goito. Non si espone. Conosce i malumori che circolano  dalle parti di Palazzo Chigi e sa bene che già dovrà difendere dalla Meloni il Direttore generale del Tesoro Rivera che gli è tanto
 utile sui dossier a Bruxelles.
Ma sa anche bene che la testardaggine di ‘ScannaTiraDritto’ ha già superato ogni limite, nella forma e nel merito. Nella forma, gli errori del suo capo ufficio stampa Santarelli – che a differenza del Direttore della comunicazione di tutta la Bei, Matteo Maggiore, in passato aveva il solo ruolo di consigliere per la Comunicazione del vice presidente Scannapieco – durante la composizione dell’attuale governo avevano suscitato un bel po’ di sarcasmo quando era trapelata la ‘ScannaIndisponibilità’ a fare il ministro dell’economia. Da rotolarsi dalle risate…
Il delirio di onnipotenza comunicativo doveva servire ad accreditarsi comunque alla grande davanti al nuovo Governo. Peccato che sia avvenuto in maniera parecchio maldestra e dopo 15 mesi di totale silenzio.
Lo sgarbo istituzionale, poi, è totale quando da via Goito sono partiti  “pizzini” – tramite il giornale nel quale aveva lavorato e dal quale ha assunto un ex collega – sulla rete unica, infastidendo (e non poco) prima il Sottosegretario Butti e poi la stessa Meloni.
‘ScannaTelco’ ha insistito sulle rete unica ad ogni costo, senza il necessario garbo che era in ogni caso dovuto dopo le elezioni, in attesa delle indicazioni strategiche del nuovo esecutivo, mettendo in imbarazzo Pietro Labriola e in ginocchio Open Fiber.
Un comportamento che ha lasciato tutti basiti: ma almeno la politica industriale del Paese adesso la potrà decidere il nuovo governo eletto a larga maggioranza dagli italiani? Oppure bisogna rimanere ancora legati allo ‘ScannaGraal’ voluto da Giavazzi, di una Cdp in versione pre privatizzazione del 2003 che riesce a fare solo mutui ai comuni (mentre la Francia e la Germania nazionalizzano le loro società energetiche)?
E mentre il Cavalier Gorno Tempini – che era già stato fatto fuori  a metà del mandato del consiglio di amministrazione dal Governo Renzi proprio sulla rete unica- continua a tacere e a non prendere posizione. Quanto deve durare ancora questa agonia in via Goito?

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