Cdp: la lunga cavalcata dell’”economista” Scannapieco e i primi cambi di direzione per riuscire a restare in sella

Facendo una ricerca su Wikipedia è curioso scoprire che, nonostante sia passato un anno e mezzo dalla sua nomina come amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, il profilo di Dario Scannapieco non è ancora descritto come dirigente di azienda (al pari di tutti gli altri AD delle società partecipate e non), ma come ‘economista’.

E allora è normale che venga da chiedersi se si tratti di una distrazione sull’aggiornamento della pagina web oppure se la definizione di economista  sia semplicemente voluta. Perché, come racconta chi lo conosce davvero bene,  l’ambizione di Scanna, nemmeno troppo celata, è sempre stata quella di fare il Ministro dell’Economia. Sono infatti almeno 3 governi che il nome di Scannapieco viene tirato fuori dal cilindro come possibile papabile alla scrivania di via XX Settembre. L’ultima volta risale a qualche settimana fa,  in occasione della formazione del Governo Meloni, quando lo spin sulla disponibilità di Scanna a diventare Ministro dell’economia  ha creato un po’ imbarazzo nell’ignaro staff della Meloni.
Nel palazzi romani l’iniziativa ha poi suscitato sarcasmo quando è trapelata la sua indisponibilità a fare il ministro dell’economia nel nome della continuità del lavoro da svolgere come capo azienda in Cdp.

Ma andiamo per gradi.

Durante il precedente Governo, per evidenti ragioni di convenienza legate più all’appartenenza che alla competenza, è stato più volte ricordato che, a fine anni ‘90, l’allora Direttore generale del Tesoro Mario Draghi chiamò Dario Scannapieco a far parte del consiglio degli esperti  e successivamente a capo dell’ufficio  partecipazioni del Dipartimento del Tesoro. Per entrambe le funzioni ministeriali,  come ancora oggi ricordano al Mef,  Scanna non vinse  un concorso pubblico: i due ruoli infatti gli vennero affidati con chiamata diretta.

Promoveatur ut amoveatur: con i successivi cambi di Governo Scanna venne sostituito e mandato in Bei come  vice presidente.

La governance della Bei è un po’  complessa: le decisioni sono prese da ben 3 organi Collegiali.
Il primo è il consiglio dei governatori, del quale fanno parte i ministri dell’economia e che ha la funzione di indirizzo strategico. Il secondo è il Consiglio di Amministrazione, del quale fa parte un membro per ogni paese dell’UE e che approva le proposte, dell’amministratore delegato, di operazioni di acquisizione e la concessione dei prestiti.
E, infine, il terzo è il Comitato di gestione che – come evidenzia il sito della Bei – gestisce gli affari correnti. Questo comitato  è formato da un Presidente (quello di oggi è l’ex ministro tedesco Werner Hoyer) e da ben 8 vice presidenti, che per le regole di gornance citate, non hanno un ruolo di gestione aziendale. Scannapieco fino a poco tempo fa era uno del filotto.
Questo ruolo gli consente nel 2012 di diventare  anche Presidente del consiglio di amministrazione del Fondo europeo per gli investimenti (Fei), di cui  la BEI è l’azionista di maggioranza. Il Fei è gestito non da presidente ma dall’ amministratore unico (che attualmente è il francese Alain Godard).

La sua sostituzione in BEI è avvenuta con uno scambio alla pari tra funzionari ministeriali. Dopo la sua nomina in CDP, Scannapieco, con il supporto del coach  Giavazzi,  è riuscito a far nominare come nuovo vice presidente, in sua sostituzione, Gelsomina Vigliotti che fino a quel momento aveva il ruolo di dirigente dell’ufficio affari internazionali del  Ministero del Tesoro. Nulla da evidenziare sul suo percorso professionale ministeriale. Ma forse, nel momento in cui uno dei vice presidenti  della Bei esce per andare a fare l’amministratore delegato in CDP, ci si sarebbe atteso un maggiore scrutiny  per trovare un profilo più robusto e di mercato. Questo ovviamente nel solo interesse del sistema Italia.
Ma si sa, quando si fa una scelta per assegnare una poltrona è sempre un tema di gestione del potere. Ma se la scelta la fa un tecnico l’indignazione è sempre minore rispetto a quella fatta da un politico.

Nonostante i suoi numerosi spin doctor tentino di farlo passare come un profilo poco interessato alla politica, gli anni passati in Bei hanno  consentito a Scannapieco di costruire una rete di  relazioni  con i politici in carica in Italia negli ultimi 15 anni.
Per capire il raggio di azione durante l’esperienza in Bei basta infatti fare una ricerca su internet  e trovare foto che testimoniano le numerosissime cerimonie alle quali Scannapieco ha potuto partecipare  in rappresentanza italiana della firma di operazioni istruite e deliberate dalle competenti strutture della BEI in Lussemburgo.

Relazioni che gli sono tornate utili al suo arrivo in CDP nel 2021 quando Scannapieco è diventato finalmente capo azienda.

L’avvio del suo mandato è stato caratterizzato da una narrativa contraria a tutto quello era stato fatto fino a quel momento in CDP. Con il piano industriale ha sconfessato tutti i precedenti interventi, anche sul fronte delle partecipazioni strategiche, fatti dai suoi predecessori: Fabrizio Palermo, Claudio Costamagna, Franco Bassanini, Fabio Gallia, Matteo Del Fante e Nino Turicchi. Non ha risparmiato, con un certo grado di imbarazzo da parte del Consiglio di Amministrazione, nemmeno le scelte fatte dall’attuale presidente Gorno Tempini quando era amministratore delegato e fece insieme a Maurizio Tamagnini alcuni investimenti in Equity, in società come Inalca, Ansaldo e Trevi, oggi contestate da Scanna.  Ma il presidente Gorno, si sa, non vuole attriti e passa le sue giornate da ‘Cavaliere’ – come lo chiamano con un po’ di ironia gli altri presidenti delle fondazioni bancarie che quasi rimpiangono il precedente Massimo Tononi – a parlare in convegni  in attesa della prossima scadenza del consiglio di amministrazione della Fondazione Cariplo di Milano, piuttosto che a calmierare  l’ennesimo stravolgimento della struttura e della mission di CDP.

Bisogna creare una classe  manageriale che supporti il cambiamento e l’innovazione del nostro Paese, ricordava Scanna,  quando era vice Presidente della Bei nei suoi numerosi  interventi pubblici. Interventi preparati dalla fedelissima Micaela Celio che Scanna si è portato in Cdp dalla Bei, ovviamente in distacco. Come i tanti altri fedelissimi Marco Santarelli, Francesco Pettenati, Leonilde Vitolo e Massimo d’Eufemia, che – a differenza dei tantissimi  dirigenti licenziati –  potranno serenamente  tornare in BEI, con stipendi free tax, quando Scanna un giorno sarà andato via.

Otto von Bismarck, nel XIX secolo, diceva che quando si dichiara di approvare una cosa in teoria, vuol dire che non si ha la minima idea di come metterla in pratica.

Ed infatti passando dalle belle parole dei suoi interventi (da economista) ai fatti (da capo azienda),  in CDP viene sancito l’editto ‘Scanno ergo sum’.

Con tutto il vento in poppa del governo che lo ha nominato, Scanna inaugura  il suo mandato con l’apertura del primo bar interno nella storica sede di via Goito. Ma è solo captatio benevolentiae nei confronti dei dipendenti. Serve infatti ad addolcire la pillola amara preparata con il capo del personale, Maurizio di Fonzo, volta a licenziare quei dirigenti che lo stesso Maurizio Di Fonzo aveva assunto qualche mese prima sotto la gestione di Fabrizio Palermo.

Inizia quella che nei corridoi di via Goito chiamano,  con un certo livello di ansia,  la stagione della decapitazione con il sorriso. Una sorta di  Squid Game che prevede il coinvolgimento in una piacevole e rilassata riunione alla presenza dell’AD, alla fine della quale ci si guarda intorno e si attende di capire a chi sarà consegnata la lettera di licenziamento.

Un lungo elenco di dirigenti viene allontanato a favore di capi bastoni di fiducia. Tra licenziamenti e fughe volontarie si e’ arrivato a un numero di alcune decine di uscite che hanno allarmato anche il Direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera – che oggi rischia anche lui di essere ‘scanna-to’ – verso il quale si riversano le tante lamentele per la troppa attenzione verso la pars destruens rispetto a quella costruens.
CDP dovrebbe essere gestita per generare sviluppo che come una società  in perdita che deve essere risanata. È in più, con tutto il rispetto, Scanna non è come il rimpianto Franco Tatò che sapeva bene che tagliare non vuol dire  ammazzare il paziente.

Tra le tante uscite spinte e ‘spintanee’ via il vice direttore con delega al business Paolo Calcagnini, il direttore finanziario  Pierfrancesco Ragni, il responsabile finanziamento alle imprese Nunzio Tartaglia, il responsabile delle infrastrutture Tommaso Sabato, il direttore finanziario di Cdp equity Emanuela Bono, la responsabile dei rapporti con l’Europa Daria Ciriaci, i responsabili dei finanziamenti export Enrico Semprebene e Francesco De Bortoli, il responsabile degli affari societari Stefano Cusmai, il direttore della Fondazione CDP, il responsabile dei Media Fabio Marando. E tanti tanti altri ancora, tra seconde e terze linee.

E lo ‘Scanno ergo Sum’ non risparmia nemmeno  le teste di tante partecipate: Peppino Bono e Fabio Gallia da Fincantieri, Franco Bassanini da Open Fiber, Marco Alvera da Snam, Antonio Pace dal Fondo italiano di investimento, Mauro Alfonso da Simest, Marco Doglio da Cassa depositi e prestiti  Immobiliare, Pierpaolo Di Stefano da Cassa depositi e prestiti Equity.

Un giro di valzer infinito che ha come unico obbiettivo quello dell’occupazione delle poltrone.

Scanna inizia le danze con la nomina dell’ex fisioterapista, poi laureato presso un’università telematica e ormai noto a tutte le cronache, Fabio Barchiesi, ormai in aperto contrasto con il capo della comunicazione Marco Santarelli.
La successiva promozione è a favore dell’amico di lunga data e di famiglia Andrea Montanino che ha assuefatto il consiglio di amministrazione di policy piuttosto che di finanziamenti, e noto alle cronache perché prima del suo allontamento da Confindustria era andato in televisione a promuovere le misure a favore della limitazione del contante (pare che l’allora direttore generale Marcella Panucci abbia passato giornate intere al telefono a tranquillizzare i tanti  imprenditori imbestialiti dalla sua lungimirante intervista).
Linda Cecconi, ex responsabile della segreteria del ministro Calenda al MISE, promossa agli affari istituzionali e Isabella Falautano, ex collaboratrice di Enrico Letta in Vedrò, prima inserita in un importante ruolo, per poi essere spedita, in vista del cambio governo, a fare la quarta linea in una struttura dispersa nell’organigramma aziendale.
Non mancano nemmeno le tessere di partito, come avveniva ai tempi della DC e del PSI. Davide Bertone, che viene nominato da Scannapieco come AD del Fondo italiano di investimento, è infatti -come lui stesso ha ammesso in un tweet pubblico – non solo un seguace di Carlo Calenda ma è addirittura iscritto ad Azione.
Dalla Banca Illimity di Passera arriva Massimo Di Carlo come vice direttore, sulla cui nomina si esprime pubblicamente, in termini  positivi,  l’ex  deputato del Pd Gianni Dal Moro.
Come AD di Simest, Scanna nomina Regina Corradini D’Arienzo, torinese come  Piero Fassino e Sergio Chiamparino e come Presidente di Open Fiber Barbara Marinali, descritta da alcuni giornali come ‘vicina al PD’.
Scanna è attento non solo al politica (di centro sinistra) ma anche agli equilibri interni. Infatti non ‘scanna’ l’altro direttore generale, Alessandro Tonetti, perché molto vicino all’ex Sottosegretario Roberto Garofoli, di cui era stato vice capo di gabinetto ai tempi del Mef, e il miracolato Emiliano Ranati, ex capo dello staff di Fabrizio Palermo, premiato a direttore dell’immobiliare, del quale non si era mai occupato, solo per aver rinnegato e criticato da subito le origini  ‘palermitane’ e per aver aperto tutti i cassetti (in cerca di segreti) al nuovo arrivato.

Per Scanna la creazione di una classe manageriale e la continuità sono principii che valgono solo a convenienza.
Se conviene, si fanno valere e si fa trapelare la  indisponibilità a fare il Ministro (più opportuno continuare l’opera che ha avviato).
Se non conviene, si fa valere  l’esigenza della discontinuità, e allora largo ai nuovi e al nuovo, sul quale bisogna dire la propria: e poco in porta se è la stessa di 160 anni fa.

‘La nuova CDP’ è il titolo della principale slide della presentazione che Scannapieco ha di recente illustrato nella sua lectio magistralis tenuta in occasione della terza edizione della Scuola Politica Vivere nella Comunità, alla presenza di Stefano Lucchini, Massimo Lapucci e Francesco Profumo.

Una slide che, dopo 15 mesi di totale silenzio, ha iniziato a circolare – accompagnata da numerosi banner pubblicitari pagati con il risparmio postale dal fedele Marco Santarelli – a supporto  dei tantissimi interventi pubblici ai quali Scanna ormai partecipa regolarmente. Guarda caso, da subito dopo le ultime elezioni.
In questa nuova versione, Scanna si affanna per cercare di spiegare che la sua CDP, in salsa liberista “giavazziana”,  non è ‘il coltellino svizzero dell’economia italiana che viene usato come soluzione per ogni cosa’. Poi però sfuma la narrativa su altri dossier sui quali il coltellino lo ha usato e dovrà continuare a farlo, se non vuole andare in contrasto con il nuovo governo Meloni che ha iniziato a chiedersi se la politica industriale possa essere supportata con soli finanziamenti, soprattutto in un momento in cui grazie alle risorse del PNRR quello che in Italia sicuramente non manca sono proprio le risorse a debito.

L’idea nuova sono i Consulenti di consulenti. Come ‘gli spingitori di spingitori di cavalieri. Chi erano costoro? Chi li spingeva a farlo? Chi li pagava? …c’era qualcuno che spingeva pure loro?’ È questa la battuta che circola sul tanto osannato supporto tecnico che secondo il Piano industriale di Scanna dovrebbe consentire una migliore  progettazione da parte delle pubbliche amministrazioni.
Il core business di Cassa depositi e prestiti, infatti,  non è mai stato l’ingegneria e allora Scanna cosa ha pensato di fare? Si inspira a Corrado Guzzanti e ai suoi “Spingitori di spingitori di Cavalieri”. Così vengono chiamati – dalle parti dell’Anci, del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile di Matteo Salvini e del Ministero dell’istruzione su edilizia scolastica  del Professor Giuseppe Valditara – i funzionari di Cdp che si presentano alle riunioni  insieme a consulenti di società esterne. Scanna infatti per svolgere il supporto di progettazione per il PNRR si avvale di consulenti esterni, ben pagati (pare oltre 6 milioni di euro) ai quali ha aggiudicato i servizi di consulenza da fornire alla sua consulenza al PNRR  (come quella legale affidata allo studio Legance o quella tecnica affidata a KPMG ).

E mentre la Meloni incalza Macron contestando l’atteggiamento predatorio che la Francia ha manifestato in qualche occasione, Adolfo Urso intitola la sua prima intervista  da Ministro sul Corriere ‘I Campioni nazionali contro la recessione’ e il Ministro  della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida affronta i primi mal di pancia di Coldiretti, il sottosegretario all’innovazione Alessio Butti pensa al progetto Minerva, Scanna prova a nascondere il suo ‘coltellino svizzero’ per evitare  di parlare di operazioni come la vendita delle quote azionarie di CDP  in società strategiche nell’industria agroalimentare come Bonifiche Ferraresi e Inalca, gli aumenti di capitale in Saipem e in Ansaldo Energia (che monitora grazie alla presenza nel Cda dell’esperto di turbine Fabio Barchiesi),  il cul de sac nel quale ha fatto infilare Pietro Labriola di Tim (che ormai non gli risponde più al telefono) con le rete unica, il poderoso piano industriale di Open Fiber (sul quale le banche creditrici affilano i coltelli in attesa che scadano i covenants), il finanziamento alla PSC di Massimo D’Alema (che inizialmente si era rifiutato di istruire), la firma dei patti parasociali di inizio anno che hanno regalato definitivamente  autostrade ai Fondi Blackstone e Macquarie, e sui quali oggi sta indagando anche la magistratura.

Tanti fronti caldi. Meglio organizzarsi. In tema di nomine, tanto, conta l’appartenenza e non la competenza. E allora meglio non farsi trovare impreparati. E  Scanna, tra le numerose risorse, ormai preferisce farsi accompagnare, nelle sue ormai numerose uscite pubbliche, non dal nuovo capo ufficio stampa Michele Baccinelli (che capito l’andazzo ha pensato bene di  non licenziarsi e di mettersi in aspettativa da Ansa ) ma dalla neo assunta Carlotta  Zuliani, figlia di Carla Bonotto, consigliera comunale in quota Giorgia Meloni.

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