La donna ricoverata al Celio, dopo essere tornata da Londra contagiata dal potente “british Covid”, è una “007” da poco in forza all’AISE. E ora, a Forte Braschi, si sta diffondendo il panico. Le sue iniziali sono A.P., ha 42 anni ed è residente a Roma dove vive con il suo compagno, B.G., un ex-ufficiale dell’esercito britannico, trasferitosi da non molto nella capitale e che lavorerebbe a sua volta per l’MI6.
È proprio per cercare di tenere nascosta la sua relazione con il “collega” inglese, la nostra aspirante “Mata Hari” avrebbe evitato di informare i suoi superiori di Forte Braschi di essere risultata positiva dopo il viaggio a Londra. Di qui l’allarme per un possibile “focolaio” che sta mettendo a rumore gli uffici dell’AISE e la preoccupazione di quanti l’hanno incontrata prima del ricovero al Celio.
Per non parlare dell’imbarazzo provocato dalla circostanza che l’aspirante “007” avrebbe chiesto e ottenuto “protezione” da uno dei vicedirettori del DIS. Insomma, una bella grana e una pessima figura per i nostri servizi, proprio alla vigilia della nomina dei nuovi vicedirettori dell’AISE e del DIS.
Der isse no covidde….
Forse diffondere questo tipo di informazioni non è proprio il massimo. Non foss’altro perché si mette in pericolo il Servizio a vantaggio di altri…
Di grazia, come?
Una così magari si licenzia … altro che tutelare segreto
Per esempio, se fosse confermato, un attore ostile saprebbe che potenzialmente il Servizio ha dei deficit causati da contagi e potrebbe approfittarne per estendere le sue attività oppure per minare quelle del nostro paese, incontrando minore resistenza.
Certo, lei potrebbe spiare lui e viceversa. Se vivi assieme, vieni in ogni caso a conoscenza di fatti segreti, nomi, telefoni, orari, capi, logistica. Unica soluzione: licenziare lei. Poi, lei da licenziata, potrebbe essere riassunta e spiare lui.