ACAI-ENAS: ci scrive Alfonso Scafuro, il (dimissionario) presidente del Patronato

ACAI-ENAS: ci scrive Alfonso Scafuro, il (dimissionario) presidente del Patronato

17 aprile 2018

Abbiamo parlato nei giorni scorsi della presa di posizione del Ministero del Lavoro in relazione alla fusione (non ancora autorizzata) tra i Patronati ACAI e l’ENAS. Fusione caldeggiata e voluta soprattutto dall’Ugl, oltre che da ACAI, e che avrebbe dovuto “garantire” la continuità dei posti di lavoro dei dipendenti del patronato dell’Ugl.

Le cose sono precipitate come abbiamo già scritto (leggi qui) giovedì 12 aprile dopo l’incontro tra il presidente di ACAI-ENAS, Avvocato Alfonso Scafuro, e il direttore generale del Ministero del lavoro che ha comunicato con una nota scritta che la sigla ACAI-ENAS “non può al momento operare come Patronato” e contestualmente riferendosi alla fusione tra i due patronati rileva che “il relativo procedimento presenta non trascurabili opacità” oltre che esprimere le sue “perplessità” in ordine “alle gravi inottemperanze da parte dell’ENAS”.

Dopo queste parole pesanti nei confronti dell’ENAS il presidente del CdA di ACAI-ENAS, Avvocato Alfonso Scafuro, ha rassegnato le proprie dimissioni. Oggi riceviamo e pubblichiamo volentieri la lettera che ci è giunta a firma proprio dell’Avvocato Scafuro che, correttamente e puntualmente, chiarisce la sua posizione in merito alla sua scelta di dimettersi dall’incarico di presidente del neo patronato.

Gentile Direttore,

ho avuto modo di leggere, sia pure in lieve ritardo, le notizie e le considerazioni che ha inteso diffondere sul complesso problema che nel recente periodo ha costituito

forte motivo di preoccupazione, personale e professionale, in chi le scrive. Personale per i lunghi anni di appartenenza all’Acai, professionale direi per ovvie considerazioni.

E le mie irrevocabili e già formalizzate dimissioni sono da considerare come un atto di responsabilità dovuto e, mi passi l’espressione, un atto d’amore nei confronti dell’Associazione promotrice di quel Patronato Acai che si trova oggi al centro dell’attenzione mediatica, forse immeritatamente.

Il processo di fusione per incorporazione è stato, mi creda e per quel che mi competeva, effettuato secondo le vincolanti disposizioni che regolano la fattispecie e le obbligazioni dallo stesso nascenti e costituitesi in capo ad Acai ritengo saranno puntualmente adempiute.

Il “saranno” non esclude ovviamente quanto è già stato fatto, ma è “futuro d’obbligo” in considerazione delle non semplici situazioni pregresse riconducibili ad Enas e per esso alla Associazione promotrice Ugl, comunque tenuta a garantire ex lege la regolare vitalità dell’ente di patronato di sua emanazione.

Solo per cautela, e quindi a sostanziale garanzia dei creditori privilegiati dell’Enas, vale a dire delle risorse umane dallo stesso dipendenti, sono state fin qui tenute in parallelo le rispettive gestioni dei flussi di cassa e di spesa, per dare ad Enas (quindi ai dipendenti) quanto maturato dallo stesso, e ad Acai quanto di competenza Acai, anche e soprattutto in pendenza della necessaria presa d’atto formale del Ministero del Lavoro della fusione per incorporazione di cui innanzi.

Quanto precede ovviamente ha riguardato la mia cessata funzione di Presidente e legale rappresentante pro tempore del Patronato Acai e del Patronato Acai-Enas ove  “convalidato”.

Tutto ciò nel più assoluto rispetto delle norme, dei principi di etica associativa e con lo stringente vincolo derivante dall’appartenenza ad un Ordine professionale. Non sempre le opinioni coincidono e quando coincidono non è mai per sempre, come nella fattispecie è avvenuto.

Ciò mi ha imposto, proprio per amore dell’Associazione Acai, di consentire alla stessa di individuare una diversa guida per l’Ente di patronato che alla stessa vuole e deve fare riferimento.

La ringrazio per l’ospitalità e per l’attenzione che dedica alla questione

Avv. Alfonso Scafuro

*** 

Ringraziamo l’Avvocato Scafuro per le precisazioni che mettono in evidenza, per prima cosa, una correttezza etica e il rispetto di un codice di deontologia professionale che da altre parti, in questi anni, è mancato.

L’Avvocato Scafuro parla di mantenimento degli impegni presi da ACAI con evidente riferimento ai dipendenti ENAS anche se per il “futuro d’obbligo” fa un riferimento, condizionante, alle “… non semplici situazioni pregresse riconducibili ad Enas e per esso alla Associazione promotrice Ugl, comunque tenuta a garantire ex lege la regolare vitalità dell’ente di patronato di sua emanazione.”

Così, come correttamente scrive l’Avvocato Scafuro, mette le virgolette al termine convalidato facendo intendere che il Ministero potrebbe non convalidare la fusione se non vengono sanate le posizioni debitorie nei confronti dei dipendenti ENAS.

Vogliamo anche mettere in risalto il passaggio della lettera dell’avvocato Scafuro che dice testualmente, “solo per cautela, e quindi a sostanziale garanzia dei creditori privilegiati dell’Enas, vale a dire delle risorse umane dallo stesso dipendenti, sono state fin qui tenute in parallelo le rispettive gestioni dei flussi di cassa e di spesa, per dare ad Enas (quindi ai dipendenti) quanto maturato dallo stesso” pensiamo di non sbagliare se interpretiamo questi passi come un invito (all’Ugl) a sanare le situazione debitorie dell’ENAS nei confronti dei propri dipendenti che potrebbero essere, in larghissima parte, risolte con la tranche del mese di aprile che si spera il Ministero del Lavoro voglia affidare ad un commissario ad acta affinché paghi le retribuzioni arretrate ai dipendenti e i dovuti TFR e riesca a “scavare nel pregresso” per trovare le giuste responsabilità del disastro finanziario dell’ENAS.

Vogliamo augurarci che il senso di responsabilità fatto proprio dall’Avvocato Scafuro nella sua lettera sia imitato anche dall’Ugl, per il tramite dei suoi dirigenti che si stanno occupando del caso, mettendo fine ad una situazione di incertezza e instabilità che, se portata avanti ancora nel tempo, diventerà irreparabile e dove a pagarne le conseguenze saranno solo i lavoratori che per anni hanno lavorato per il bene del patronato e del sindacato.