ANAS, forte la preoccupazione di FS per la (in)controllata ANAS

ANAS, forte la preoccupazione di FS per la (in)controllata ANAS

19 giugno 2019

Grandi Manovre in corso. La politica sta mettendoci ancora la mano o meglio la manina. Sarebbe forte, da allarme rosso, la preoccupazione che si respira nelle alte stanze della Holding Ferrovie dello Stato relativamente alla sempre più indefinita gestione della controllata Anas.

Non c’è giorno che dalla stampa non filtrino notizie e anticipazioni sui vari capitoli che, come da noi ampiamente anticipato, sarebbero alla attenzione della Corte dei Conti conseguentemente alle scelte aziendali portate avanti dall’Ad Simonini, spesso sorprendendo perfino il Cda, i cui membri prontamente riferiscono alla Holding.

Da qui la manina della politica sembra averci messo le mani, ancora una volta. Infatti i vari articoli di stampa, riporterebbero così tanti precisi dettagli, sconosciuti ai più, che solo un disegno strategico di alto respiro potrebbe darne la spiegazione e trarne profitto. D’altronde era già accaduto ai tempi di Armani, ed ancor prima con Ciucci.

Ma andiamo con ordine e ricordiamo come si è arrivati alle dimissioni appunto di Armani e Ciucci. Tutto, sempre, attraverso la pressione mediatica che ne ha
rappresentato il mezzo.

Non è compito di questo articolo soffermarsi sulla capacità o meno degli stessi (di cui abbiamo già ampiamente riferito) ma solamente di come si “spinga”, secondo alcuni ben informati, affinché si determinino le condizioni per addivenire alla sostituzione una volta nata l’esigenza politica (casi Armani-Ciucci) o l’esigenza aziendale come nel caso Simonini i cui resoconti di stampa di questi giorni, come già detto, parlano chiaro.

Nel caso di Gianni Armani la pressione venne fatta in un crescendo di
dichiarazioni contro la fusione Anas-Ferrovie fortemente voluta dal
precedente Governo Gentiloni. Una follia, alla quale hanno lavorato uno
stuolo di dirigenti Anas e ferrovie capitanati appunto da Gianni Armani.

Poi, improvvisamente, il ministero dopo non aver proferito parola neanche all’approvazione del famoso bilancio di Fs che sanava il buco da 2 miliardi di Anas, ha ingranato la marcia e aperto una infinita querelle: Armani se ne deve andare perché a favore di Anas/Ferrovie. L’azienda, contraria, la smonta subito.

Risultato: le dimissioni di Armani con conseguente buonuscita milionaria e la nomina del nuovo Ad Simonini. Ovviamente di smontare Anas/Ferrovie nessuno ne parla proprio più. Quindi buona scusa solo per sostituire Armani che, va ricordato non fu il solo a lavorare in questa direzione, tra i tanti leader Anas del tempo va ricordato chi ha lavorato molto per questo ed ancora è li.

Ad esempio Eminyam e Dibennardo. Ad esempio Mandosi che, parte del gruppo di lavoro per la fusione, addirittura è stato premiato con la discussa nomina (all’attenzione della Cdc) da dirigente. Eppure in Anas c’era anche l’ex sottosegretario al Mit Girlanda che forse più di tutti avrebbe avuto contezza della situazione e pericoli della fusione.

I bene informati raccontano però che Girlanda, dai trascorsi politici e comunque non impegnato nella vicenda, abbia preferito rappresentare solo personalmente ad Armani le negatività della fusione, scongiurandolo di non perseguire tale strada, preferendo però di non prendere mai posizione pubblica per non scontentare la politica di allora. E quindi, alla fine, l’unico a rimetterci (con l’esclusione della buona uscita!) fu solo Gianni Armani.

Più fine invece quanto fatto con Pietro Ciucci. Il nuovo governo, in piena
rottamazione, lo considerava un personaggio scomodo, addirittura della Iri
della prima repubblica. In soccorso alla politica venne il crollo del
viadotto Scorciavacche.

L’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi scriveva subito su Facebook: «Il viadotto Scorciavacche 2, sulla Palermo-Agrigento, inaugurato lo scorso 23 dicembre 2014 e costato 13 milioni, è crollato. Solo per una fortunata coincidenza non si è fatto male nessuno, ma questo non cambia di una virgola le colpe dei colpevoli. Ho chiesto ad Anas il nome del responsabile: è finito il tempo degli errori che non hanno mai un padre.
Pagheranno tutto».

Il ministro delle Infrastrutture nominò subito una commissione ministeriale, caso più unico che raro per un evento del genere. I lavori della commissione andarono avanti per mesi e poi alla fine arrivò il verdetto: colpa di Anas. Conseguente tam tam mediatico e dimissioni di Ciucci ottenute in modo da dar vita al nuovo corso Armani.

Ora però i bene informati dicono che i risultati della commissione non erano proprio quelli e “la colpa” sarebbe stata attribuita alla politica più che alla Anas. Sembrerebbe che agli atti del ministero esisterebbero due e non un unico parere della commissione. Ma questa è un’altra storia.