Asset russi e trattative per la pace: la follia europea

Asset russi e trattative per la pace: la follia europea

12 dicembre 2025

Siamo nella fase più tossica di questa guerra: quella in cui l’Europa riesce a sabotare se stessa mentre finge di parlare di pace. C’è un punto che dovrebbe essere ovvio e invece viene rimosso: non puoi negoziare un accordo e, allo stesso tempo, confiscare gli asset russi congelati. Le due cose si escludono a vicenda. La confisca ha senso solo se la guerra continua. Se Bruxelles decidesse di procedere ora, Mosca uscirebbe dal tavolo un minuto dopo. Non per ideologia, ma per aritmetica politica.

Quei soldi non sono un dettaglio tecnico. Sono parte del negoziato. Washington li considera centrali per un possibile accordo più ampio, che includerebbe anche un fondo di investimento USA-Russia. Senza capitale russo, quel fondo non esiste. È un guscio vuoto. E chi pensa che gli Stati Uniti resteranno neutrali mentre l’Europa fa saltare il dossier, non ha capito con chi ha a che fare l’amministrazione Trump.

Secondo punto: l’eventuale accordo non nascerà da una trattativa “alla pari”. Sarà una proposta americana, da accettare o respingere. Punto. Gli USA non mediano: decidono. E soprattutto dovranno chiarire cosa succede se qualcuno dice no. Più sanzioni a Mosca, stop all’intelligence per Kiev, disimpegno americano dalla sicurezza europea. Nel dibattito europeo questa parte sparisce sempre. Come se rifiutare l’accordo fosse privo di costi. È l’illusione più pericolosa di tutte.

Terzo: il no-deal è uno scenario reale. Ed è qui che l’Europa rischia l’incidente strategico. La confisca degli asset è giuridicamente fragile. Bart De Wever lo ha detto chiaramente: usare l’articolo 122 per aggirare l’unanimità è una forzatura. Euroclear prepara il contenzioso. Ma soprattutto pesa una frase che in Europa non si era mai sentita da un primo ministro: «È denaro di un Paese con cui non siamo in guerra. Sarebbe come saccheggiare un’ambasciata». Traduzione: state parlando di qualcosa che assomiglia a un reato.

Lo scenario peggiore è lineare. L’UE va avanti, il processo di pace salta e poi un tribunale dichiara illegittima la confisca. A quel punto l’Europa si ritrova esposta, senza strategia, senza Stati Uniti, senza soldi e senza consenso per trovarli. In pratica, in guerra. Anche la Russia ha i suoi rischi, perché una guerra lunga costa sempre di più. Ma oggi chi sta giocando d’azzardo non è Putin. È Bruxelles.