Attentato in Congo, l’ambasciatore Attanasio e il carabiniere potevano salvarsi?

Attentato in Congo, l’ambasciatore Attanasio e il carabiniere potevano salvarsi?

23 febbraio 2021

Dopo la notizia della tragica morte dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, e del carabiniere Vittorio Iacovacci in un’imboscata ad opera dei miliziani armati contro il convoglio delle Nazioni Unite, ci siamo posti alcuni interrogativi (leggi qui).

Gira in queste ore un documento – su carta intestata dell’ambasciata italiana in Congo, datato 3 dicembre 2020 – in cui si chiede rettifica di alcuni errori nel bando di gara pubblicato appunto dall’Ambasciata d’Italia in Kinshasa e che ha come oggetto la fornitura in conto permuta di una autovettura blindata avente 7 posti a sedere e con un adeguato  livello di blindatura.

Questo perché, come detto ieri, l’ambasciatore italiano viaggiava su un mezzo che (come si può vedere dalle foto) non era assolutamente adeguato – in quanto non blindato – quando è stato attaccato da un commando di sei persone.

L’auto sulla quale viaggiava l’ambasciatore italiano

In realtà, l’Ambasciata italiana dispone di due veicoli blindati. Tuttavia, poiché Attanasio era su un convoglio della Monusco (che comprendeva anche il Capo Delegazione Ue), la leggerezza che è costata la vita a tre persone è da attribuire alle Nazioni Unite, che hanno sottovalutato la pericolosità di un viaggio lungo la strada a nord della città di Goma, capoluogo della provincia orientale congolese del Nord Kivu.

Attanasio e Iacovacci, che si sono affidati all’organizzazione dell’Onu, sono dunque finiti in un’imboscata di miliziani armati contro mezzi del World Food Programme: dopo aver ucciso l’autista, Mustapha Milambo, secondo le prime ricostruzioni avrebbero condotto gli altri due nella foresta e, proprio mentre stavano arrivando i soccorsi, avrebbero ucciso a bruciapelo il carabiniere e sparato all’ambasciatore. «Quest’ultimo è morto per le ferite, un’ora più tardi, all’ospedale della Monusco di Goma», ha precisato in un comunicato la presidenza congolese.

Va anche detto che anche se i veicoli fossero stati blindati, con la tipologia di armi usate e la dinamica degli eventi, difficilmente si sarebbe potuta evitare la tragedia.

Ad ogni modo si continua ad indagare, mentre le Forze Democratiche della Liberazione del Ruanda (Fdlr) negano la responsabilità dell’attacco avvenuto in Congo e porgono addirittura le condoglianze al nostro Paese.