Fincantieri, i retroscena della riconferma di Bono (attendendo la cacciata degli infedeli)

Fincantieri, i retroscena della riconferma di Bono (attendendo la cacciata degli infedeli)

25 marzo 2019

Come tutti sanno, Giuseppe Bono, ultimo fulgido esempio di boiardo di Stato nell’accezione nobile del termine, è stato riconfermato Ad di Fincantieri. Il tutto grazie ai suoi meriti conquistati sul campo. Con tanto di scuse da parte del ministro Di Maio, e con un plebiscito di dichiarazioni trionfali da parte di (quasi) tutte le forze politiche. E di tutti i Sindacati, Landini compreso.

Ma ecco il retroscena: Bono deve forse dire grazie anche alla pessima strategia e agli errori di chi voleva farlo fuori, ovvero l’accoppiata Fabrizio Palermo/Stefano Buffagni. Il primo, Ad di Cassa Depositi e Prestiti, ex fedifrago delfino di Bono, accecato dall’ambizione, ha tentato di piazzare come suo ad di fiducia in Fincantieri il giovane e inesperto condirettore generale della stessa Fincantieri Pier Francesco Ragni, illudendosi che Bono si sarebbe accontentato di fare il Presidente con deleghe operative.

Il secondo, giovane e ancor più strampalato sottosegretario plenipotenziario alle nomine pubbliche, altrettanto ambizioso nel voler smarcarsi dai compromessi di Di Maio e voglioso di porsi come l’anti-Giorgetti in salsa 5 Stelle, ha ignorato le reazioni che si sarebbero scatenate all’idea di mettere le mani sull’unica azienda a partecipazione pubblica che in questo momento funziona bene, cioè Fincantieri, a un passo anche dalla risoluzione del dossier francese (Stx).

In un sol colpo, gli arrivisti e impreparati Buffagni e Palermo hanno messo d’accordo destra, centro, sinistra, Chiesa, sindacati tutti, armatori americani, investitori cinesi e fatto irritare perfino il Colle… Finendo col rendere ancora più forte colui che avrebbero voluto affossare. Come se non bastasse, ma questo non lo sa nessuno (però i corridoi del Viminale hanno orecchie) Palermo ha dovuto pure sorbirsi la ramanzina di un seccatissimo Salvini che lo ha convocato per richiamarlo all’ordine, dopo, pare, aver usato parole irripetibili all’indirizzo di Buffagni.

Ma ascoltate…il bello deve ancora arrivare! Perché sembrerebbe che Ragni e una decina di altri giovani manager fedelissimi di Palermo rimasti nella trincea Fincantieri, siano prossimi ad essere violentemente defenestrati, come successe ad una pletora di top manager che già cospirarono nel precedente mandato contro Bono alleandosi con l’allora outsider e re delle buone uscite Andrea Mangoni (fra le teste che furono tagliate ricordiamo Rinaldo Marinoni)…Per il corpulento e ingombrante DG Ragni è pronta quindi una poltrona “promoveatur ut amoveatur” in una qualsiasi altra società della galassia CdP? Fonti vicine ad ambienti contigui a Fincantieri lo confermano con forza.