Capitanerie di Porto: dal costoso addio (missione x 4) di Pettorino, ai problemi reali per Carlone

Il cambio della guardia al vertice delle Capitanerie di Porto, non ha certo sedato il malcontento e silenziato le lamentele all’interno del corpo. E l’ammiraglio Carlone e ora alle prese con un restyling complicato.

Perché se l’ammiraglio Pettorino, invece di gloriarsi di essere stato l’unico Comandante Generale ad aver visitato tutte le sedi periferiche prima dell’addio, si fosse maggiormente concentrato nella soluzione dei reali problemi della Guardia Costiera, ora il successore Carlone non si troverebbe sulle spalle un lavoro complicato. Qual è stata l’utilità di girare l’Italia, sempre in missione e portandosi appresso un codazzo fisso di tre collaboratori (ma in piena pandemia COVID non si poteva risparmiare facendo ricorso alle videocall?)?

Mistero. Un’operazione di facciata che sarà magari servita a convincere il ministro Giovannini a nominarlo subito Commissario Straordinario dell’Autorita di Sistema Portuale dell’Adriatico Centrale, ma che certo non è risultata di nessun aiuto per risolvere i problemi delle capitanerie. Che ora sono tutti sulle spalle di Carlone.

Non è un mistero che il più importante è quello del progressivo ridimensionamento dei poteri della guardia costiera a vantaggio della sempre più protetta Guardia di Finanza. Basta andare sul web per toccare con mano la rabbia che monta all’interno del corpo. Ed è solo un esempio, la lista è lunga…

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