Il centrodestra nel 2013 ha perso la regione Lazio e rischia di perderla anche nel 2018

Il centrodestra nel 2013 ha perso la regione Lazio e rischia di perderla anche nel 2018

15 gennaio 2018

Quando dopo le dimissioni di Renata Polverini da presidente della regione Lazio i cittadini di questa regione furono chiamati alle urne e mentre il centrosinistra si presentò praticamente compatto e unito sotto il nome di Nicola Zingaretti, nel centrodestra Francesco Storace, che era il vero competitor di Zingaretti, aveva altri candidati presidenti che pescarono nello stesso bacino elettorale che nel 2000 portò lo stesso Storace a ricoprire la massima carica regionale nel Lazio.

Storace ha pagato anche quanto accadde nel triennio di presidenza della Polverini con lo scandalo di Fiorito e di tutto quello che seguì e che interessò le vicende giudiziarie del centrodestra laziale.

Quello che fu però devastante nel 2013 fu la divisione del centrodestra che aveva altri quattro candidati alla presidenza e precisamente Giulia Buongiorno sostenuta da scelta civica , UDC e FLI. Poi c’era Simone Di Stefano leader di CasaPound Italia, Roberto Fiore di Forza Nuova e Luca Romagnoli con Fiamma Tricolore – Destra Sociale.

Era evidente che l’elettorato, che solo tre anni prima aveva fatto quadrato sulla candidata Polverini, nel 2013 si trovasse confuso e spiazzato e forse anche le oltre 99 mila schede nulle e le 50 mila schede bianche furono il frutto di questa divisione nella schieramento che doveva sostenere l’unico candidato che aveva la possibilità di far tornare il centrodestra alla guida della Regione, Francesco Storace.

Così non fu e Storace si dovette accontentare del 29,32% battuto dal 40,65% di Zingaretti che, alla faccia di quanto stava maturando a Roma con lo scandalo di mafia capitale, si è ritrovato a fare il presidente di una minoranza di aventi diritto al voto grazie soprattutto alle divisioni della sua controparte politica.

Il 4 marzo il centrodestra, che dopo cinque anni di deludente gestione Zingaretti, avrebbe tutte le carte in regola per vincere questa battaglia nel Lazio, anche secondo i sondaggi che settimanalmente stanno uscendo, probabilmente “sic rebus stantibus” rischia di perdere anche questa occasione per governare la regione della capitale d’ Italia.

A sette settimane dall’apertura delle urne ancora il centrodestra, anzi Silvio Berlusconi, non si sa quale candidato farà scendere in campo per contrastare (ammesso che si voglia farlo seriamente) il presidente uscente Nicola Zingaretti. L’unico candidatura certa è quella del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi sostenuto da Matteo Salvini da una parte con la sua Lega e da duo Storace/Alemanno con il Movimento per la Sovranità.

Sembrerebbe poi che ci sarà anche la candidatura di CasaPound e questa volta, come competitor di tutti gli altri candidati, c’è la grillina Roberta Lombardi. Da Arcore e dintorni ancora non esce il nome anzi troppi ne sono usciti ma nessuno è confermato da Maurizio Gasparri a Fabio Rampelli, da Guido Bertolaso al vice diretore del TG1 Gennaro Sangiuliano fino a quello di Paolo Liguori attuale direttore di TGCOM di Mediaset.

Insomma da tutto questo turbinio di nomi ancora non si sa quale sarà, se ci sarà, il candidato unico del centrodestra. E quel “se ci sarà” che in questi giorni sta facendo discutere la rete nei vari blog che riportano le dichiarazioni di Storace che va dritto su Pirozzi, della Meloni che vuole portare Fabio Rampelli, di Tajani che unitamente a Fazzone e Giro, insistono sul fatto che il presidente spetta a Forza Italia senza comprendere che di questo passo il centrodestra il Presidente se lo può dimenticare.

Ci accodiamo alla lettera aperta che il direttore del quotidiano Il Tempo ha indirizzato a Silvio Berlusconi intitolandola “Fate presto” e analizzando gli effetti deleteri che questa indecisione del centrodestra nell’indicare un candidato unitario possa avere sull’elettorato di riferimento. Scrive giustamente il Direttore del Il Tempo, Gian Marco Chiocci, “l’impressione è quella dello stallo, una coalizione sfibrata, stanca e bloccata mentre i competitor, Lombardi e Zingaretti, si sbattono già sul territorio”.

Già nel 2013 abbiamo perso una Regione che poteva essere ancora appannaggio del centrodestra e oggi si rischia, se non ci sarà un candidato “unico” di regalare la presidenza della regione ai Cinque Stelle o alla sinistra di Zingaretti.

Il rischio è grande e, quindi, grande deve essere lo sforzo di tutti coloro che vogliono far vincere questa coalizione. Se vincerà Zingaretti o la Lombardi la responsabilità non sarà di “uno” dei candidati del centrodestra ma di tutti coloro che non hanno fatto nulla per evitare questa ulteriore sconfitta.

Chiocci alla fine della sua lettera chiede al Cavaliere di fare “il miracolo” noi chiediamo solo un po’ di buon senso da parte di tutti, soprattutto per il bene dei cittadini del Lazio e il rispetto per gli elettori del centrodestra.