Ci credo ancora – Storia della destra sindacale incompiuta: un libro che deve far riflettere i politici di destra

Ci credo ancora – Storia della destra sindacale incompiuta: un libro che deve far riflettere i politici di destra

03 giugno 2020

A cinquant’anni dall’entrata in vigore dello Statuto dei Lavoratori che sancì molte conquiste sociali dei lavoratori e che oggi vengono messe in discussione di nuovo per effetto della globalizzazione e di concetto di lavoro che si sta modificando, esce il libro di Massimo Visconti dal titolo significativo: “Ci credo ancora” – Storia della destra sindacale incompiuta. Edito dalla Secop di Peppino Piacente, il libro inaugura la collana “Storia è/e memoria” curata da Marino Pagano e ripercorre l’esperienza sindacale della Cisnal, sindacato che nato nel 1950, si collocava sotto l’area politica del Movimento Sociale Italiano. L’autore racconta come la Cisnal, che poi nel 1996 cambierà nome in Ugl, sia stata, soprattutto nel periodo che va dal 1980 al 1990, un punto di riferimento dei lavoratori che vedevano nelle politiche di Cgil, Cisl e Uil, un’accondiscendenza a Confindustria e ai governi che si succedevano dovuta ai troppi legami che i tre sindacati avevano con i partiti di governo che iniziarono lo smantellamento di uno stato sociale faticosamente conquistato con le lotte dell’autunno caldo. Su questo tema Massimo Visconti apre anche una parentesi critica nei confronti dell’atteggiamento che tenne la Cisnal  durante gli scioperi del 1969 per i rinnovi contrattuali e per le grandi battaglie sociali come la casa e la riforma pensionistica oltre che per l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori. Oggi che quelle conquiste e quelle riforme vengono rimesse in discussione ed in alcuni casi sono già state cancellate, Visconti vuole portare ad esempio quella Cisnal che, sotto la guida di Ivo Laghi, nel decennio ‘80/’90 seppe catalizzare l’attenzione di milioni di lavoratori diventando, realmente, in alcuni casi il terzo sindacato prima della Uil. L’opera di Visconti fa riflettere anche sulla scelta che fu fatta nel 1996 di cambiare nome e diventare così l’attuale Ugl venendo meno, però, al rispetto di alcuni principi che Ivo Laghi era riuscito a rendere strutturali nell’organizzazione a cominciare dalla incompatibilità tra le cariche sindacali e quelle politiche. Su questo argomento Visconti racconta, essendo stato anche uno dei protagonisti di quell’epoca, alcuni aneddoti legati a personalità politiche di spicco come Giorgio Almirante o sindacalisti come Pietro Larizza o Giorgio Benvenuto. La domanda che alla fine Massimo Visconti  pone al lettore, si riferisce  proprio alla necessità di avere oggi, come 40 anni fa, un “sindacato alternativo” o un “sindacato diverso” e sul come si può  finire di costruire quella strada interrotta  che l’autore chiama “destra sindacale incompiuta”. Un libro che rappresenta non tanto una autobiografia quanto un atto d’amore di Massimo Visconti verso i Valori del Sindacalismo Nazionale e Rivoluzionario di Filippo Corridoni, che oggi non vede eredi nemmeno nel sindacato che è subentrato alla Cisnal. L’ultimo capitolo del libro parla della speranza che l’autore non vuole far morire e che affida ai giovani auspicando un ritorno ad uno spirito collettivo che contrasti l’individualismo imperante, per far trionfare una giustizia sociale legata ad un cambiamento culturale e politico che consideri il lavoratore allo stesso livello del capitale evitando così contrapposizioni dannose per l’economia. Insomma una libro che costringe ad una riflessione, soprattutto una certa area politica che si definisce di destra, sull’importanza di un confronto e di una collaborazione evitando di farla divenire puro e semplice consociativismo e compiere così il miracolo della compiutezza di una “destra sindacale”.