Se si viene sorpresi senza l’autocertificazione obbligatoria per uscire di casa, si incorre in una ammenda da 206 euro, non in una semplice multa. La differenza è sostanziale: l’ammenda è infatti una pena pecuniaria, mentre la multa è una sanzione amministrativa. Questo significa che l’ammenda ‘sporca’ la fedina penale e fa cumulo con altri reati, col rischio di finire in carcere.
L’ammenda è la pena stabilita dal decreto ‘Io resta a casa’, col quale il Governo ha ridotto a quattro le ragioni per le quali si può abbandonare il proprio domicilio o la residenza: comprovate esigenze lavorative (qualora non si possa praticare il telelavoro); situazioni di necessità; motivi di salute; rientro presso il proprio domicilio (o residenza). Inizialmente la compilazione del modulo era richiesta solo per spostarsi da un Comune a un’altro. Invece con l’inasprimento delle misure anti-contagio diffuse ieri dal premier Giuseppe Conte (restano aperti unicamente i negozi che vendono generi alimentari o beni di prima necessità insieme a banche, poste e assicurazioni), l’autocertificazione è obbligatoria ogni volta che si esce di casa. E per ‘situazioni di necessità’ bisogna intendere anche il fare lo spesa o portare il cane a fare i bisogni. Peraltro: i beni di prima necessità possono essere acquistati da una sola persona per nucleo familiare.
In tutti gli altri casi non si è autorizzati a lasciare la propria abitazione. E se si viene sorpresi in giro, scatta l’ammenda da 206 euro. Qualora ciò accada, bisogna rivolgersi subito a un avvocato che avvia la cosiddetta procedura di oblazione, ovvero l’estinzione del reato limitata alla contravvenzione. Questo perché uscire di casa senza motivazione è una violazione dell’articolo 650 del Codice penale, sul mancato rispetto di un provvedimento normativo emesso per ragioni di pubblica sicurezza, ordine pubblico o igiene. Una fattispecie nella quale rientra il decreto ‘Io resto a casa’. L’oblazione trasforma l’ammenda in sanzione amministrativa.