D’Alema-Leonardo-Fincantieri: Amoroso e il patetico tentativo di salvare Profumo grazie alle “amnesie” delle Iene

D’Alema-Leonardo-Fincantieri: Amoroso e il patetico tentativo di salvare Profumo grazie alle “amnesie” delle Iene

24 marzo 2022

Se il ministro della Difesa Guerini, con un’inaspettata botta di coraggio, ha “scaricato” D’Alema ed espresso perfino apprezzamento per le denunce mediatiche del Colombiagate, in Leonardo siamo al grottesco. Con un responsabile della comunicazione, il cattopacifista Stefano Amoroso (vedi Sassata dedicata), che pur di cercare di salvare il suo protettore “Arrogance” Profumo, arriva a dare del millantatore al Lider Maximo. Ora, che di millantato credito sia impregnata un po’ tutta questa opaca vicenda, è sicuro. Ma che il vero millantatore possa essere proprio D’Alema, questo appare molto complicato da sostenere. Perché i pranzi e le cene tra lui e Profumo per mettere a punto il “piano di vendita parallelo” a quello già in corso tra il governo italiano e quello colombiano, ci sono stati eccome. A meno che a mentire non siano stati il sottosegretario alla Difesa Mulè e l’ambasciatrice della Colombia (ma ad oggi i loro racconti sono tra i pochi punti certi e attendibili). E allora: come mai il sempre incalzante Antonino Monteleone delle Iene non ha chiesto a D’Alema se l’ambasciatrice ha detto il falso quando ha raccontato a Mulè che Il Lider Maximo si era presentato da lei dicendo di parlare a nome di Leonardo e Fincantieri? Grave dimenticanza.

E ancora: come mai non ha contestato a D’Alema (e al soccorrevole Amoroso) quel grottesco tentativo di call andato a vuoto, ma che aveva visto schierati negli uffici della Fondazione Italianieuropei, oltre all’ex-premier padrone di casa, anche Profumo e il DG di Fincantieri Giuseppe Giordo?
Terza domanda: D’Alema ha provato a sostenere che le registrazioni delle sue conversazioni sono state “tagliate e cucite” in modo suggestivo; tra una parolaccia e l’altra, giura che si rivolgerà alla magistratura e non gli si chiede qual è allora la verità sugli 80 milioni da spartirsi e sulla commissione del 2% scritta su una bozza di contratto che un “millantatore” (come lo definisce Amoroso) doveva certamente ignorare? Quarta domanda: riesci a far parlare anche Amoroso e non gli chiedi come mai il suo caro AD abbia comunque violato, mettendosi d’accordo con l’ex-premier e Giordo, le procedure previste per gli accordi “g2g” tra governi, che vietano commissioni a broker e consulenti (come ha ben spiegato Mulè)?

Ora, magistratura a parte, la parola passa al premier Draghi e ai suoi principali collaboratori, per le conclusioni “politiche”. Può tranquillamente restare al suo posto fino all’anno prossimo (gip Salvini permettendo) un manager che si è comportato come Profumo? E paradossalmente: può rischiare invece di essere sostituito in Fincantieri (strepitosi risultati di bilancio 2021 a parte) un altro manager come Giuseppe Bono, che invece ha immediatamente scoperchiato, denunciato al MEF e punito le violazioni commesse dal suo DG nel Columbiagate (firma di un mou senza autorizzazione)?
Certo, in Italia, tutto è possibile. Ma questa volta sarebbe davvero troppo.