D’Alema-Leonardo-Fincantieri: Profumo e Giordo pensavano al futuro ma ora dovranno rispondere a parecchie domande

D’Alema-Leonardo-Fincantieri: Profumo e Giordo pensavano al futuro ma ora dovranno rispondere a parecchie domande

07 marzo 2022

Se D’Alema già si lecca le ferite, dopo gli “scoop” de La Verità sui truffatori a cui si era affidato per gli 80 milioni di provvigioni da spartire per la vendita di aerei e navi alla Colombia, anche Alessandro Profumo e Giuseppe Giordo potrebbero presto dover fare altrettanto. Avevano entrambi grandi piani per il loro futuro. L’AD di Leonardo aveva preparato il nuovo organigramma per il rinnovo del 2023, garantendo all’alleato tutto il suo appoggio politico per fargli prendere il posto di Giuseppe Bono al vertice di Fincantieri. Il piano per l’interno di “Arrogance” prevedeva invece di scalzare Luciano Carta da presidente dell’ex-Finmeccanica, prendendo il suo posto, far nominare AD l’attuale DG Valerio Cioffi e sostituendo quest’ultimo con Andrea Parrella, attuale capo degli affari legali. Due “fedelissimi” che gli avrebbero garantito il pieno controllo del colosso di piazza Montegrappa. Ma siccome il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, ci ha pensato il Lider Maximo, con la sua megalomania, a far saltare il banco e ad azzerare i sogni di gloria di Profumo (e naturalmente anche di Giordo). Un trionfo.
E adesso, malgrado gli encomiabili sforzi de La Verità nel tirare fuori tutti i più squallidi retroscena dell’”affaire” e il silenzio assordante della sedicente “grande stampa d’informazione” e dei suoi altrettanti sedicenti “giornalisti d’inchiesta”, per i due manager si mette male. Perché in Parlamento e anche in qualche Procura della Repubblica saranno chiamati a fornire parecchie risposte. Vediamone qualcuna.
Profumo/Leonardo e Giordo/Fincantieri avevano avviato o no con l’UAMA della Farnesina (l’Unita’ per le autorizzazioni in tema di vendita di armamenti) la prevista procedura , informandola dell’intenzione di avvalersi di mediatori? Pare proprio di no, perché si tratta sempre di iter piuttosto lunghi, dove è richiesta perfino la collaborazione con l’AISE . E D’Alema, nelle sue conversazioni con i truffatori-mediatori, diceva chiaramente che bisognava fare presto. Se i servizi o anche solo i carabinieri avessero ricevuto l’input, ci avrebbero messo due nanosecondi a smascherare Emanuele Caruso e Francesco Amato. Fornendo oltretutto al Lider Maximo un’ancora di salvezza. Invece niente. D’Alema aveva fretta, molta fretta e poteva probabilmente contare su un canale “privilegiato”. Che però pare proprio disseminato di irregolarità di vario genere.
Ma a parte l’UAMA, Profumo/Leonardo e Giordo/Fincantieri hanno rispettato almeno le regole interne di “compliance? Hanno cioè fatto quei minimi accertamenti sui nuovi aspiranti mediatori e fornitori? Anche in questo caso sembrerebbe di no, perché altrimenti non ci sarebbe voluto molto a inchiodare il “braccio destro” e il “braccio sinistro” di D’Alema.
Qualunque società quotata è tenuta a questi controlli, a tutela della stessa azienda e degli investitori. E per impedire che vengano privilegiati parenti o amici del management. Ma i punti oscuri di questa vicenda sono anche altri, sui quali sarà opportuno ritornare.