Marina Militare, la (brutta) storia del maresciallo Daloiso /3

Marina Militare, la (brutta) storia del maresciallo Daloiso /3

20 marzo 2019

Continua la “saga” che vede coinvolto, suo malgrado, il maresciallo in congedo Michele Daloiso che, da 17 anni, rivendica la sua promozione a ufficiale (leggi qui) e denuncia pesanti scorrettezze nel concorso pubblico al quale partecipò nel 2001.

Lo scorso 29 gennaio, il ministro della Difesa Trenta, in esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato, ha emesso un decreto alquanto discutibile. Come spiega lo stesso Daloiso: «Con una “sorprendente” ricostruzione dei fatti, sono arrivati a menzionare una nota dello Stato Maggiore della Marina con la quale si esprime l’opportunità di mantenere i tre militari in questione nel loro attuale ruolo».

«Una cosa inconcepibile – tuona Daloiso – visto che c’è una sentenza del Consiglio di Stato che ha sancito l’annullamento degli atti illegittimi di ammissione al concorso dei militari interessati e quindi la loro esclusione dall’elenco dei vincitori, con una nuova riformulazione della graduatoria».

Non solo. Nel decreto dello scorso 29 gennaio, sottolinea il maresciallo – che è dovuto andare in congedo per colpa di questa brutta storia – è riportato che «la sentenza del Consiglio di Stato del 3 gennaio 2017 abbia (anche) annullato gli atti di ammissione al concorso ad ufficiale del sottoscritto». Una circostanza, spiega, «assolutamente non rispondente al vero». 

E oltre il danno, l’ennesima beffa. Perché nonostante il ministro della Difesa, con il decreto del 29 gennaio 2019, abbia formalmente annullato la nomina a ufficiale dei tre militari, decretandone la “retrocessione” al ruolo di provenienza, cioè quello di sottufficiali, a Daloiso risulta che «la Direzione Generale per il Personale Militare non abbia ancora provveduto ad emanare materialmente gli atti necessari a far sì che questo avvenga. I militari, infatti, non solo rivestono ancora il ruolo di Tenente di Vascello, ovvero Capitano, anziché quello di sottufficiale, ma continuano a percepire indebitamente uno stipendio superiore a quello che gli spetterebbe. Con un grave danno alle casse dello Stato». Corte dei Conti, ci sei?