Defiscalizzazione e pagamenti, i ritardi di un Governo che sfida la pazienza delle Forze Armate

Defiscalizzazione e pagamenti, i ritardi di un Governo che sfida la pazienza delle Forze Armate

22 giugno 2019

L’aria è insalubre in via XX Settembre. Il caldo torrido di un’estate iniziata in anticipo ha reso soffocanti le stanze al sesto piano. Telefoni che squillano con richieste di chiarimenti e burocrati che non sanno che pesci prendere.

Una settimana intensa, costellata di probabili evoluzioni, senza dubbio molta la merce sul banco: dall’apertura del tavolo del rinnovo contrattuale, al mancato incontro sul riordino dei ruoli, alla notizia ufficiosa dello slittamento del pagamento del Fondo dei Servizi Istituzionali, per finire con la mancanza di chiarezza sulla defiscalizzazione.

Clima tropicale, potremmo definirlo. Da asfissia. Da Tg delle 13 che consiglia di stare in casa nelle ore più calde e bere molta acqua. Ma qui non c’è tempo né per l’una tantomeno per l’altra cosa. Un quadro sconfortante con la programmazione delle ferie gettata alle ortiche e la speranza di distendere le meningi dopo un anno abbastanza intenso, archiviata come pura utopia.

Sono tutti con gli occhi e le orecchie sgranati, roba da binge watching televisivo, che dopo non ti ricordi nemmeno come ti chiami e la tua vita sembra la particina di una serie tv. Ed è proprio questa la sensazione che hanno i “nostri” delle Forze Armate, di trovarsi catapultati in una fiction dove a dettare i tempi e le battute è un sceneggiatore schizofrenico che ha bevuto troppo vino rosso.

Insomma, tutti sul pezzo: tranne qualche buontempone del quinto piano delle stanze di Palazzo Esercito che sta già in vacanza. Beato lui! Direbbe, qualcuno. Beato lui, un corno! Aggiungiamo noi.

E già si rimpiangono le sentinelle che ascoltavano le indiscrezioni dei paritetici, dell’allora palazzo di fronte, per capire quale strategia adottare per non far rimanere indietro la propria Forza Armata al tavolo delle trattative.

Che nostalgia dei tempi in cui i corridoi brulicavano di documenti, di iniziative, di progetti. Ora si vivacchia e non c’è cosa peggiore di sguazzare in quel nulla che si è contribuiti a creare. Ma non serve a nulla rivangare il passato, giusto? Bisogna guardare al presente. Sì, ma che desolazione!

La povera Ministra Trenta non sa cosa fare. Poco avvezza alle “logiche di palazzo” e a meccanismi che tengono in piedi da decenni questa nostra sconquassata Repubblica. Il “nuovo” che doveva arrivare con le “ruspe” dell’onestà e fare tabula rasa del vecchio, è finito con rimanere risucchiato da quel modus operandi, dimostrando, però, di saper nuotare benissimo in quelle torbide acque.

In questo giorni, mediante un comunicato stampa, il Cocer Esercito sollecitava la Trenta ad intervenire per accelerare i tempi del pagamento della defiscalizzazione. A distanza di appena ventiquattro ore ne è partito un altro da parte di tutti i Graduati delle tre Forze Armate. La cosa comincia a diventare abbastanza seria.
Rinfreschiamoci la memoria.

La tristemente nota norma sulla defiscalizzazione, contenuta nel D.Lgs 95 del 2017, nasce dalla necessità di sopperire alla decurtazione del Bonus Renzi, a causa di incrementi irrisori che si sarebbero avuti con l’approvazione del provvedimento di riordino dei ruoli. E fin qui, niente di nuovo sotto il sole.

Ma quello che la maggior parte dei lettori non sa è che, all’epoca dei fatti – mentre qualche “menefreghista” neanche presenziava agli incontri tecnici sul futuro provvedimento e che un po’ di tempo fa ne rivendicava addirittura la paternità, c’era chi -, spinto dalla forza delle idee, portava avanti un pensiero giusto, sano, economicamente necessario. Dopo aver formato una bella equipe di persone volenterose e determinate, composta dai Graduati delle tre Forze Armate dell’ XI

Mandato Cocer, si è cominciato a “bussare” alle porte che contavano per cercare il giusto appoggio da parte di chi, successivamente, avrebbe dovuto sostenere tecnicamente l’idea. Seguirono diversi incontri e tanti mal di pancia, supportati anche da chi non viveva più nelle stanze dei palazzi ma che, oggi, siede sugli scranni che contano.

Fortuna volle che, il Presidente dell’allora Cocer Interforze, il Generale Gerometta, prendendo veramente a cuore la bontà normativa, si adoperò personalmente per esporre la problematica al Capo della Difesa, il Generale Graziano il quale, bisogna essere onesti nonostante se ne dicano di cotte e di crude, non ha mai abbandonato i Graduati, e la dimostrazione la si è avuta più di un anno fa a Palazzo Vidoni (sede della Funzione Pubblica) verso la mezzanotte, quando in un clima da “notte dei lunghi coltelli” si è schierato a muso duro a favore dei Graduati per l’assegno di funzione, prendendosi in prima persona la responsabilità di elargire il compenso nel futuro Fondo di Efficienza, quello che si pagherà quest’anno ma che ancora non se ne conosce la tempistica.

Il buon Graziano, armato fino ai denti, ha esposto successivamente il dettato normativo al Comitato dei Capi e, passo successivo, al Consiglio Supremo della Difesa, prendendo il placet e i complimenti da parte di chi ancora brancolava nel buio, non capendo la portata economica e la ratio della norma. Dietro a tutto questo correre e rincorrersi, la parte politica a supporto dell’idea da parte dell’allora SSS Domenico Rossi, ha dato il via libera da parte del Ministero. Così, la norma ha trovato la sua giusta collocazione normativa: dal connubio “politica e forze armate”.

Purtroppo però gli scenari cambiano e con essi anche le “persone” e la norma, tanto voluta e combattuta, è stata messa a sonnecchiare in qualche cassetto. Sul perché potremmo avanzare tante ipotesi: chi non la voleva ha trovato il modo di insabbiarla? I soldi stanziati erano stati impegnati per altro? Domande lecite visto che dal 2017 la norma ancora oggi non dona i sui frutti in termini economici, vale a dire 535 euro netti al personale avente 28000 euro di reddito lordo.

Ma è proprio qui che entra in gioco il Ministro Trenta che, sollecitata dal Cocer Difesa XII Mandato, ha ripreso in mano la suddetta norma, ha spinto per il Decreto Attuativo, ha coinvolto tutti gli altri Ministeri interessati, facendo un lavoro enorme. Il Decreto è stato emanato e si può procedere al pagamento. Qui nascono i dolori.

I tecnici della Difesa vogliono a tutti i costi elargire il pagamento, la parte politica attende almeno un ringraziamento da parte del personale percettore (appena 96 mila persone!). Ma la stramaledetta burocrazia Italiana, fatta di persone che invece di agevolare a tutti i costi devono e forse vogliono creare problemi, non sa come elargire questi soldi al personale.

In busta paga? Dal momento che si tratta di un credito di imposta, magari nel prossimo CUD? E soprattutto, quando? Il prossimo anno? E se fosse così, questo denaro non si andrebbe a sommare alla prossima defiscalizzazione 2019 non trovando adeguata capienza nell’IRPEF?

Si tratta di aspetti molto tecnici, nei quali non vogliamo addentrarci per non annoiarvi e non annoiarci. Alla fine della fiera, quello che ci preme e che importa – al personale ad ordinamento Militare, a quello della Polizia, della Penitenziaria e dei Vigili del Fuoco – è che si trovi nel minor tempo possibile (il personale lo attende per questa estate) la giusta soluzione per permettere alle persone economicamente deboli di prendere una boccata d’ossigeno.