Difesa/Capitanerie di Porto, cresce il malcontento per le preferenze verso la GdF: “mission impossible” per Carlone?

Difesa/Capitanerie di Porto, cresce il malcontento per le preferenze verso la GdF: “mission impossible” per Carlone?

08 dicembre 2021

C’è qualcuno al Ministero della Difesa e a quello pomposamente ridefinito delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, cui interessi davvero il futuro delle Capitanerie di Porto? Perché ormai è chiaro che ai due ministri titolari, Lorenzo Guerini ed Enrico Giovannini, dei 10.000 appartenenti al Corpo, non frega nulla. Non si spiegherebbe altrimenti il continuo e reiterato disinteresse per il malcontento che continua a montare in seno alla Guardia Costiera. Che ormai del fare la guardia alle nostre coste non se ne occupa quasi più, sopravanzata in questo compito dagli equipaggi e dai mezzi più moderni della Guardia di Finanza (dipendente dal MEF del “delfino” di Draghi, Daniele Franco). Il nuovo Comandante Generale, l’ammiraglio ispettore capo Nicola Carlone, non può certo fare miracoli senza una sponda all’interno del governo. Da quando è succeduto al collega Giovanni Pettorino (che ha subito trovato un comodo rifugio pensionistico come Commissario Straordinario dell’Autorita Portuale dell’Adriatico Centrale), Carlone è stato costretto a rimettere un po’ d’ordine nella messe di cervellotici trasferimenti della gestione precedente (altro motivo di più che giustificata lamentela, con padri di famiglia di oltre 50 anni sbattuti di colpo e senza motivo o necessità da un capo all’altro della penisola). Ma per il rilancio dell’attività d’istituto del Corpo, non ha ancora trovato alleati di peso in grado di poterlo aiutare. Ora, la speranza è che una sponda possa arrivare dal nuovo CHOD, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, che essendo uomo di mare potrebbe essere la persona adatta per fare da raccordo tra le esigenze delle Capitanerie di Porto e le distratte autorità politiche. Ma i primi segnali non sembrano particolarmente favorevoli neppure in questo caso.
E così il malessere continua a lievitare. A Sassate, ad esempio, è stato recapitato da Gallipoli un corposo dossier che rende perfettamente il quadro della situazione. Con un Capo del Compatimento Marittimo che saluta i suoi sottoposti attribuendosi, come Guardia Costiera, una serie di operazioni in mare che invece sono state quasi tutte svolte dalla Guardia di Finanza, dotata di mezzi più nuovi e moderni e che quindi è in grado di intervenire nelle emergenze in tempi rapidi, battendo sul tempo quelli delle capitanerie della Puglia. Ovviamente, il dossier, con tanto di spiegazioni, accuse e ricco di tabelle, è a

disposizione di chi volesse saperne di più. E qui si ritorna all’interrogativo di partenza: ma c’è davvero qualcuno nel Palazzo a cui interessi il futuro dei 10.000 disperati e bistrattati della nostra Guardia Costiera?