Difesa e Covid-19, il Governo vara le misure ma dimentica l’Esercito

Difesa e Covid-19, il Governo vara le misure ma dimentica l’Esercito

21 marzo 2020

La situazione che l’Italia sta vivendo in queste settimane è quanto di più drammatico potessimo aspettarci. La pandemia da Covid-19 è una realtà con la quale amministratori locali, regionali e nazionali fanno quotidianamente i conti. Lo spiegamento di Forze del Comparto Sicurezza è notevole ma, come abbiamo potuto notare in queste ultime ore, non basta. Molti governatori hanno chiesto l’intervento dell’Esercito per gestire, pattugliare le strade e verificare che tutti i cittadini rispettino le regole che possono essere sintetizzate nell’ hashtag lanciato dal Governo #iorestoacasa, fatto salvo per recarsi a fare la spesa (una volta a settimana), andare in farmacia e prestare assistenza ad anziani soli.

Gli uomini e le donne in divisa, già in prima linea per contrastare l’emergenza Coronavirus, si sono messi subito all’opera per la realizzazione di disinfettanti da distribuire gratuitamente, e i medici in “mimetica” prestano servizio negli ospedali, in prevalenza nell’area della Lombardia, maggiormente falcidiata da questa tremenda mannaia. Senza contare che la cittadella militare della “Cecchignola” è stata utilizzata come avamposto nella fase primigenia della pandemia. Abbiamo ancora tutti negli occhi i camion dell’Esercito cariche di bare a Bergamo che traghettavano le salme di quelli che non ce l’hanno fatta. Lo sforzo è enorme. Unanime. Ma deve essere allo stesso modo equo. E ci duole davvero molto dover affrontare il solito, ritrito problema, ovvero quello della sperequazione economica di cui sono vittima questi servitori della Patria che, la stessa Patria, si ricorda di loro solo quando le cose ormai sono ad un centimetro dal baratro.

Forse non si è capaci di “sfruttare” al meglio la Forza Esercito e la si utilizza solo per fare lavori di bassa manovalanza che, per carità, rendono un grande servizio al Paese e dalla cui messa in opera nessuno si è mai sottratto o lamentato: ma Diamine! È possibile che queste maestranze specializzate nel campo medico, chimico, logistico e quant’altro debbano sempre, anche in un momento storico come questo, rimarcare l’ovvio? Magari ponendosi nella triste posizione di sembrare inopportuni – viste le condizioni di sfacelo generale – quando ciò che chiedono è solo un diritto, che è quello alla dignità salariale. Si pretendono doveri, è vero, ma il Governo si dimentica sempre e comunque dei diritti. E in questo, anche stavolta, il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini si è guardato bene dall’intervenire, mostrandosi lesto solo a firmare il via libera alla spedizione di militari in Lombardia, nello specifico nella città di Milano, in Campania e in Sicilia e in qualunque altra regione ne farà richiesta.

Secondo quanto stabilito dal Decreto-legge del 2 marzo 2020 n.9. vengono stanziati 4.111.000 di Euro per l’anno 2020 per il pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario per il personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia, con l’incremento, per le Forze Armate, di 253 unità per trenta giorni a decorrere dalla data di effettivo impiego, con il pagamento delle ore di straordinario alle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare pari a 70 ore pro-capite mensili, in aggiunta alle attuali 21 ore stanziate. Pare abbastanza evidente, dalla relazione tecnica che per le Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare sono stati presi in considerazione tutte le forze impiegate, anche quelle che al momento partecipano all’operazione “strade sicure”; e per le Forze Armate solo ed esclusivamente le unità aggiunte dal decreto e comunque con un trattamento economico uguale al personale attualmente impiegato.

Da qui, nasce la disparità: se per le Forze di Polizia il trattamento economico accessorio sarà di 70 ore di straordinario pro-capite, in aggiunta alle attuali 21 ore stanziate; per il personale delle Forze Armate ammonterà solo a 21 ore pro-capite. Dati incontrovertibili che, per essere riportati alla “normalità”, richiederebbero, in Decreto, l’inserimento di una variante normativa che elimini l’attuale limite di pagamento delle ore di straordinario mensili del personale impiegato (ad oggi 21 ore pro-capite), e che consenta il pagamento totale delle ore di straordinario effettuate durante il periodo dei trenta giorni. Inoltre, un successivo decreto stanzia 59.938.776,00 per l’anno 2020, cui euro 34.380.936 per il pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario, di cui SOLO 1.757.335,29 sono destinati alle Forze Armate per l’impiego di personale medico e paramedico e personale utilizzato presso le sale operative; mentre euro 25.557.840 per gli altri oneri connessi all’impiego del personale.

Inutile dire che per le ulteriori 4000 unità di personale delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare lo stanziamento, per tre mensilità a decorrere dall’entrata in vigore del decreto, è di 70 ore di lavoro straordinario pro-capite con aggiunta delle indennità di servizi esterni e relative spese di pernottamenti alberghieri e vettovagliamento. Mentre per i 7.303 operatori dell’Esercito Italiano, il cui impiego è stato rimodulato proprio in relazione all’emergenza Covid-19, il provvedimento non stanzia un solo euro. Oltretutto, il personale militare impiegato deve ricevere il giusto trattamento anche dal punto di vista abitativo.

È indubbio che le camerate favoriscano il contagio. Siamo tutti in emergenza. Non si capisce perché alcuni debbano essere mandati allo sbaraglio ed altri trattati con tutti gli onori. Come è evidente, dal punto di vista dell’equità c’è molto da lavorare. Anzi, diciamo pure che c’è un abisso e se il Ministro Guerini non si fa sentire ora che siamo in piena guerra pandemica, ci domandiamo quando lo farà. Forse quando la Forza Armata sarà impiegata nella conta dei morti? O quando a rimetterci saranno i suoi stessi militari pronti a scendere in trincea con le tasche vuote, il mitra in mano e l’orgoglio nel petto?
In un’Italia che oggi si riscopre unita, che abbandona i toni di odio della politica, che guarda al futuro, a quando tutti potremo abbracciarci di nuovo, che canta dai balconi l’Inno di Mameli: sapere che i propri “ragazzi”, i giovani che tanto stimano e amano vengono trattati come gli ultimi della classe, temo riempirà il cuore degli italiani non solo di profondo rammarico ma di delusione perché, anche stavolta, si è privilegiato qualcuno al posto di un altro.

Giorgia Ferri