Difesa e media: gli “effetti collaterali” in Leonardo e Fincantieri della vicenda D’Alema/Colombia

Difesa e media: gli “effetti collaterali” in Leonardo e Fincantieri della vicenda D’Alema/Colombia

04 marzo 2022

In farmacologia si chiamano “effetti collaterali” le reazioni provocate, anche involontariamente, da una qualsiasi medicina all’interno del corpo umano. Già, ma si può tranquillamente usare questa definizione anche per capire cosa stia accadendo in Leonardo e Fincantieri dopo il passaggio del “ciclone D’Alema/Colombia”. Perché, mentre per il mondo dei media la risposta è sotto gli occhi di tutti, tale e tanto è lo sputtanamento per il servilismo della categoria giornalistica (con pochissime lodevoli eccezioni), all’interno dei due colossi dell’industria nazionale la situazione è molto più complicata.

LEONARDO—-L’AD Alessandro “Arrogance” Profumo è molto nervoso. E non solo per l’inchiesta di Milano su MPS o per gli sconcertanti sviluppi dell’investimento in Hensoldt (vedi precedente Sassata). L’azienda e lui stesso hanno gestito molto male anche quest’ultima vicenda ed ora che si è aperto il fronte politico-parlamentare sarà molto difficile riuscire a tenere riservati determinati risvolti. Come ad esempio i suoi contatti diretti con il Lider Maximo, culminati nella grottesca “conference call” dell’8 febbraio, con il DG di Fincantieri, Giuseppe Giordo, alla quale non si presentò nessuno degli interlocutori colombiani. Profumo, in particolare, dovrà poi rispondere ad un quesito preciso: quando D’Alema si presentò davanti all’ambasciatrice della Colombia in Italia, dicendo di parlare a nome di Leonardo e Fincantieri, aveva ricevuto davvero un mandato o millantava? Insomma: quali erano le intese con i vertici di piazza Montegrappa?

FINCANTIERI—-Qui, il DG Giordo non è che stia messo meglio. Con l’aggravante che le sue reticenze con l’AD Giuseppe Bono, sui reali retroscena della pseudo trattativa D’Alema/Colombia, ora non mancheranno di avere negative ripercussioni sulla sua ambizione di poter diventare in primavera il “numero uno” del colosso triestino. Anche lui dovrà fornire molte spiegazioni. Perché se è vero che aveva una delega per poter avviare in autonomia questo genere di operazioni, è pure vero che sapeva perfettamente quali fossero i limiti previsti dalla “policy” aziendale sull’utilizzazione degli intermediari. E se c’è un punto di forza della ventennale gestione di Bono, è proprio quella di aver condotto questo tipo di operazioni sempre in prima persona, facendo di lui il più stimato e accreditato manager italiano all’estero. Tanto è vero che Fincantieri, dopo aver vinto una regolare gara, è fornitore privilegiato perfino della US Navy.
Giordo, d’altra parte, aveva stabilito un “patto d’acciaio” con Profumo già in occasione delle vicende Oto Melara/Wass ed Hensoldt, quando aveva rilasciato dichiarazioni con cui ammiccava alla “linea mercatista” dell’AD di Leonardo, sostenendo che queste operazioni non dovevano essere lette in chiave “sovranista” ma di libero mercato.

MEDIA—-Per giorni, la famosa “grande stampa” ha ignorato la vicenda D’Alema/Colombia. Solo La Verità, con il bravissimo e autentico giornalista d’inchiesta Giacomo Amadori, se l’è sentita di riprendere le anticipazioni di Sassate, rivelando sia l’agghiacciante registrazione del Lider Maximo, sia una serie di altri retroscena da far accapponare la pelle. Poi si è mosso pure Il Fatto quotidiano e allora anche i “giornalisti democratici” sono stati costretti malvolentieri ad occuparsene. Chi in punta di piedi, chi in ginocchio. Tutti, comunque, evitando di farsi (e fare a D’Alema) le più elementari domande sugli aspetti più loschi della storia. Lo scandalo più eclatante è rappresentato dal “Corriere della Sera”, nella cui plancia di comando (tanto per restare in tema Navale) si sono accomodati in tanti ex dell’Unita’. Quegli stessi che quotidianamente propinano ai lettori interviste e “soffietti” di ogni genere agli esponenti del Pd. Hanno resistito fino all’ultimo e solo oggi si sono arresi all’evidenza. Ma solo per cercare di dare una mano al “compagno” dei vecchi tempi e tentare di ridimensionare l’imbarazzantissima vicenda. Potevano proprio loro tradire il Lider Maximo? Non potevano. Mica è di centrodestra…