Difesa: ecco tutti gli espropri, gli errori e le trappole nel ddl del Libro Bianco (seconda puntata)

Difesa: ecco tutti gli espropri, gli errori e le trappole nel ddl del Libro Bianco (seconda puntata)

31 marzo 2017

Il presidente della Commissione Difesa del Senato, Latorre (Pd), l’ha sbrigativamente (e superficialmente) definita una semplice “puntualizzazione delle attribuzioni politiche del ministro della Difesa“. Peccato che le cose non stiano affatto così.

Perché l’articolo 1 del ddl applicativo del Libro Bianco introduce all’articolo 10 del vigente codice dell’ordinamento militare (comma 1) una nuova formulazione della lettera b, che attribuisce al ministro della Difesa il potere di emanare – oltre quelle di politica militare – anche direttive di “politiche industriali, di sviluppo e impiego dello strumento militare, di politiche per il personale…“.

E qui è subito il caso di sottolineare come si tratti di un’aggiunta del tutto impropria, dal momento che : 1) le direttive sulle politiche industriali sono di competenza del ministero dello Sviluppo Economico; 2) le direttive sull’impiego dello strumento militare fanno invece parte di quelle del Governo nella sua collegialità, dopo averle sottoposte al Consiglio Supremo di Difesa per la verifica di costituzionalità.

Pertanto, visto e considerato che in Italia il ministro della Difesa non ha funzioni di comando militare, sarebbe il caso di lasciare pienamente in vigore quanto previsto della legge Andreatta in tema di poteri dei vertici delle Forze Armate.

Anche l’integrazione alla lettera d, è tutto un programma, laddove prevede che il ministro approvi anche “la strategia di sviluppo tecnologico e industriale pubblico e privato, di interesse della Difesa nell’ambito delle relative attribuzioni”. Cosa vuol dire? Che il titolare di via XX Settembre potrà mettere bocca ed esercitare diritti di veto sulle innovazioni di Leonardo (ex Finmeccanica)? Ma si sa, trincerarsi dietro il burocratese è sempre uno dei sistemi più sicuri per riuscire a fregare gli altri.

Bontà loro, la ministra Pinotti-Pinocchia e l’aspirante “generalissimo” Graziano-Badoglio, concedono poi il “concerto con i ministri dell’Economia e delle Finanze e dello Sviluppo Economico”, per “il disegno di legge di spesa pluriennale, ai sensi dell’articolo 30 della legge 31 Dicembre 2009 n. 196, per il finanziamento sessennale dei programmi di interesse della Difesa”. Ma attenzione, perché anche qui c’è la fregatura.

E questa volta riguarda il Parlamento. Perché è evidente che la proposta di approvare con cadenza sessennale il bilancio della Difesa mira a sottrarre alle competenti commissioni di Senato e Camera gran parte della loro attuale autorità di controllo, limitandone la tempestività d’intervento. In pratica, si lascia carta bianca al ministro e ai suoi primi riporti per quanto riguarda il delicato mondo del “procurement”. Non sarà un po’ troppo?

E si badi bene che questo è solo l’inizio…