Difesa: il successo italiano all’OCCAR non deve essere vanificato dalla solita alleanza franco-tedesca

Ormai lo sanno tutti: Il 2023 si apre con il totopoltrone. Prima quelle conseguenti allo spoils system, cioè le posizioni degli alti burocrati nominati dal precedente governo e non riconfermati dal nuovo esecutivo. Poi, in primavera, toccherà agli amministratori delle maggiori spa controllate dal MEF.

Ma, entro gennaio, l’attenzione è rivolta anche sul fronte internazionale, ove è in programma il cambio al vertice dell’organizzazione internazionale congiunta per la cooperazione in materia di armamenti, l’OCCAR. Ora a guida italiana, con l’ammiraglio Ispettore Capo Matteo Bisceglia, Direttore di NAVARM fino al settembre 2019, è un comando la cui scelta individuale toccherà al ministero della Difesa tedesco.
E l’interrogativo che ci si pone nei corridoi di via XX Settembre è inevitabile: cosa cambierà per OCCAR e soprattutto per l’Italia?
 Perché la crescita esponenziale di OCCAR durante il nostro mandato è sotto gli occhi di tutti in Europa. Ed è chiaramente dimostrata dal significativo aumento delle richieste di integrazione di ulteriori programmi nell’organismo di cooperazione. L’OCCAR è infatti in continua crescita, tanto che oggi gestisce un portafogli ordini che ha superato i 100 miliardi di euro, di cui quasi 20 miliardi di contributo italiano.
Ciò dimostra trattarsi di uno strumento efficacissimo, se gestito davvero con spirito internazionale. Non per nulla, il Cancelliere Scholz, nel corso di un suo discorso presso la Charles University di Praga, ha pubblicamente dichiarato senza mezzi termini che OCCAR dovrà essere il nucleo della difesa comune europea. Difesa comune di cui tanto si parla, ma che continua a rimanere una mera ipotesi, non una realtà.
E allora, cosa dobbiamo attenderci a partire dal prossimo mese di febbraio con la nuova Direzione? Sarà mantenuto il giusto equilibrio nella governance e nelle decisioni degli Stati membri ? Interrogativi più che legittimi, dal momento che,  nel recente triennio, la presenza italiana nella corporate ha fatto registrare una significativa presenza di rappresentanti italiani, con un adeguato equilibrio rispetto al contributo finanziario corrisposto dalle singole Nazioni. E ora, con il nuovo scenario che si verrà a creare a breve, il rischio del consolidamento del solito asse franco-tedesco, è dietro l’angolo.
Rischio corroborato dalla ripresa delle attività relative al programma franco-tedesco-spagnolo FCAS. Non è insomma ingiustificata l’ipotesi che Francia e Germania possano instaurare un’ancor più stretta collaborazione e identificare accordi nelle pieghe delle regole OCCAR, deputata a gestire il programma FCAS. Perché parallelamente,  in tema di fighter di sesta generazione, Italia, Regno Unito e Giappone, procedono invece spediti con la definizione del progetto TEMPEST. Dunque due fighter di sesta generazione in Europa. E’ possibile considerati i costi? Sarebbe questa  la ricercata difesa comune europea?
Dunque, una stretta collaborazione franco-tedesca rischia di influenzare l’imparziale governance nell’organizzazione, a netto svantagglio degli altri stati membri di OCCAR.
E’ insomma  necessario intervenire preventivamente per garantire,  da subito, un’attenta opera di vigilanza che possa salvaguardare i principi costitutivi di un’organizzazione che fonda la propria forza sul “controllo bilanciato ed imparziale” da parte di tutti gli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione.
Un controllo bilanciato e imparziale evidentemente connesso alla quantità e soprattutto alla qualità di personale nazionale nei ruoli chiave della corporate di OCCAR.
Solo in questo modo anche l’Italia potrà mitigare, se non annullare il rischio di acquisire un ruolo gregario nell’ambito di un’organizzazione in cui rappresenta la seconda Nazione contributrice.
Servono assunzioni di posizioni chiare, preparazione e conoscenza dell’organizzazione, controllo e comando.
 Il ministro Crosetto, il CHOD Cavo Dragone e i vari capi di Stato Maggiore sono avvisati. E una prima risposta dovrà necessariamente arrivare dalla valorizzazione o meno del l’ammiraglio Bisceglia al momento del termine del mandato, il 31 gennaio. Perché sarebbe davvero incomprensibile se il protagonista di questa crescita OCCAR tutta italiana, dovesse trovarsi di fronte al solito “nemo propheta in patria”…

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