Difesa: lettera aperta al ministro Guerini sul “caso Fioroni” e sul monopolio Pd che favorisce in ogni modo

Egregio signor ministro,
ma che ci fa, ormai da molti anni, Il suo collega di partito Giuseppe Fioroni nel mega-ufficio del Ministero della Marina dedicato ai sottosegretari? Conosco già la risposta “ufficiale”: l’ex-ministro della Pubblica Istruzione e già presidente della Commissione Parlamentare sul delitto Moro e la strage di via Fani, è un suo consulente. Un consulente talmente potente da impedire a suo tempo al vero sottosegretario, Giulio Calvisi, di prendere possesso dei locali, accontentandosi di una sistemazione più modesta. Eppure Calvisi, anche lui, come lei e Fioroni, è del Pd. Oltretutto, un bravo parlamentare sardo che si è distinto, in piena emergenza COVID, nel risolvere con i medici militari quei problemi che il Governatore Solinas non era riuscito a sistemare adeguatamente. Ma non ci fu niente da fare: il potente Fioroni restò lì, barricato nel mega-ufficio, promosso a “sottosegretario-ombra”. Certo, quando poi Calvisi non fu confermato nel governo Draghi, lei gli ha subito espresso la sua gratitudine. Come? Nominando anche lui suo indispensabile consulente.
E a questo punto, caro ministro Guerini, il discorso si allarga automaticamente a tutti gli ex- parlamentari di cui lei non può fare assolutamente a meno nel gravoso compito di ministro della Difesa. E non parlo solo del dicastero di via XX Settembre, ma dell’intero comparto della Difesa. Mi riferisco a Fausto Recchia, pure lui ex-parlamentare del Pd, che non è solo a capo di Difesa Servizi, ma -come tutti sanno- è anche il suo super capo segreteria, finendo per gestire anche nomine e altre designazioni strategiche. E tre. Ma non finisce qui, dal momento che non sarà certo una semplice combinazione che l’amministratore delegato di Leonardo (cioè del colosso che ha come principale cliente proprio la Difesa), Alessandro Profumo, sia da sempre uno dei manager più vicini al Pd. Tanto vicino, che l’ex-Finmeccanica può disporre di ben due fondazioni, entrambe affidate a due esponenti del suo partito come l’ex-presidente della Camera, Luciano Violante e l’ex-ministro dell’Interno (e già sottosegretario con delega ai servizi) Marco Minniti. Scelte di merito, obietterà…Come no. E cinque. Ombre rosse dappertutto, altro che coincidenze.
Torniamo al “caso Fioroni”, caro ministro. Può chiarire quali siano i compiti (ed i limiti) della sua consulenza? Perché vede, il suo “sottosegretario ombra” preferito non si limita, per esempio, a scrivere. Macché, lui riceve generali, ammiragli e manager di aziende che lavorano con il suo ministero, sfruttando al massimo i dipendenti che SegreDifesa (la Marina non c’entra niente, può solo subire la presenza dell’ingombrante ex-tutto) gli ha messo generosamente a disposizione. Compreso, a quanto pare, pure un “raccomandato di ferro” di un collaboratore di quando era ancora solo il sindaco di Viterbo.
A questo punto, se vorrà darci un segnale che ha cominciato ad invertire in qualche modo l’iter che ha cementato questo monopolio “rosso” sul settore della Difesa da parte del suo partito, il Pd, gliene saremo molto grati.
Grazie per l’attenzione e buon 2022.
Guido Paglia

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