Difesa, quel malessere tra i vertici delle FFAA proprio dopo aver raggiunto l’obiettivo del Comando Militare della NATO

Difesa, quel malessere tra i vertici delle FFAA proprio dopo aver raggiunto l’obiettivo del Comando Militare della NATO

26 settembre 2023

La lettera del 25 agosto, quella che apriva le porte alla soluzione di compromesso per consentire all’Italia di esprimere il Presidente del NATO MILITARY COMMITTEE, sembrava un grande successo. E in effetti lo era, dal momento che il 16 settembre il nostro CSMD, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, si era visto nominare nell’incarico praticamente all’unanimità.
Bene, peccato che ora all’interno dei vertici delle nostre FFAA serpeggi una sorta di  malcontento per i futuri organigrammi che dovrebbero cominciare a delinearsi. Uno stato di malessere a cui guarda con un filo di preoccupazione anche il Quirinale.
E allora sarà il caso di indagare e di approfondirne i motivi.
Cosa c’era scritto nella famosa lettera, a doppia firma dell’ammiraglio Dario Giacomin e del suo omologo olandese a Bruxelles, Dick C. Van Ingen?
Che era stata raggiunta una soluzione di compromesso così concepita: mentre per il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg veniva confermata la proroga di un anno, per quanto riguardava quella del capo del NMC, l’ammiraglio Rob Bauer, l’estensione dell’incarico veniva ridotta a soli sei mesi; in modo tale da consentire a Cavo Dragone di succedergli per un arco di tempo di due anni e sei mesi, invece dei tre previsti. Esattamente quanto poi avvenuto nel meeting di Oslo di dieci giorni fa.
La nuova prestigiosa nomina presupponeva automaticamente la nomina di un nuovo CHOD al vertice delle nostre FFAA entro e non oltre la metà di marzo, cioè al momento in cui Cavo Dragone avrebbe assunto formalmente l’incarico. Facendo oltretutto di lui l’ammiraglio più longevo mai stato in servizio, dal momento che già ora ha superato i 66 anni ed andrà quindi in pensione quasi a 70 (è nato il 28 febbraio del ‘57).
Invece pare che ora il nostro CSMD abbia intenzione di cumulare le due cariche fino alla scadenza del triennio italiano, vale a dire al 6 novembre dell’anno prossimo. Di qui il malcontento cui si accennava.
Perché il più autorevole candidato alla successione di Cavo Dragone è notoriamente il generale Luciano Portolano, attuale Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale Armamenti. Ma riguarda anche, a scendere, tutti gli altri generali e ammiragli che potrebbero aspirare ad un nuovo incarico nei futuri organigrammi delle FFAA.
Il caso di Portolano, comunque, è il più significativo, proprio perché legato a doppio filo con quanto già accaduto con la nomina di Cavo Dragone. Anche lui ha compiuto (il 18 settembre) i fatidici 63 anni, ma avendo diritto a completare il mandato triennale previsto dalle attuali norme, potrebbe tranquillamente aspirare anche alla nomina a CHOD purché questa arrivi all’interno dei tre anni (come avvenne per Cavo Dragone quand’era CSM della Marina) dell’incarico precedente. Il che significa entro e non oltre l’8 ottobre del ‘24. Un mese prima della scadenza dell’attuale CSMD…
Ci troveremmo insomma nella situazione paradossale di un Cavo Dragone che impedisce a Portolano, per una questione di principio (che però sa molto di dispetto), di usufruire della stessa regola di cui ha potuto avvantaggiarsi proprio lui.
Ma dal momento che quel cambiamento delle regole (di far “cadere” la E all’acronimo SPE, servizio permanente effettivo, recuperando per ulteriori incarichi chi finisce in ausiliaria per limiti d’eta), fu fatto con il beneplacito del Quirinale, ecco che questa vicenda viene seguita con attenzione e interesse per far sì che il malcontento possa rapidamente rientrare, convincendo Cavo Dragone a non mettere i bastoni tra le ruote.
Nei corridoi del palazzo di via XX Settembre, si parla di un’iniziativa di “moral suasion” da parte del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Che però, ufficialmente, smentisce tutto lo smentibile (arrivando perfino a chiudere il telefono in faccia a chi -come Sassate- chiede informazioni a riguardo).
Ignorando forse il fatto  che è lo stesso CHOD a dire ai colleghi che lui non intende mollare il doppio incarico fino a novembre dell’anno prossimo. Forse d’intesa con qualche altro generale dell’Esercito che vorrebbe fare le scarpe a Portolano. Ma questo merita una puntata a parte…