L’Italia subisce di tutto e fa finta di niente. Soltanto grazie ad una dichiarazione del senatore Enrico Aimi (Forza Italia), rilanciata dalla agenzia di stampa Lapresse, si è saputo che ieri i libici ci hanno mollato un ceffone e noi ce li siamo tenuto. E magari domani saremo pure pronti a porgere l’altra guancia.
Alle 17,30 -ha rivelato il parlamentare- un Hercules C130 italiano proveniente da Pisa e con a bordo 40 militari, è atterrato a Misurata. Ad alcuni dei nostri è stata però negata l’autorizzazione allo sbarco perché sul loro passaporto mancava il visto d’ingresso. Una cosa ridicola, che li ha però costretti a ripartire alla volta del nostro Paese.
Bene, cosa pensate che sia accaduto? Proprio niente. Silenzio da parte della Farnesina, silenzio dalla Difesa, silenzio dallo SMD. E silenzio pure dalle agenzie di stampa, che -come Lapresse- avevano ricevuto la dichiarazione del senatore Aimi.
Bella figura. Ma forse è normale che avvenga. L’Italia non conta più nulla a livello internazionale e quindi tutti si sentono in diritto di trattarci come pezze da piedi. Finanziamo e riforniamo di mezzi la Guardia Costiera libica? Sopportiamo passivamente le invasioni organizzate dagli scafisti protetti dai nostri sedicenti “alleati”?
Ecco i risultati, con l’aggravante che ci vergogniamo pure di questi episodi e cerchiamo di tenerli nascosti. Proprio come avrebbe fatto l’odiato Trump per un oltraggio del genere ai suoi Marines.
Proseguono anche ad agosto le ormai famose “Pagliate: se come si afferma “alcuni militari” non sono stati fatti entrare in Libia perché sprovvisti di “visto” il problema é che qualcuno non ha seguito le regole.
Paglia ricorda forse i bei tempi in cui la Libia era una colonia italiana.
Caro Paglia, provi ad entrare negli USA senza visto. Le regole sono regole.
Certo, Paglia, che lei deve davvero tanto a whatsapp e alla mania di inoltrare di tutto sulle chat.
Anche le peggiori cazzate