Difesa, l’invidioso Tofalo si scaglia contro la Trenta (ma se la prende in saccoccia)
Il M5S si è sempre diviso tra persone che lavorano e che provano a farlo con serietà e i cosiddetti miracolati, individui senza arte e né parte che dovrebbero baciare dove cammina Luigi Di Maio, altrimenti oggi starebbero a pelare patate al mercato.
Angelo Tofalo fa parte di questa seconda categoria, i miracolati o, appunto, i patatari scampati. La sua storia parla da sé: in 5 anni di opposizione mai una comparsata in tv, i vertici del M5S lo hanno sempre tenuto all’ombra per evitare figuracce. Poi la vittoria alle elezioni del 2018: Tofalo ambiva a fare il ministro della Difesa ma nessuno lo ha mai ascoltato, men che meno Di Maio.
Non ci si può improvvisare quando si va a ricoprire un ruolo del genere. Inoltre su Tofalo pesava e pesa ancora oggi la sua figuraccia quando sedeva al Copasir, che non passò inosservata anche agli occhi dei servizi. Nel febbraio 2017 se ne andò in viaggio in Turchia con una trafficante d’armi, la Dama in Nero Annamaria Fontana, poi in carcere con accuse pesantissime, per incontrare l’ex premier libico Khalifa Ghwell (leggi qui). Un episodio che creò seri problemi anche al Paese, non solo a Tofalo, e una ingerenza che allora venne duramente criticata anche dai 5 Stelle stessi, che ne presero pubblicamente le distanze.
Da allora nel Movimento lo hanno cominciato a sfottere soprannominandolo “lo 007 fallito”. Questa sua smania per i servizi come se la vita fosse tutto un grande complotto lo ha reso ridicolo nel tempo.
Ma ce ne sono state altre. Come il caso di Giulia Sarti, la deputata m5s messa alla gogna dal suo ex fidanzato con foto private pubblicate online. Indovinate chi aveva presentato quel losco tizio alla Sarti? Proprio Tofalo. Bogdan era e resta un suo caro amico. E che amico…
Una serie di gaffe continue. Non le elenchiamo nemmeno, sarebbe superfluo.
La ciliegina sulla torta è però arrivata in questi giorni. E probabilmente diventerà anche il suo capolinea. Dopo aver remato contro il ministro Trenta solo per raccogliere le simpatie di qualche generalone da quattro soldi, ha scoperto le carte pubblicando un post su Facebook in cui attacca direttamente il suo ministro e lo staff.
Una mossa che non è affatto piaciuta ai vertici M5S e nemmeno a Luigi Di Maio, arrivata in un momento inopportuno. “I nemici ce li abbiamo fuori non dentro casa”, avrebbe mormorato qualche eletto M5S delle commissioni Difesa di Camera e Senato.
Ma anche una mossa alla quale ha fatto seguito una minaccia di dimissioni da parte del sottosegretario. Forse pensava che qualcuno gli desse retta. Chiuso nel suo mondo a fumetti pensava di riuscire a soddisfare quelle ambizioni mai raggiunte. Pensava di essere ascoltato e che qualcuno gli dicesse “prego, hai ragione, il ministro ora fallo tu”. Invece l’effetto è stato proprio il contrario, a dimostrazione della sua incapacità.
Dal 5 Stelle la sue dimissioni non sembrano infatti averle prese poi così male. Anzi, sembra proprio che non aspettassero altro. E ora il buon Tofalo si ritrova col cerino in mano. Vittima della sua stessa incapacità. Con i giorni contati alla Difesa e solo come non lo era mai stato prima.
Resta solo una domanda, ora: si dimetterà veramente o si rimangerà la parola per stare accattato alla poltrona?