Difesa: la quaterna-truffa di Graziano-Badoglio per il nuovo Capo di Stato Maggiore dell’Esercito

Difesa: la quaterna-truffa di Graziano-Badoglio per il nuovo Capo di Stato Maggiore dell’Esercito

06 dicembre 2017

Messi così, i quattro generali di Corpo d’Armata tra i quali scegliere il successore di Danilo Errico appaiono tutti meritevoli di raggiungere la quarta stella da capo di stato maggiore dell’Esercito. Peccato che ci sia il trucco. Messo a punto da Claudio Graziano-Badoglio, grazie alla sempre servizievole ministra Roberta Pinotti.

Procediamo con ordine. Il 16 ottobre scorso, resosi ormai conto che il Senato non avrebbe più fatto in tempo a varare la profonda riforma della Difesa prevista nel Libro Bianco e nel disegno di legge attuativo, Graziano-Badoglio riesce a far passare un decreto legislativo (il n. 158) che ridetermina in tre anni la durata delle cariche di vertice. Compresa, appunto, quella di capo di stato maggiore dell’Esercito.

Con l’occasione (per non scontentare nessuno) si è inserita la norma proroghe dei capi delle FF.AA. anche il Comandante Generale della Guardia di Finanza. Terminata l’era Renzi per Giorgio Toschi il rinnovo del mandato non era affatto scontato.

In barba alle solenni promesse al Parlamento, ma coerentemente con la propria fama, la Pinotti – alias Pinocchia – ha inserito nel decreto fiscale la norma tanto cara ai capi militari e della Finanza stralciandola dal decreto attuativo relativo al Libro Bianco che lei stessa si era impegnata a fare esaminare alle Camere nella sua interezza.

Così non è stato. D’altra parte i Capi militari (in cambio della loro passiva accettazione alla demolizione delle Forze Armate conseguente all’oscena riforma) non potevano attendere oltre il compenso pattuito prima del “tutti a casa” della politica.

Dal momento che il limite d’età per i generali di corpo d’Armata dell’Esercito (e per la quasi totalità dei tre stelle delle altre forze armate) è quello dei 63 anni, se ne deduce che dovrebbero poter concorrere alla quarta stella i generali delle classi 1956 (proprio al limite), 1957 e 1958.

La composizione della quaterna (tradizionalmente era una terna) non sembra rispondere a nessun criterio, se non a quello della fedeltà personale. Deve quindi essere confezionata una selezione burletta che salvi le apparenze.

Ecco il trucco. Il primo della rosa è il generale Massimiliano Del Casale. Che però, essendo nato il 18 novembre del ’55 pur essendo una bravissima persona, è un po’ anziano oltre che privo di un palmares di alto profilo (il che, tuttavia, non è più un requisito da quando la Difesa è stata abbandonata alla Pinocchia) e, soprattutto, non è asservito al carro della politica.

E allora? Boh, mistero. A pensar male si fa peccato… però – come insegnava Giulio Andreotti – spesso ci s’azzecca. Ed ecco che allora l’ipotesi più plausibile è che il nome di Del Casale sia solo un “riempitivo” per impedire che nella corsa alla quarta stella si inserisca qualche concorrente non gradito a Graziano-Badoglio.

Un sospetto che diventa ancora più forte quando si scopre che – scavalcato non si sa perché il classe ’57 Paolo Ruggiero – gli altri tre della rosa sono i generali Paolo Serra (’56) degli Alpini come Badoglio, Claudio Mora (’56), anche lui Alpino (uomo di fiducia di Graziano, tanto che si dice ascolti più lui che il suo Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Errico) e Salvatore Farina (’57) nato Alpino, ovviamente, ma poi tracimato nell’Esercito.

Insomma tre valorosi che, da sempre, sono considerati “fedelissimi” di Badoglio.

Tuttavia Farina, seppur abbia il “merito” di aver avuto lo stomaco di scrivere (sotto la dettatura di Graziano) il testo del libro bianco della vergogna, è il meno Alpino dei tre. E poi sembra poco amato dall’immortal Generale che dal Colle tutto controlla.

Serra, invece, è considerato “troppo Generale” avendo comandato missioni importanti e godendo fama di carattere forte, poco incline ad esaudire i capricci della politica o del Supremo di turno. Finirebbe, dunque, per privilegiare gli interessi della Forza Armata.

Quindi il prescelto sembrerebbe Mora, adorato da Graziano. Anche perché pare che l’attuale Capo di Stato Maggiore a cui competerebbe formulare la terna non abbia alcun peso nella vicenda.

In ogni caso, non rientra nella short list nessun tre stelle classe ’58. Fuori rosa il generale Luigi Francesco De Liverano (il primo dei non eletti), fuori rosa i suoi compagni di corso Nicolò Falsaperna e Federico Bonato.

Capito il trucco? Chiarito il perché del “riempitivo” Del Casale e probabilmente di Farina?

Complimenti a Graziano-Badoglio, felicitazioni alla Bella Addormentata ministra Pinotti. Che, così, può continuare imperterrita a sdebitarsi con chi – grazie agli ottimi uffici quirinalizi dell’immarcescibile Rolando Mosca Moschini (quello che, a quasi 80 anni, continua ad essere l’incontrastato venerabile dominus del mondo militare) – le ha consentito di essere confermata al vertice della Difesa.

Se il Venerabile Immortale dirà di sì allora Mora siederà sullo scranno, ormai svuotato di ogni autorità: Ispettore dell’Esercito non più Capo di Stato Maggiore. Si avvierà quindi mestamente ad occupare il seggio sui cui altri prima di lui avevano orgogliosamente posato gli augusti glutei (con rispetto parlando) quando i Generali contavano qualcosa.

Applausi per tutti i protagonisti di questa storia.

E non è neppure finita, visto e considerato che altre analoghe “grandi manovre” sono in corso per i vertici delle altre Forze Armate, tra lo sconcerto e l’indignazione di larghi settori degli uomini con le stellette. Per non parlare del sottobosco del Gabinetto della Difesa, in disperata ricerca di lucrosi piazzamenti ora che la Pinocchia tornerà nel meritatissimo oblio.

Sempre che sia rieletta.