Difesa, un tradimento che dura 12 anni

Difesa, un tradimento che dura 12 anni

10 giugno 2019

Aleggia aria di sconfitta nella Difesa. Le promesse fatte dai governi che si sono succeduti dal 2009 ad oggi hanno lasciato solo l’amaro in bocca ai graduati delle Forze Armate e delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare. Promesse che si sono state puntualmente disattese e le speranze dissolte nei provvedimenti di Legge.

I graduati, che sono la base della piramide delle Forze Armate e delle Forze di Polizia, rivendicano un torto subito e una sperequazione creata nel lontano 1995. Non avanzano nulla di nuovo e non domandano nessun privilegio rispetto ad altri, ma solo il rispetto e la dignità.

Rispetto e dignità negate da correnti politiche che si sono susseguite, da linee di pensiero che sono meramente proprie di politiche sindacali obsolete e faziose.

Ormai la voce del popolo non la esprimono i sindacalisti ma il popolo stesso. Pensare di ascoltare chi è deputato a sostenere i lavoratori è pura fantasia, é diventato solo un gioco di incassi annuali di tessere e logiche di potere.

Il pensiero deve essere rivolto a chi aspetta, a chi attende un diritto riconosciuto, a chi combatte ogni giorno per non cedere, a chi vuole mantenere intatta la propria dignità.

Questo è il vero tradimento che stanno subendo migliaia di graduati.

Mentre il ministro Trenta batte i pugni sui tavoli che contano per far valere un’idea che ormai è diventata un principio, altri pensano a come distruggere il lavoro che costantemente porta avanti.

Pare il caso di spiegare la problematica anche ai non addetti ai lavori e a chi subisce i torti senza neanche saperlo. Il caso nasce, appunto, nel lontano 1995 quando il Governo pro-tempore decise di creare il ruolo dei graduati delle Forze Armate. All’epoca, la fretta di far bella figura, da parte dei politici in voga, in previsione dell’eliminazione della leva obbligatoria, era tanta ma i soldi pochi.

Purtroppo «Signor No!», i militari non sanno dirlo e far bella figura con il politico di turno è cosa ormai nota negli ambienti di vertice, perciò, si decise di creare un nuovo ruolo, consci di metterlo alla luce già monco.

Nonostante questo si proseguì e poi con gli anni sistemare la situazione economica e le sperequazioni che già erano noti e sonnecchiavano nelle cartelle colme di appunti.

Il ruolo era stato creato, le persone arruolate, le sperequazioni non sanate. Ancora i tempi non erano maturi dicevano, sono troppo giovani e ancora c’è tempo, dicevano i tecnici di allora.

Ma, purtroppo per loro, il tempo trascorre velocemente e si è arrivati al punto di non ritorno: i giovani sono cresciuti e oggi vivono sulle proprie spalle e su quelle delle proprie famiglie il lassismo e il menefreghismo dell’epoca e dei governi che si sono succeduti.

É il caso però di fare un inciso: se é vero come è vero che i graduati delle Forze Armate nascono nel 1995, il ruolo dei graduati delle Forze di Polizia ad ordinamento Civile e Militare è sempre esistito.

Ed il cancro che oggi affligge migliaia di appuntati, agenti, soldati, marinai, avieri inizia proprio in quell’anno con la creazione delle fasce degli assegni di funzione (compensi economici deputati a riconoscere l’anzianità di servizio), creando oggi metastasi economiche che non si vogliono sanare, forse per volere dei sindacati o, forse, per volere di chi siede ai tavoli dell’abbondanza.

Ricapitolando, quindi, pare di trovarci dinnanzi ad una scelta voluta e consapevole di errare. Analizziamo questa riflessione:

se il ruolo dei graduati nasce nel 1995 e, al contempo, anche il compenso per l’assegno di funzione per il personale avente 17 anni di servizio e supponendo che il personale arruolato abbia avuto, alla data del passaggio nel nuovo ruolo 5 anni di servizio: il problema della sperequazione comincia a verificarsi nelle Forze Armate a distanza di 12 anni dalla creazione del ruolo, quindi nel 2007. Fin qui tutto bene.

Possiamo anche sorvolare sulla scelta prodromica dei tecnici del Comparto Difesa che giustificavano una sperequazione «dicendo un domani si vedrà, la saneremo». Tutto ciò, nelle logiche legislative e di concertazione, potrebbe anche starci.

Ma quello che non fa tornare i conti sono le Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare.

Se il ruolo dei graduati delle suddette Forze è presente fin dalla nascita dei corpi e delle armi, e come abbiamo detto l’indennità, oggetto del contendere, nasce nel 1995 e il personale all’ epoca della “creazione” dell’indennità era già percettore: ciò porta a pensare che la sperequazione è stata voluta? Perché è stata fatta una scelta così scellerata?

Per le Forze Armate la sperequazione dura da 12 anni, per le Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare da 24 anni.

Avete letto bene. Non è un errore di battitura. Sono 24 anni suonati.

La domanda a questo punto è lecita e nasce spontanea, il personale è stato mai informato di questo? I sindacalisti ne hanno contezza e se la hanno perché non hanno mai provveduto a sanarla? Di certo la spiegazione non va data a noi ma a chi rappresentano.

Eliminare una siffatta sperequazione economica dovrebbe essere indice di civiltà e di orgoglio e non un problema di numeri e di iscritti. Se questi sono pochi il problema non sussiste, si preferisce “investire” su chi fa i numeri, tralasciando il più alto senso sindacale e di tutela dei lavoratori: il senso della giustizia.

E se oggi i graduati chiedono giustizia, che giustizia sia e, ad occuparsene, dovrà essere chi oggi sventola bandiera della legalità, chi indossa magliette di ordinanza e chi parla di ingiustizie e povertà. Oggi, chi subisce tutto questo sono proprio i nuovi poveri.

Signori Ministri: è giunto il momento che facciate giustizia.