Forze Armate, i retroscena del Joint Stars 2019 (tra sprechi e disorganizzazione)

Forze Armate, i retroscena del Joint Stars 2019 (tra sprechi e disorganizzazione)

07 giugno 2019

Lo scorso maggio, in Sardegna, c’è stato il Joint Stars 2019, la più importante esercitazione a livello nazionale, organizzata e gestita dallo Stato Maggiore della Difesa tramite del Comando Operativo di Vertice Interforze (COI). In campo Forze Armate, Guardia di Finanza ed ENAV. Per metterla in piedi non si è badato a spese.

Ci ha scritto, infatti, un testimone che ha visto con i propri occhi la disorganizzazione e gli sprechi. A cementare la sua denuncia, un’ampia documentazione di quanto raccontato. Documentazione che resta riservata per comprensibili motivi di privacy e sicurezza.

«Caro direttore – scrive – la ringrazio di cuore per la possibilità di esporre quanto accaduto nella Esercitazione ‘Joint Stars 2019’, nella quale sono stato impiegato dal 9 maggio al 3 giugno scorso».

Dal racconto emerge che i militari giungono a Decimomannu ma, al loro arrivo, nessuno spiega loro perché sono lì e cosa devono fare esattamente. Maggiori, capitani, tenenti e marescialli  si ritrovano a guardarsi in faccia spaesati. «Sembravamo essere tutti precettati per lo stesso incarico misterioso, ma senza che nessuno fosse in grado di quantificarcelo» racconta il nostro testimone.

E ancora: «Il giorno stesso viene tenuto un briefing sui lineamenti dell’attivitàalla faccia delle spese avevano installato un sistema di controllo elettronico con badge per l’ingresso alle tende del Comando – ed in quella sede chiedo di nuovo chiarimenti, senza ottenerne alcuno. Cercando tuttavia di essere almeno proattivo individuo delle incongruenze formali e squisitamente tecniche su quanto si sta per mettere in campo: emanazione degli ordini e soprattutto struttura di comando e controllo che non poteva dar luogo per esperienza ad un lavoro coordinato come ci si aspetta a quei livelli. Esprimo le mie perplessità ad un ufficiale del COI, che cadono miseramente nel vuoto».

La sera si dorme nell’ufficio di un hangar trasformato in camera da letto.

«Da qui assisto all’incredibile: soldati inviati ad operare in un’area, mentre gli elicotteri che li devono prelevare sono inviati altrove. Scavo un attimo nei dati che il comando interforze emana spacciandoli per ordini di operazioni (semplici copia incolla delle note a margine degli eventi da condurre) e scopro che invertono i nomi delle aree addestrative con le coordinate di altri. I velivoli ovviamente mettono nei piani di volo coordinate geografiche, ma l’esercito legge i nomi e tutti assieme si parte bruciando carburante e risorse senza che giungano benefici. A metà dell’esercitazione per un errore di ‘valutazione’ due F35 vengono fatti volare per più di un’ora a vuoto, perché i pianificatori interforze avevano dimenticato che due Osprey dello US MARINE Corps dovevano fare rifornimento. Gli stessi dovevano portare gli operatori JTAC sugli obiettivi per dirigere l’attacco dei due F35… e questo si ripete poi nei giorni a venire con altri casi: Marò del San Marco inviati a Capo San Lorenzo mentre il ‘nemico’ era a Salto di Quirra, Marines chiamati a Teulada che poi devono tornare a Salto di Quirra, Nave san Giusto mai fatta partire da Taranto col comando della componente navale a bordo, di là i container coi materiali e di qua chi dei materiali necessita…»

E prosegue: «Potrei procedere fino alla noia, ma se non bastasse la visita del Ministro della Difesa reduce dal trenino a Lourdes porta plauso e benedizione a tutti… salvo anche lo stile e l’eleganza: si era provveduto sempre a spese del contribuente a produrre le patch a colori cucite da mettere sull’uniforme con il LOGO dell’esercitazione JS 19… spesa tanto inutile quanto vergognosa, alla luce delle mostruose difficoltà di fornire le mimetiche al personale in servizio (potrei narrare anche qui diverse cose indegne di un paese civile, ma andrei fuori tema)».

Ma poiché al peggio non vi è fine a metà dell’esercitazione, lo spirito di Badoglio che pare così radicato nei nostri vertici produce il suo meglio: «si definisce il piano di rientro a fine esercitazione! Si danno disponibili i voli per tornare ‘in continente’, sfruttando la definizione cara ai Sardi e qui iniziano i guai in generale ed i miei in particolare. Vedo infatti e non senza incredulità che i voli sono assegnati per data e reparto, ma senza tener conto della sede dei reparti! In pratica si delinea quanto segue:

  • reparti di Sabaudia e Roma risultano su voli da Cagliari a Verona e Trieste! 
  •  I Marò del San Marco che nel mentre hanno visto la loro nave arrivare, la vedono anche partire…senza di loro: vengono lasciati giorni a Decimomannu in attesa di un aereo che li porterà se va bene in Puglia, ma qualcuno a Pratica di Mare; 
  • I rappresentanti del CoiDifesa di rango inferiore vengono mandati a Verona; 
  • I reparti della Folgore vengono smezzati: una parte a Pisa ( e fin li la sede giusta!) ma 76 persone tra cui il mio reparto di Legnago ed ovviamente io stesso.. a Pratica di Mare!

Alla data di questa scoperta mancano circa 10 giorni prima delle date dei voli (tutti militari a parte uno) e alcuni fanno presente il problema alla catena di comando. Questo avviene a mensa o la sera al circolo perché «la guerra a quei livelli si ferma la sera e nel sabato e la domenica: gli uomini sono fuori a patire in mano a nessuno, ma si sa che la parte conviviale è fondamentale! L’esempio nel nostro ambiente è tutto: il ministro fa il trenino? e noi si organizza la serata a tema ‘ballando con le stellette’. Il gruppo di balli tradizionali bravissimo sia ben inteso! vengono addirittura invitati gli astanti a provare. Che dire: nel curriculum oggi è evidente che non avere un corso di ballo sia lesivo della carriera ai massimi vertici».

Ma ogni tentativo di far ragionare i superiori a tutti i livelli «si tramutano in muri di gomma con tanto di telefoni chiusi in faccia o risposte generiche, a parte un paio di Tenenti Colonnelli col senso della logica prontamente messi a tacere. Come a dire: avete il compenso forfettario, non stressate».

i piani sono decisi in questo modo:

– 1 giugno: volo Cagliari-Verona: personale del CoiDifesa (aereo partito con 40 posti liberi circa)

– 2 giugno: volo Cagliari-Ronchi dei legionari: personale vario tra cui quelli di Sabaudia e di Forlì. Qualcuno di Torino e Firenze (aereo pieno per 2/3)

– 3 giugno: volo Cagliari-Verona con personale misto dei reparti romani (e aereo con posti vuoti),  volo Cagliari-Pratica di Mare: con personale di Livorno e Legnago (VR).

Storia a sé fanno un volo di C27 per Pisa del 30 maggio (con esercitazione finita il 28 maggio) completamente VUOTO e due voli di C130J per Pisa decollati il 31 maggio completamente VUOTI.

«Con buona pace dello spirito di corpo, dei video promozionali falsi come una banconota da due dollari e delle spese assurde dei trasporti gestiti bruciando soldo pubblico per niente, con autobus che hanno attraversato l’Italia per recuperare quelli che potevano arrivare a pochi km dalle sedi stanziali, risparmiando tempo e quindi denaro, tanto, sperperato perché il ‘Colonnello del COI’ ha detto che non si può cambiare il piano».

«I voli sono ancora in atto ed ovviamente i logisti resteranno là per altri 15 giorni per smontare le tende. Peccato che in particolare a Perdasdefogu, la chiacchiera da bar che sempre scardinai piani meglio riusciti degli eserciti da operetta, ascoltata da un angolo, quantifichi il lavoro reale in non più di tre ore al giorno per far bene tutto… il resto? La Sardegna ha un mare fantastico, l’uranio impoverito delle spiagge del poligono è una fiaba ed il bagno è di stagione».

«Concludo qui questa saga vergognosa, che da il voltastomaco solo ad essere raccontata. In allegato le invio i manifesti dei voli di cui sopra e quel poco di documenti che sono apparsi per dare una parvenza di struttura questo vasetto miliardario, che avrebbe sostentato coi suoi fonti addestramenti utili e di certo entusiasmanti, se solo si fosse voluto provare a realizzarli».

«Con la speranza che quanto sopra serva a dimostrare che nelle Forze Armate il problema percepito in basso non è solo il rinnovo del contratto, ma anche il desiderio di quel ‘bel fare’ che così lontano pare dalla dialettica dei vertici che proprio quello dovrebbe avere a cuore».