Francia e Grecia cambiano le leggi per difendere i loro marittimi, e noi?

Francia e Grecia cambiano le leggi per difendere i loro marittimi, e noi?

24 settembre 2018

Mentre il nostro Paese continua a fare orecchie da mercante ai numerosi appelli affinché venga tutelato il lavoro dei marittimi comunitari e si ponga fine agli abusi degli armatori, Francia e Grecia dimostrano che “volere è potere” e cambiano le leggi per difendere la categoria.

#SalviamoIlFuturo, Vincenzo Onorato, disoccupazione, disoccupazione giovanile, disoccupazioneMarittimi francesi e greci sulle navi che trasportano passeggeri su rotte infracomunitarie; riserva assoluta di equipaggi nazionali (o comunitari) sulle rotte del cabotaggio nazionale, sui rimorchiatori e sui mezzi portuali e sui pescherecci. Si cambiano le leggi. Si tutelano i lavoratori. 

In Grecia è già boom di impieghi di marittimi nazionali. Per la Francia, la percentuale di extracomunitari che potranno essere imbarcati sulle navi da crociera, sui mezzi offshore e sulle unità cargo impegnate in traffici internazionali dovrà essere valutata dal ministero competente, che terrà conto della posizione degli armatori e dei sindacati ma, soprattutto, del numero di marittimi francesi disoccupati che avranno la priorità. 

E in Italia? Si continua a far finta di nulla. Finché l’incuranza non diventerà connivenza di fronte agli abusi commessi da armatori italiani che anche sulle rotte nazionali, mascherate da rotte internazionali, utilizzano marittimi extracomunitari con salari da schiavitù.

Pur non dovendo affrontare, come accade in Italia, una vera e propria emergenza nazionale sul fronte della disoccupazione marittima, Francia e Grecia sono intervenuti con una riforma legislativa e con misure amministrative di totale protezione dei lavoratori nazionali e comunitari. A dimostrazione che con la buona volontà (e il buonsenso) si può tutto. 

«La svolta imposta da Francia e Grecia – afferma Vincenzo Onorato, al timone di #SalviamoIlFuturo, la campagna che vuole tutelare i nostri connazionali operanti nel settore – dimostra che è possibile cambiare rotta e mette finalmente alla berlina chi ha goduto, ma anche chi ha consentito, lo scandalo degli imbarchi abusivi di extracomunitari a salari da schiavitù condannando alla disoccupazione più di 50mila marittimi italiani».