C’è un modo semplicissimo per stroncare le velleità da “star” di certi magistrati e tagliare il cordone ombelicale che li lega indissolubilmente ai cronisti giudiziari: proibire la pubblicazione dei loro nomi e delle loro fotografie; scrivere solo “la Procura della Repubblica di…”, “il GIP di…”. Se davvero si vuole cominciare a raddrizzare le storture emerse dal “caso Palamara” e dimostrare la mancanza di dolo nel lancio mediatico di determinate inchieste, la prima tappa è già lì bella pronta. Basta che CSM, ANM e OdG si facciano promotori loro stessi di un provvedimento legislativo del genere. Estensibile anche ai lavori delle commissioni del CSM. Nessuna censura per le indagini “scomode”, nessuna protezione per gli indiziati “eccellenti”, solo la fine delle sovraesposizioni pubblicitarie di questo o quel pm, di questo o quel gip, di questo o quel consigliere o leader correntizio di Palazzo dei Marescialli. E quindi un iniziale colpo secco a quel “mercato delle vacche” emerso dal “caso Palamara”. Provare per credere. Tanto sulla riforma o addirittura sull’autoriforma della giustizia non c’è da sperare. Almeno, a breve.
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