Le nomine in Leonardo e nelle altre Società Strategiche: considerazioni sulle differenze…

Se c’è una virtù che non manca ad “Arrogance” Profumo e ai suoi fedeli scudieri dentro e fuori Leonardo, è la fantasia. Specialmente quando si tratta di costruire giustificazioni ad uso e consumo della stampa “amica” (e si sa bene perché) pur di allungare la sua permanenza in Piazza Montegrappa.

Tanto è vero che, avvicinandosi sempre più il momento delle scelte sulle future nomine da parte del MEF (cioè del governo) sulla base delle indicazioni (si fa per dire) dei “cacciatori di teste”, alcuni giornali hanno cominciato a tambureggiare in difesa della tesi secondo la quale gli attuali Amministratori Delegati delle “Società Strategiche” sarebbe bene restassero al loro posto; con una riconferma motivata “dalla inopportunità di effettuare cambi in una fase in cui una guerra incombe ai confini dell’Europa”.

Argomentazione ridicola nella sua assurdità per molte ragioni, che possono essere sintetizzate in tre punti, dopo una doverosa premessa.

Perché vale la pena ricordare che nel 2020, in piena emergenza COVID, l’inopportunità di un cambiamento fu effettivamente uno degli argomenti che convinsero lo stesso Presidente Mattarella a supportare la riconferma di tutti i principali Amministratori, a partire da Descalzi per l’ENI, Starace per l’ENEL e Profumo per Leonardo.

Oggi, però, la situazione appare assai diversa, sulla base di queste semplici considerazioni:

1) Il COVID aveva creato un’emergenza globale, il cui elemento principale era l’incertezza. In tali condizioni, sebbene tutt’altro che necessaria, la conferma del vertice nelle Utilities dell’Energia era una via non priva di ragionevolezza. E Leonardo, in quanto Societa’ Strategica, beneficiò già della stessa considerazione, anche se sicuramente l’opportunità era meno evidente, per non dire del tutto ingiustificata (se non per cedere alle pressioni del Pd, sponsor principale di Arrogance).
Ad oggi, l’emergenza energetica potrebbe essere al massimo un fattore in favore della riconferma di Descalzi in ENI, visto l’avvio del “Piano Alternativo” al gas russo. Ma già molto meno evidente è l’opportunità di un’eventuale riconferma dei vertici di Enel e Terna. Così come del tutto scollegata a questa situazione internazionale, appare la situazione evolutiva di Leonardo, un’ex-eccellenza italiana in evidente crisi di credito e vendite sui mercati esteri.

2) La Guerra in Ucraina (e la conseguente reazione dell’Occidente a sostegno di Kiev) hanno generato la necessità di un cambio di passo nella produzione di armamenti  per le esigenze strategiche del Paese, con la conseguente opportunità di un legame stretto e armonico dei vertici politici della Difesa e militari con i vertici di Leonardo, basato su comprensione dei fenomeni e fiducia reciproca.
Elementi, questi ultimi, che nel caso di Profumo sono certamente venuti meno. Ammesso e non concesso che siano mai esistiti, visto il sovrano disprezzo del “banchiere etico” per i sistemi d’arma non elettronici e problematiche annesse e connesse (vedi, ad esempio, i casi di Oto Melara e WASS).

3) La situazione geo-politica derivante da Ucraina e instabilità nel Nord Africa, impone invece assolutamente un cambio di passo di Leonardo, anche per quanto riguarda le relazioni internazionali, i mercati export e naturalmente -appunto- l’allineamento con il vertice politico che esprime la nuova maggioranza di governo. E non solo per quanto riguarda il vertice, ma per tutto il complesso delle “prime linee” dell’ organigramma aziendale, da anni (cioè già dai tempi della gestione del “Ferroviere” Mauro Moretti) militarmente occupato da manager targati Pd. Per non parlare delle due fondazioni, affidate a Luciano Violante e Marco Minniti e senza dimenticare il “D’Alemagate”…

È ovvio che la ricerca di pretestuose argomentazioni per non lasciare la poltrona (o garantirsi almeno quella di presidente, magari con un AD compiacente come potrebbero essere l’ex-ministro Cingolani o -ancora meglio- il fedele manager interno Cutillo), da parte di ”Arrogance”, proseguirà nelle prossime (e decisive) settimane.
L’auspicio è che il Governo tenga fede all’intenzione di avviare davvero il nuovo corso, annunciato dal ministro della Difesa Crosetto, per quella che forse, in questo momento, è la più delicata tra le Società Strategiche controllate dallo Stato. Ma solo basandosi su criteri di capacità e competenze industriali, oltre che  di conoscenza dello specifico mercato sul quale l’ex gloriosa Finmeccanica dovrà operare.
Magari anche chiedendo all’AISI di accentuare i controlli sulle interferenze “tecnologiche” e le azioni di vero e proprio spionaggio telefonico e ambientale che affliggono di questi tempi il centro di Roma e i palazzi del potere, alla ricerca spasmodica di notizie e schieramenti proprio sulle prossime nomine. Perché le voci sull’allestimento di dossier “ricattatori” o almeno “scandalistici”, con la complicità di media “militanti” in campo antigovernativo e perfino pezzi dei servizi, si stanno moltiplicando. Ed è ora di stroncare questi giochetti dei “vedovi inconsolabili” dei precedenti governi.

Commenti

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Ultimi Articoli

Rimani in contatto

1,253FansLike
1,323FollowersFollow
2,571SubscribersSubscribe

Ultimi Articoli