Lo stile usato nella mail è mellifluo e falsamente “compagnesco”, ma la sostanza non lascia dubbi sulla sconfessione di un accordo sindacale siglato appena un mese fa: “cari lavoratori del gruppo Leonardo, cari sindacati e cari colleghi delle Risorse Umane, è sbagliato prevedere 8-10 giorni di smart working al mese; al massimo, ne potete fare 4, cioè 1 a settimana; e il tutto, per un periodo sperimentale di 3/4 mesi”. Firmato Andrea Parrella, Group General Counsel di Leonardo.
E adesso, all’interno dell’ex-Finmeccanica il clima rischia di diventare incandescente. Non solo per la rimessa in discussione di un accordo sindacale al quale si era giunti con grande fatica, ma soprattutto per questo sconcertante scavalcamento di ruoli del Personale da parte del “comunista col Rolex” (e immagine di Enrico Berlinguer sul display del cellulare) a capo degli Affari Legali.
I sindacati, almeno questa volta, sarebbero intenzionati a fare la voce grossa. Anche se i precedenti non sono granché confortanti. Si prevedono comunque assemblee piuttosto “calde” in tutti gli stabilimenti del gruppo disseminati sul territorio nazionale. Perché è chiaro che con la crisi economica provocata dalla pandemia e l’impennata dei prezzi del carburante e dei generi alimentari, il risparmio di poter continuare a lavorare da casa (oltretutto con buoni risultati sulla produttività) due giorni a settimana, rappresenta un ammortizzatore economico non indifferente per centinaia di migliaia di famiglie.
E all’interno di Leonardo non si vedeva l’ora dell’apertura di un ennesimo fronte di polemiche dopo i disastrosi risultati della gestione Profumo ed di quel D’Alemagate, a cui è stata messa solo temporaneamente la sordina, in attesa dei risultati dell’auditing sul rispetto delle procedure aziendali.
Leonardo: “Arrogance” fa scuola e l’imitatore Parrella sconfessa le Risorse Umane sullo smart working
