L’ETS CI STA SPENNANDO MA L’ITALIA GUARDA ALTROVE

L’ETS CI STA SPENNANDO MA L’ITALIA GUARDA ALTROVE

07 dicembre 2025

Il paradosso energetico italiano è servito: il gas scende, ma il PUN vola. A spingerlo non sono tensioni geopolitiche, bensì l’ETS, il giocattolo finanziario che Bruxelles ha trasformato in una tassa occulta su famiglie e imprese. Il risultato: un sistema elettrico drogato dal prezzo della CO₂, che si trasferisce a tutta la produzione, comprese rinnovabili e impianti che CO₂ non ne pagano affatto.

Il 2025 lo dimostra: PUN medio al 30/11 pari a 116 €/MWh, di cui 26 €/MWh (22%) imputabili alla CO₂. Un trasferimento di ricchezza silenzioso, che paga chi consuma e incassa chi produce, con un impatto inflazionistico che nessuno si decide a chiamare col suo nome: follia regolatoria.

Una possibile soluzione sarebbe applicare anche in Italia un meccanismo simile al “Tope” spagnolo, limitato alla neutralizzazione del costo della CO₂ nei CCGT. A ciò si potrebbe affiancare la cartolarizzazione della ASOS, alleggerendo la bolletta di oltre 30 €/MWh già dal prossimo anno.

Il problema non è tecnico: è politico. “Bisogna sentire Bruxelles”, dicono. Ma mentre noi restiamo inchiodati alla burocrazia comunitaria, la Germania fa ciò che vuole sugli aiuti di Stato e sul caro energia. E noi, nel timore di disturbare il manovratore europeo, continuiamo a pagare la CO₂ come se fosse un destino inevitabile.

Non servono riforme epocali per invertire la rotta. Serve solo decidere da che parte stare: con l’interesse nazionale o con il feticcio di un ETS che sta fiaccando il Paese.