I nuovi padroni dell’Enas

I nuovi padroni dell’Enas

19 dicembre 2017

 

Le Iene non hanno fatto in tempo a portare a conoscenza del grande pubblico la situazione dei dipendenti dell’Enas, che non ricevono lo stipendio dal mese di giugno, che l’Acai, il patronato che si è fuso con l’Enas, ha iniziato il giro delle sedi in tutta Italia per verificare la situazione relativa al personale.

Abbiamo espresso più volte il nostro scetticismo sul fatto che l’accordo di fusione tra Enas e Acai possa dare il risultato sperato dai dipendenti ovvero quello del recupero di “tutti” gli stipendi arretrati e soprattutto il fatto che Acai sia nella condizione di farsi carico di “tutti” e 260/270 dipendenti attualmente in servizio presso le varie sedi dell’Enas.

Una mensilità, quella di giugno, sembrerebbe essere stata pagata nei giorni scorsi ma da notizie che ci giungono sembrerebbe anche che un dirigente di Acai stia avvicinando i dipendenti delle sedi del nord (si comincia sempre da sopra per arrivare poi fino alla Sicilia) proponendo accordi e transattivi in cambio di “dimissioni volontarie” incentivate con, udite-udite, la strabiliante somma di 400 euro.

E con la promessa che tutte le competenze arretrate, i ratei maturati e il TFR, verranno saldati in dieci “comode rate” a partire dal mese di maggio 2018 con un solo anticipo di mille euro da versare al lavoratore contestualmente alla firma, del “verbale di conciliazione in sede sindacale” dove per “sede sindacale” s’intende la sede dell’Ugl.

Fin qui niente di male, a parte il fatto della cifra irrisoria dei 400 euro che, secondo i sindacalisti dell’Ugl, andrebbe a sanare le “assurde” richieste avanzate dai lavoratori e/o dalle lavoratrici ma quello che non si capisce è come faranno a pagare tutti gli arretrati a tutti i dipendenti se, a fronte del mancato raggiungimento del punteggio minimo e di quello che Capone in televisione alle Iene ha chiamato “scopertura di conto”, il Ministero del lavoro non eroga più contributi e quei pochi che sono stati maturati sono impegnati per pagare la “scopertura di conto”.

Pagherà Acai? Ribadiamo: abbiamo forti dubbi. La situazione debitoria (si è parlato, nel servizio delle Iene, di 20 milioni di euro di esposizione bancaria), che Acai sta cercando faticosamente di ripianare, non crediamo consenta ai “nuovi padroni” dell’Enas di poter onorare le promesse che Capone e i suoi amici stanno facendo a chi da sei mesi non riceve lo stipendio.

Non ci è dato sapere quanti dipendenti accetteranno questo accordo capestro e se, non accettandolo, verranno costretti a rifiutare magari qualche “strumentale” trasferimento (e quindi a dimettersi lo stesso dall’Enas) ma riteniamo che, a questo punto, il Ministro Poletti che su pressione della iena Nadia Toffa ha promesso che “vigilerà” su quanto sta accadendo all’Enas faccia scattare tutti quei controlli che possano, quanto meno, far rientrare i dipendenti in possesso di ciò che sono i loro diritti salariali e soprattutto possano riscattare una dignità calpestata da tempo.

Mentre è ancora forte l’emozione del signor Lamberto, il dipendente dell’Enas che piangeva disperato mentre veniva intervistato da Nadia Toffa, abbiamo ricevuto una “confessione” molto amara di una collega di Lamberto che ci ha raccontato che pochi giorni fa era il compleanno del suo bambino di otto anni al quale non ha potuto regalare nulla perché non aveva i soldi.

Queste sono le cose che fanno male a vedersi e a sentirsi soprattutto quando succedono in un ambito che dovrebbe vedere i propri dipendenti essere i primi ad essere tutelati. Chi di dovere si metta una mano sulla coscienza ma forse è proprio quello il problema… la coscienza.