PIAGGIO: qualcuno fermi Giordo e Leonardo ascolti il grido di dolore di un’azienda che per salvarsi vuole un piano industriale serio

PIAGGIO: qualcuno fermi Giordo e Leonardo ascolti il grido di dolore di un’azienda che per salvarsi vuole un piano industriale serio

08 giugno 2023

La Piaggio Aero Industries è una delle più importanti aziende aeronautiche italiane. Attualmente, dopo una serie di vicissitudini di vario genere (vedi le puntate dedicate da Sassate nel 2020), è stata commissariata dal MISE ed è alla ricerca di un acquirente di livello internazionale o di un gruppo in grado di riportarla agli antichi splendori.
Peccato che l’unico manager che se ne sta occupando, sia Giuseppe Giordo. Cioè l’ex-tutto (Finmeccanica, Aero Vodochody, Fincantieri) che proprio in questi giorni è al centro -con l’ex-premier Massimo D’Alema e l’altrettanto ex-AD di Leonardo, Alessandro Profumo- dell’inchiesta napoletana che sta cercando di fare luce sui retroscena della mancata vendita alla Colombia di aerei e corvette.
Una vicenda denunciata in esclusiva proprio da Sassate e poi ripresa e sviluppata dal quotidiano La Verità. Una brutta storia in cui la promessa di una “tangente” (pardon, mediazione) da 80 milioni di euro, ha finito per travolgere tutti i principali protagonisti: D’Alema ha definitivamente abbandonato la politica;  Profumo non è stato confermato al vertice di Leonardo, malgrado la mobilitazione dei suoi molti amici del Pd; e Giordo è stato rapidamente allontanato da Fincantieri insieme ad Achille Fulfaro, l’altro top manager che aveva firmato con lui il preliminare di vendita delle corvette, senza oltretutto averne i poteri.
Poteva arrendersi Giordo dopo quest’altro inciampo della sua brillante carriera? Certo che no. E infatti cosa si è inventato? Vediamo.
Negli archivi di Leonardo sono ancora ben custoditi e secretati i dettagli della provvigione data al mediatore Fouad Al Ghanim, considerato la chiave della vendita degli Eurofighter in Kuwait, avviata proprio da Giordo e poi conclusa da Mauro Moretti.
Il problema è che in Kuwait, in una fase di trasformazione del paese, come riportato da tutti i giornali internazionali la Kuwaitian Anti-Corruption Authority ha avviato una procedura di investigazione sulle modalità di acquisizione della commessa da parte del “grande mediatore”. Il paese, con continui cambi di governo, non è ancora riuscito a concludere l’inchiesta, che però continua e resta lì pronta ad esplodere in qualsiasi momento. E fonti diplomatiche e industriali confermano che nessuno vuole più lavorare con Fouad Al Ghanim per il livello di rischio che questo comporta in un paese che
pone le aziende estere spesso in grandi difficoltà legali e di rispetto per le regole di compliance e trasparenza.
Malgrado questa situazione, negli ultimi mesi Giordo è stato visto girare per ministeri  (in particolare al MIMIT) e banche nel tentativo di proporre uno schema fantasioso di acquisto di Piaggio, disastrata dalle precedenti gestioni e che a fatica il nuovo governo sta cercando di risollevare anche con la nomina di nuovi commissari competenti.
Un progetto assurdo che vedrebbe il possibile compratore proprio in Fouad Al Ghanim (i due evidentemente sono rimasti molto amici dopo la vendita degli aerei in Kuwait), ma senza un piano industriale e che -cercando di approfittare del ricco contratto esistente per la manutenzione dei motori-propone lo spezzatino della società, prendendosi solo la parte buona, ricca e soprattutto profittevole, lasciando il resto a morire, posti di lavoro persi e altri danni nei conti degli italiani.
Ora, la speranza è che con questa Sassata, raccogliendo il grido di dolore di Piaggio, il nuovo management di Leonardo possa prendersi cura di questa sfortunata azienda, proponendo una soluzione in grado di portarla ad una integrazione nel gruppo, guardando anche a UAV di nuova generazione. Che chiaramente,  oltre ad investimenti,  richiedono competenze, tecnologie e soprattutto una visione industriale che solo un grande gruppo come l’ex-Finmeccanica può dare. Altro che Giordo e il suo mediatore arabo di fiducia.

Perché si sa che, oltretutto, si sono affacciate con interesse su questa vicenda anche altre società. Come, ad esempio, Umbria Cuscinetti.  E comunque realtà serie che si muovono in contesti di grande industria.

Bisogna dire basta una volta per tutte ai progetti che seguono lo stile alla Giordo/Ghalim, o Profumo/Giordo/D’Alema.
Per il rilancio dell’Italia che il nuovo governo vuole dare, non ci deve più essere spazio per gli “amici degli amici”, ma solo per progetti autenticamente industriali.