Quando il politicamente corretto anziché educare banalizza

Il politically correct è una scure che sia abbatte di tanto in tanto, su argomenti completamente presi a casaccio, senza tenere conto del contesto storico, tantomeno della realtà in cui ci si muove. Questo senso di giustizialismo a tutti i costi ha mietuto una nuova vittima illustre: nientemeno che Biancaneve. Sì, proprio lei. La rubiconda ed impavida ragazzina che divide una specie di capanna con sette uomini di bassa statura che, dopo una giornata di lavoro, non vedono l’ora di tornare a casa per farsi accudire dalla bella brunetta. 

Parliamoci chiaro, questa pandemia ci ha tolto tutto: la socialità, la possibilità di mandare i nostri figli a scuola, la gioia di consumare una pizza in un locale, l’ebrezza di una passeggiata, a meno che non si tratti di una corsetta. Tutto, in nome della nostra sicurezza e salute: ma giù le mani dalle favole, almeno quelle lasciatele dove sono. 

La pietra dello scaldalo è stata lanciata da due giornaliste americane – eppure gli Yankees non sembrano così bacchettoni – che, assistendo allo spettacolo di Disneyland Paris dove Biancaneve, vittima di un sortilegio della perfida strega Grimilde, può svegliarsi solo con un bacio del principe azzurro, si sono scandalizzate perché la suddetta, addormentata, non era consenziente al momento del gesto sacrilego. Ora, se il nocciolo della vicenda ruota intorno ad un vincolo tale per cui la moretta che canta dalla mattina alla sera debba necessariamente essere baciata dall’uomo in calzamaglia, appare ridicolo l’oggetto stesso della polemica; magari le due preferivano lasciarla dormire per l’eternità, tra i pianti disperati degli amici minatori. 

Animate da un senso del tutto inopportuno di moralismo acchiappaclic, le loro tesi non stanno in piedi per il semplice fatto che se il revisionismo lo si applica ad un caso specifico, allora lo si deve applicare a tutto. Perché gli americani ci insegnano che quando si fanno le cose o le si fanno bene, o durano lo spazio di un mattino, oppure incarni lo stereotipo del superficiale selezionatore di cause perse che vuole solo farsi notare. Un’opinione populista che, francamente, lascia il tempo che trova, dal momento che stiamo pur sempre parlando di una pellicola di ottant’anni fa! 

Se i tifosi del politicamente corretto e della cancel culture fossero davvero delle persone eque, allora dovrebbero prendere a cuore la vicenda della Bestia, protagonista della fiaba di Leprince de Beaumont. Ma come, un uomo morto che viene baciato (contro la sua volontà) da Bella, senza che possa rifiutarsi? Perché l’intransigenza viene applicata solo quando a “subire” un bacio è una donna e non un uomo? Dov’è finita l’uguaglianza e la parità di genere? Non venite a dirmi che viene rispolverata solo per taluni casi, tralasciandone degli altri? 

E gli esempi potrebbero essere innumerevoli: da quelli letterari, a quelli cinematografici passando per i televisivi, come quello accaduto per la trasmissione di RaiUno “Tale e quale show”, che ha messo al bando il black face, dopo la querelle scoppiata in seguito all’esibizione di Sergio Múñiz nei passi del rapper Ghali con il volto dipinto di scuro, per evidenziarne le origini tunisine. Quando riprenderà la trasmissione ci imbatteremo in un’Aretha Franklin bianco latte o in un Berry White davvero white. Capite bene che tutto ciò non ha senso, che lo si fa solo per non dare adito a discussioni, specie con chi vanta milioni di followers sui social, che la Rai non pensa davvero che eliminare il black face sia la soluzione alla discriminazione che, comunque, rimarrà se non si insegnano la tolleranza e l’accettazione. La tv può e deve essere educativa, ma così rischia di cadere in una sordida banalità dove anche i princìpi più saldi rischiano di frantumarsi contro gli steccati ideologici di certi ambienti che faranno leva su tutto questo per alimentare le loro tesi discriminatorie.  Personalmente, intenterei una causa contro la Disney per averci abbeverate per anni con la storia del principe azzurro, speranzose che un giorno si sarebbe palesato dinnanzi a noi, quando poi, esci (quando si poteva e si potrà) e hai davanti a te solo il deserto dei Tartari.

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