Rai: due paia di “guanti” non bastano a Cecatto per cercare di blindarsi, arriva pure Sallustio

In via Teulada, a Saxa Rubra, alla DEAR, li hanno soprannominati “i guanti del direttore”. Sono i “fedelissimi” di Roberto Cecatto, il responsabile della Produzione Rai. Il primo paio è composto dai vicedirettori Maurizio Tosti e Alberto Longatti (responsabile del CPTV di Roma); il secondo paio, dal terzo vice, Stefano Balzola (personale) e dal capo struttura Riccardo Rombaldoni.

Ma a Cecatto non basta. Ha chiesto e ottenuto l’arrivo di un quarto vicedirettore, convinto che solo così potrà cercare di blindarsi e non correre il rischio di essere giubilato. Il problema è che secondo molti osservatori ha scelto l’uomo sbagliato.

Perché il prescelto, Andrea Sallustio, destinato alla Pianificazione, non riscuote particolare credito. Sia per la sua fama di arrampicatore all’ombra dell’ex potentissimo Vicedg Gianfranco Comanducci, sia per aver gestito in prima persona – da vicedirettore del coordinamento sedi regionali ed estere – la “chiacchierata” vicenda della gara per la produzione news dagli USA, sfociata nella lettera-esposto finita sulla scrivania di Mario Orfeo, ma anche all’Anticorruzione e in Vigilanza (leggi qui).

Il problema, per Cecatto, è rappresentato dalle prossime elezioni politiche. Riuscito ad accreditarsi con AN durante l’ultimo governo Berlusconi, aveva lasciato tutti di stucco quando era riuscito a farsi nominare al vertice della Produzione da Luigi Gubitosi. Un voltafaccia, simile a quello di Balzola (sponsorizzato da Forza Italia), che ben difficilmente lo metterà in condizioni di salvare la poltrona.

In questi anni, entrambi (come la capo struttura Valeria Zibellini, altra aennina “pentita”), si sono fatti in quattro per favorire solo le carriere dei vecchi avversari politici legati al Pd (ed oltre), contribuendo a quella pulizia etnica avviata da Gubitosi e proseguita con Campo
Dall’Orto.

La scelta di Sallustio è perfettamente in linea con questi precedenti. Con l’aggravante che in Rai sono ancora in molti a ricordare il contenuto di una sconcertante telefonata tra lui e Giuseppe Ietto, il titolare della società che gestiva i servizi di ristorazione e dei bar Rai, arrestato e condannato nell’ambito del processo di Mafia Capitale.

Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per intervenire e rivoltare la Produzione come un calzino. Ma in viale Mazzini, con i vertici sempre assorti dai problemi editoriali e di audience, questa provincia-chiave dell’Impero riesce sempre a sfangarla.

A meno che, nella distrazione generale, alla fine non tocchi proprio a Raffaele Cantone occuparsene e magari mandare qualche atto al suo collega Giuseppe Pignatone.

3/fine (le precedenti puntate sono state pubblicate mercoledì 13 e giovedì 14 dicembre)

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