RAI: le inutili offensive contro i vertici, nella speranza di restituire alla sinistra l’egemonia su viale Mazzini

RAI: le inutili offensive contro i vertici, nella speranza di restituire alla sinistra l’egemonia su viale Mazzini

13 novembre 2023

E niente. Le tribù dei giornalisti “democratici” (e quindi automaticamente antifascisti) proprio non ce la fanno a resistere alla tentazione, nei loro pezzi, di trasformare i propri desideri in notizie. Ancora sotto choc per la sconfitta elettorale di un anno fa e per la nascita del governo di centrodestra, tutte le mattine di mettono l’elmetto e provano a lanciare ogni genere di offensiva. Mentendo, inventando e attribuendo falsamente a “fonti anonime” (cioè loro stessi) divisioni, fratture, spaccature che attraversano la maggioranza scelta dagli italiani.
Vale per qualsiasi componente dell’esecutivo: da Giorgia Meloni (la più bersagliata) all’ultimo dei sottosegretari; tutti regolarmente accusati dei peggiori impicci e imbrogli e protagonisti -appunto- delle divisioni, delle fratture e delle spaccature all’interno del centrodestra. Peccato che siano balle almeno nel novanta per cento dei casi.
Siccome poi la Rai viene indicata da sempre come il presunto “laboratorio” di ciò che accadrà in futuro, ecco che su viale Mazzini si concentra la parte più consistente di questa marea di balle.
Basti pensare a come si è cercato di far passare le uscite di determinati personaggi in cerca di ingaggi migliori come “epurazioni” e avvio di “pulizie etniche”.
Adesso l’offensiva è concentrata sui modesti risultati di share di alcuni format appena varati o mal collocati (la causa) per arrivare a preconizzare l’abbandono del futuro assetto di vertice (l’effetto).
E allora sarà il caso di andare a fondo nella questione, visto e considerato che l’obiettivo principale è il “cecchinaggio” sistematico dell’attuale DG, Giampaolo Rossi, in predicato per diventare l’AD nel CdA che verrà nominato a metà dell’anno prossimo.
Peccato che su certe scelte Rossi non abbia alcuna responsabilità, dal momento che queste competono ai direttori del “prime time” e della distribuzione. Cioè a Marcello Ciannamea e a Stefano Coletta (di cui gli stessi giornalisti si guardarono bene dall’ occuparsene quando i suoi “flop” di prima serata appaltati all’esterno distrussero per mesi Rai Uno; e non solo).
Bene, ora la colpa è invece solo di Rossi. Per cui ecco spuntare i tifosi per la conferma dell’attuale AD, Roberto Sergio (che invece è ed è sempre stato leale con il DG) o addirittura con il direttore del TG1, Gian Marco Chiocci (che fino al momento dell’insediamento era un pericoloso “fascista” e comunque giudicato “incapace” perché giornalista di carta stampata).
L’obiettivo è chiaro: chiunque, ma non il dirigente scelto dalla premier Meloni.
Beh, sarà il caso che i “corvi” si rassegnino, da subito. Inutile cercare di seminare la discordia nel campo di Agramante. Sergio, Rossi e Chiocci continueranno tranquillamente a fare ciascuno il proprio lavoro senza doppi o tripli giochi. E le tribù dei giornalisti “democratici e antifascisti” si preparino piuttosto ad una Rai che a partire dall’anno prossimo vedrà poco per volta il tramonto definitivo dell’ egemonia della sinistra sul servizio pubblico.