Rai: le “vite parallele” (si fa per dire) di Chiocci e Crescimbeni, i vertici del TG 1 in lotta per il controllo della testata

Rai: le “vite parallele” (si fa per dire) di Chiocci e Crescimbeni, i vertici del TG 1 in lotta per il controllo della testata

14 luglio 2023

Tutti e due “figli d’arte”, sia pure con una caratura professionale ben differente; tutti e due figli  di giornalisti umbri del vecchio e glorioso “Tempo” di Renato Angiolillo e Gianni Letta: Gian Marco, secondogenito dell’inviato di punta Francobaldo (eugubino) e Costanza, luce degli occhi di Giuseppe (bevanato) articolista principe della DC di rito demitiano.
L’uno e’ da poco il direttore del TG1 in quota FdI,  l’altra la sua “vice vicaria” su vecchia indicazione del Pd e quindi responsabile della macchina redazionale. Lui sta cercando di raddrizzare la barra verso un telegiornale che privilegi  soprattutto  le notizie, lei -secondo quanto denunciato da “il Giornale” (la testata che ha lanciato Chiocci)- si prodiga per contenere la spinta innovativa del direttore e difendere le vecchie sacche di privilegio cristallizzate durante le gestioni targate centrosinistra.
Così, a quanto pare, le scelte editoriali fatte dal direttore, vengono spesso disattese, modificate, se non addirittura sacrificate, nell’arco della giornata. Un po’ come se la Crescimbeni si sentisse una moderna Penelope assediata dai Proci.
Falsità? Malignità senza fondamento? Tutto è possibile in Rai. Soprattutto in attesa delle scelte di Chiocci in tema di conferme e nuove scelte per le vicedirezioni, una scadenza che fa sempre fibrillare le varie redazioni lottizzate. Sarà confermata la Crescimbeni con il suo prezioso “vicariato”?
Ciò che lascia perplessi è che un signor professionista come Chiocci, giornalista protagonista di inchieste clamorose (Affittopoli, casa di Montecarlo etc)  sia costretto a  fare i salti mortali per riuscire ad imporre la  linea politica ed editoriale che il Contratto Nazionale di lavoro gli dovrebbe garantire. Come l’ha fatto per i suoi predecessori graditi alla sinistra.
E che una giornalista che non ha medaglie come le sue da esibire, più volte autocandidatasi senza particolari meriti ai vertici delle testate Rai (e sempre regolarmente lasciata da parte) possa in qualche modo intralciare il rilancio del TG 1 pur di difendere il proprio potere; e quello degli altri “vedovi” e “vedove” dei partiti sonoramente sconfitti dalle urne elettorali.