Rai Pubblicità-Vigilanza: allora, Piscopo, chi racconta balle? (2)

Rai Pubblicità-Vigilanza: allora, Piscopo, chi racconta balle? (2)

30 novembre 2017

La Commissione Parlamentare di Vigilanza non si limita ad accusare Rai Pubblicità di politiche commerciali scorrette. Va molto oltre, contestando alla concessionaria di viale Mazzini di aver sistematicamente ignorato sia le proteste degli editori, sia i successivi esposti all’Antitrust e all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

Per poi piazzare una mazzata terribile sugli sconti: “A partire dal 2012 e fino a tutto il 2016, ma con un dato che risulta attuale anche per il 2017, gli sconti mediamente praticati dalla Rai, sulla base di dati Nielsen, sono progressivamente aumentati fino ad un valore medio superiore all’85 per cento, con punte superiori anche al 90 per cento. Con tale politica sui prezzi, l’effetto e’ stato quello di ridurre gli spazi competitivi per tutte le imprese che operano nel settore della comunicazione, di deprimere le loro potenzialità di investimento e di incidere sulla qualità economica e dimensionale degli inserzionisti, sottraendo in tal modo anche risorse al mercato della stampa e dell’emittenza locale. Una politica di vero e proprio ‘dumping’ che la Rai ha potuto perseguire grazie alle risorse garantite dal canone”.

Allora, caro Piscopo, avevo o no ragione io quando denunciavo la politica degli sconti “demenziali”, citando proprio le cifre che oggi la Vigilanza conferma? E avevo o no ragione io a sottolineare che in questo modo si facevano a pezzi i valori degli spot?

Legga, legga cosa dice la Vigilanza: “Da tali pratiche commerciali, la Rai non ne ha neanche ricavato alcun beneficio, visto che il ridotto prezzo netto degli spazi Rai rispetto a quelli applicati dal mercato, ha portato alla conseguenza di svilire il valore della risorsa pubblicitaria della concessionaria pubblica, un bene prezioso e contingentato. Rispetto a cinque anni fa – afferma la Commissione – il costo di un’inserzione sulla Rai è significativamente inferiore rispetto a quello sulle reti Mediaset, con differenze che arrivano a punte tra il 30 ed il 40 per cento nel prime time. Un aspetto, questo, che merita un’attenta riflessione, considerato il valore della programmazione Rai ed anche il fatto che fino a cinque anni fa tale differenza registrava un dato esattamente contrario, soprattutto se riferito ai prezzi della pubblicità su Rai Uno”.

Beh, complimentoni a Fabrizio Piscopo, a Luigi Gubitosi che l’ha fortemente voluto nel ruolo di ad dell’ex-SIPRA, ad Antonio Campo Dall’Orto che l’ha confermato e ai consiglieri d’Amministrazione (compresi quelli spediti in viale Mazzini dal Ministero dell’Economia e dalla Corte dei Conti), che non si sono accorti di nulla. Ottimi amministratori, non c’è che dire.

E non è ancora finita, dovete avere pazienza e aspettare la terza puntata.

(2-continua)