Matteo Salvini, l’Ugl e… la sindrome di Roger Rabbit

Matteo Salvini, l’Ugl e… la sindrome di Roger Rabbit

11 ottobre 2018

Ricordate il film “chi ha incastrato Roger Rabbit” con la famosa scena in cui il cartone-coniglio doveva stare nascosto ma non riesce a non rispondere alla provocazione del giudice Morton che batte sul muro al ritmo di “ammazza la vecchia” e Rabbit sguscia fuori incautamente e urla “col flit”?

Ebbene penso di essere stato colto da una sindrome da Roger Rabbit nel vedere lunedì scorso Matteo Salvini e Marine Le Pen che venivano ricevuti nella sala convegni della sede dell’Ugl dal segretario generale Francesco Paolo Capone.

Mi spiego meglio. Conosco quella sala e so che non vi entrano se non poco più di cinquanta persone e l’ho vista nelle foto e nei filmati piena di gente che però non erano dirigenti sindacali ma fotografi e cine operatori. Ovvio che Salvini e la Le Pen insieme farebbero gola anche a Steven Spielberg e quindi era naturale che fossero accorsi tanti operatori dell’informazione.

Appunto, una sala del sindacato, dove di solito si parla di problemi sindacali, questa volta diviene il “set cinematografico” di due partiti che anche se avessero parlato insieme al circolo bocciofilo avrebbero ottenuto lo stesso successo di operatori dell’informazione che hanno ricevuto nella sede dell’Ugl.

Il Roger Rabbit che è in me è poi esploso leggendo in questi giorni gli articoli dei giornali che raccontavano l’evento con titoli come quello di Libero.it che testualmente recitava: “Matteo Salvini, nuovo scippo a Giorgia Meloni: colpo storico, cosa si porta a casa la Lega”. Il Fatto quotidiano non è stato da meno titolando: “L’Ugl è roba sua: il sindacato si butta sulla Lega” riferendosi all’accordo fatto dal nordico Salvini con l’Ugl e che ha fruttato a Claudio Durigon, già vice di Capone, il posto di Sottosegretario al Lavoro.

Ora, fermo restando che le strategie politiche della Lega sono competenza di Matteo Salvini e quindi se il Matteo vice premier e ministro dell’Interno ha scelto questa strada avrà le sue ragioni ma riesce difficile capire i titoli dei giornali che parlano di “scippo”, come il quotidiano Libero, o di “roba sua“ come il Fatto Quotidiano perché la situazione interna dell’Ugl è sotto gli occhi di tutti tra epurazioni ed elezioni del segretario pluriannullate e sanate con un congresso durato poche ore senza contare che l’allegra gestione di quel sindacato ha portato alla chiusura dello storico patronato ENAS gettando centinaia di persone con le loro famiglie nello sconforto totale…

Ora, quindi, fa bene Libero.it a chiedersi “cosa si porta a casa la Lega” e magari la risposta non gliela possono dare da via delle Botteghe Oscure altrimenti dovrebbero ammettere che la federazione dei bancari dell’Ugl, che in altri tempi era tra le federazioni con più iscritti, oggi non ha più la sua rappresentatività e ha dovuto entrare nel sindacato autonomo FABI, che anche i metalmeccanici ormai non firmano più il contratto per stipula ma per adesione che tradotto dal sindacalese significa che firmano ciò che altre organizzazioni hanno trattato.

Senza calcolare proprio la punta di diamante, che era il Pubblico impiego, dove, dopo l’uscita di Intesa FP, l’Ugl ha perso completamente la sua rappresentatività mentre Confintesa FP si è ripresa la rappresentatività che aveva “prestato” a Ugl (leggi allegato).

Per esempio nel prossimo triennio 2018/2020 l’Ugl ha preso poche centinaia di voti contro i 19 mila di Confintesa e anche alla Presidenza del Consiglio dei Ministri è scesa sotto la soglia del 5% scomparendo dal tavolo delle trattative. Per non parlare del comparto sanità (dove Capone era segretario) dove l’Ugl è allo 0,5% praticamente niente.

I dati sul comparto funzioni centrali vedono l’Ugl raccogliere poche centinaia di voti in totale su circa 350 mila dipendenti. Quindi anche parlare di scippo è un po’ azzardato a meno che non si tratti di quei sfigati scippatori delle commedie all’italiana che nella borsetta scippata alla vecchietta trovano solo pochi euro spiccioli.

Mentre il titolo del Fatto che scrive, ovviamente riferendosi a Salvini, che “l’Ugl è roba sua”, dovrebbe far riflettere il segretario leghista e vice premier, visto che l’Ugl è roba sua, a fare l’inventario di cosa si è portato a casa e verificare oltre alla sigla cosa c’è dietro in termini di numeri e voti domandandosi anche perché questo “bottino” così “appetitoso” non l’ha voluto nemmeno Giorgia Meloni.

Premesso che non mi piacciono i sindacati che si “legano“ ai partiti, rimane strano che un politico scaltro come Salvini non si faccia certe domande. Forse la sindrome di Roger Rabbit dovrebbe prendere anche un po’ il leghista Matteo magari mettendosi nei panni del giudice Morton e andando a bussare sulle pareti virtuali dell’Ugl sperando che qualcuno risponda allo stimolo di “ammazza la vecchia” e forse non uscirebbe Roger Rabbit ma i tanti sindacalisti fuggiti o espulsi negli anni scorsi, salterebbero fuori le centinaia di famiglie di lavoratori ed ex lavoratori dell’Enas gettati in mezzo ad una strada da una discutibile gestione.

Caro Matteo Salvini provi a bussare e a cercare i tanti Roger Rabbit che sono disposti a raccontare come stanno effettivamente le cose e vedrà che, forse, si pentirà di aver “creduto alle favole” che le sono state raccontate.

Caro Salvini riveda Roger Rabbit, sicuramente più interessante che passeggiare per via delle Botteghe Oscure che in questi ultimi anni sono diventate sempre più oscure e dove, come il giudice Morton, rischia di finire, ovviamente metaforicamente, sciolto nella salamoia.