L’esercito dei sindacalisti in cerca di scranni parlamentari

L’esercito dei sindacalisti in cerca di scranni parlamentari

06 febbraio 2018

Manca meno di un mese al fatidico 4 marzo e ormai i giochi delle liste elettorali sono conclusi. Chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori.

In questi giorni si parla dei tanti giornalisti che hanno lasciato le redazioni dei loro giornali per scendere in politica ma poco si parla dell’esercito di candidati che provengono dalle organizzazioni sindacali, uomini e donne che per anni hanno militato nel sindacato e oggi, legittimamente, tentano di occupare uno scranno a Montecitorio o a Palazzo Madama.

Personaggi più o meno noti che da “paladini” dei lavoratori, ieri criticavano le politiche sociali del Partito Democratico o di Forza Italia e oggi vanno a legittimare, con la loro presenza, sia Renzi che Berlusconi che quelle politiche hanno attuato e che il sindacato ha definito antisociali.

Parliamo della Legge Fornero, del fiscal compact, dell’abolizione dell’articolo 18 o della precarizzazione del lavoro che è diventato, secondo i politici italiani, una cosa assolutamente “normale”.

Altro che lobby dei giornalisti, siamo in presenza di una forte lobby trasversale che è quella dei sindacalisti che pur di essere messi in lista in posizioni “blindate” sono, a volte, disposti anche a dire il contrario di quello che hanno detto per anni nelle assemblee di fabbrica. Ovviamente è un discorso che va esaminato caso per caso ma nella generalità si adatta a tutti.

Ci sono sindacalisti di base che nella stragrande maggioranza dei casi fanno da riempitivo nelle varie liste e poi ci sono i big che corrono per vincere e ovviamente “pretendono” blindature a tutto campo in cambio di un portafoglio di voti (di lavoratori) che non sempre è scontato.

Le organizzazioni sindacali dalle quali provengono questi sindacalisti, convertiti alla politica, spaziano dalla Cisl alla Cgil, dall’Ugl al sindacalismo autonomo ma tutti sono legati da una costante che si chiama voglia di vincere.

Ci sono (ex) sindacalisti che siedono ormai da anni in Parlamento come, partendo da sinistra, Guglielmo Epifani, già segretario generale della Cgil, eletto nelle fila del PD e oggi candidato con Liberi e Uguali di Pietro Grasso (Bersani e D’Alema), dalla Cisl viene Pier Paolo Baretta, vice di Raffaele Bonanni (quello della pensione d’oro) nelle liste del PD, c’è Giorgio Airaudo (Fiom-Cgil) eletto nelle fila del disciolto Sinistra Ecologia Libertà e oggi approdato anche lui con LeU di Grasso.

Vi è poi anche un’illustre rappresentante dell’attuale governo, Teresa Bellanova, che proviene dalle fila della Cgil Pugliese e che siede ormai in parlamento dal 2006 e oggi, da vice ministro allo Sviluppo Economico, sfiderà dalla lista PD, Massimo D’Alema che si candida con LeU.

Tra le new entry della sinistra abbiamo due nomi di spicco, Giorgio Cremaschi proveniente dalla Fiom-Cgil al quale, però, va riconosciuto l’atto di coerenza per aver restituito la tessera della Cgil dopo 44 anni di militanza non riconoscendosi più nelle scelte di quel sindacato e che oggi si candida con il partito Potere al Popolo che si colloca ancora più a sinistra del partito di Grasso.

Con il Pd si candida anche la “mediatica” Carla Cantone, sempre presente nei salotti televisivi, già al vertice dei pensionati della Cgil e oggi al sindacato Europeo dei pensionati che quando parlava di Matteo Renzi diceva che “Lui è solo bla bla bla!” mentre oggi è proprio il Matteo segretario del PD che l’ha voluta in lista ricevendo, pubblicamente, ringraziamenti e gratificazioni dalla stessa Cantone. Quando si dice la coerenza.

Neofita, si fa per dire, anche un altro ex segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati, che dal Parlamento Europeo dove siede dal 2009 eletto con i voti del PD oggi vuole arrivare a Montecitorio candidandosi con LeU.

Passiamo ora ai sindacalisti o ex sindacalisti che si presentano con i partiti del centrodestra e partiamo ovviamente dalla (ex) “sindacalista”, così si autodefinisce l’interessata, Renata Polverini già segretario generale dell’Ugl, già Presidente della Regione Lazio e attualmente parlamentare eletta nelle file di Forza Italia nelle elezioni del 2013. L’onorevole Polverini è riuscita ad ottenere un posto in un collegio uninominale e un posto nel collegio proporzionale dal Cavaliere in modo da potersi, forse, garantire di essere eletta da una parte o dall’altra della serie un paracadute non si nega a nessuno.

Sempre dall’Ugl proviene Claudio Durigon che da vice segretario generale è stato “promosso” capo del dipartimento lavoro della Lega di Salvini e candidato nelle liste di Noi con Salvini. La speranza è che da deputato, se sarà eletto, Durigon sappia trovare delle soluzioni per tutti quei 200 lavoratori dipendenti del (ex) patronato dell’Ugl, l’Enas, che l’accordo di cui lui è stato l’artefice e che ha portato alla fusione con l’altro patronato Acai, ha gettato nello sconforto non sapendo se e quando potranno avere sia la garanzia del posto di lavoro sia le mensilità arretrate e i tfr maturati.

Sempre nella liste della Lega di Salvini scende in campo Gianni Tonelli segretario del sindacato di polizia SAP che raggruppa circa 20mila operatori delle forze di polizia e che è salito agli onori delle cronache per alcune frasi “molto forti” pronunciate in seguito alla morte di due giovani ragazzi e ritenute eccessive dalle famiglie dei due ragazzi uccisi.

Ultimo, ma forse più singolare, è il caso di Giovanni Centrella candidato nelle liste di Energie dell’Italia, la formazione politica che è riuscita ad “intrufolarsi” nella coalizione del centrodestra grazie al “sacrificio” del suo capo, Stefano Parisi, che è andato ad “immolarsi” sull’altare della presidenza della regione Lazio sapendo di perdere.

Ricordiamo a chi lo ha dimenticato, a Parisi per primo, che Centrella fu costretto a dimettersi dopo che la procura di Roma lo ha indagato per appropriazione indebita ai danni del sindacato del quale era segretario generale, l’Ugl. Anche se Centrella respinge le accuse e, giustamente, fa notare che “sono passati quattro anni e non c’è stata neppure una richiesta di rinvio a giudizio” buon senso avrebbe voluto che fino a conclusione delle indagini sarebbe stato opportuno evitare di fare certe scelte politiche ma tant’è e non siamo certo noi a volerci sostituire ai magistrati.

Insomma, considerato che i nomi di cui sopra godono di ottime posizionamenti nelle varie liste, nel prossimo Parlamento potremmo avere una nutrita schiera di ex sindacalisti che andranno, così dicono tutti i candidati, “a tutelare gli interessi dei lavoratori”. La speranza è che lo facciano meglio di come lo hanno fatto da sindacalisti. Che Dio ce la mandi buona.