Dal sindacato alla politica il passo è breve e dannoso per i lavoratori

Dal sindacato alla politica il passo è breve e dannoso per i lavoratori

29 novembre 2017

Il parlamento italiano è pieno di deputati e senatori che provengono dalle fila del sindacato. Non importa quale sindacato, ci sono tutte le sigle che hanno visto l’onorevole o il senatore militare sotto le insegne di chi rappresenta e difende i lavoratori… almeno così dovrebbe essere.

Per la verità anche il Parlamento Europeo o i consigli regionali annoverano (ex) paladini dei lavoratori sui loro scanni, una vera e propria lobby quella degli ex sindacalisti scesi in politica e approdati nelle aule Istituzionali nazionali, locali o europee.

Veramente analizzando come votano questi signori non sembra che provengano dalle fila sindacali o meglio sembra proprio che si comportino come coloro che per anni ed in molti casi decenni, hanno avuto come controparti nei tavoli di trattativa.

Di nomi eccellenti ce ne sono tantissimi da Franco Marini, ex Presidente del Senato, a Cesare Damiano, già Ministro del Lavoro e oggi presidente della commissione lavoro della Camera, a Guglielmo Epifani che è stato addirittura reggente del Partito Democratico e ha ricoperto il ruolo di presidente della Commissione attività produttive della Camera a Teresa Bellanova, sottosegretario alle attività produttive.

Questi solo esempi di nomi più famosi della sinistra ma anche a destra i nomi non mancano e forse il più famoso è quello di Renata Polverini che da semplice impiegata della Cisnal/Ugl è diventata prima segretaria generale della stessa organizzazione poi presidente della Regione Lazio per finire poi, attualmente, in Parlamento come deputata di Forza Italia.

Ma dall’Ugl/bancari viene anche il Senatore Andrea Augello eletto ininterrottamente dal 2006 passando per Alleanza Nazionale, per il Pdl, per il Nuovo Centro Destra di Alfano per poi passare nel gruppo di Grandi Autonomie e Libertà (con una breve vacanza nel gruppo di Conservatori e Riformisti) e finire, attualmente, nel neo gruppo di Federazione della Libertà.

Un gran bello slalom politico, tutto interno al centrodestra, ma che crea molta confusione tra i suoi elettori. Proveniente dalla Cisl c’è l’ex numero due di Raffaele Bonanni, Pierpaolo Baretta, che è arrivato ad essere addirittura sottosegretario al ministero dell’economia e delle finanze.

In campo europeo c’è il caso eclatante di Sergio Cofferati, ex segretario generale della Cgil, che è stato eletto prima sindaco di Bologna poi deputato europeo nelle liste del Partito Democratico per poi dimettersi dal PD, in dissenso con il suo partito, nel 2015.

Una meteora politica che veniva dal sindacato Ugl è stato Mauro Nobilia che da Segretario generale del sindacato è stato eletto deputato europeo ma al termine del mandato è scomparso dalla scena politica e sindacale.

Come ha scritto tempo fa il quotidiano Libero, la “componente” degli ex sindacalisti rappresenta, tra deputati e senatori, il vero terzo polo politico in parlamento altro che M5S.

Con questi numeri e con queste autorevoli presenze di ex sindacalisti i lavoratori dipendenti avrebbero dovuto dormire sonni tranquilli e non temere né la legge Fornero né l’abolizione dell’articolo 18.

Così non è stato in quanto, soprattutto i sindacalisti/politici provenienti dalla triplice, hanno votato la proposta di abolizione della norma dello Statuto dei lavoratori che impediva i licenziamenti senza giusta causa accettando un logica liberista che non era riuscita a passare nemmeno durante i governi presieduti da Berlusconi.

Stesso trattamento i lavoratori hanno ricevuto da questi signori che, prima di arrivare alla Camera o in Senato, si riempivano la bocca nei comizi sindacali di belle parole per difendere i lavoratori e soprattutto le loro pensioni e poi hanno tutti votato la legge Fornero che ha massacrato centinaia di migliaia di famiglie creando la categoria degli esodati.

Per non parlare poi del Jobs Act che sta condannando i giovani al precariato a vita. Tutti a difendere, fuori del parlamento, i lavoratori italiani e poi in aula hanno votato alla camera lo Ius soli, Renata Polverini compresa che, in dissenso con il suo gruppo parlamentare, ha dichiarato che lo Ius soli “è un “segno di civiltà” mentre è solo uno strumento che toglierà lavoro ai nostri ragazzi.

Queste scelte riguardano la stragrande maggioranza di coloro che per anni hanno contestato, a parole, i governi e magari organizzato scioperi e comizi dove hanno trascinato i poveri lavoratori ignari del fatto che poi gli stessi personaggi si sarebbero rimangiati tutti i loro principi pro lavoratori enunciati nelle fabbriche e nelle piazze.

Insomma è proprio vero che il passo dal sindacato alla politica è molto breve ma che lo stesso passo calpesta principi e valori che lor signori hanno enunciato fino al giorno prima. Poi ci chiediamo perché il partito più grande tra gli elettori è quello degli astenuti?

Fatevi la domanda e datevi la risposta ma intanto loro, in qualsiasi sindacato abbiano militato, troveranno sempre una scusa per giustificarsi fino a che un giorno, forse e chissà quando, saranno proprio i cittadini a fargli cambiare lavoro.

Speriamo che quel giorno non sia troppo lontano.