L’Ugl e il congresso dell’autoreferenzialità

L’Ugl e il congresso dell’autoreferenzialità

24 febbraio 2018

È finalmente conclusa quella incredibile passerella chiamata, impropriamente, “4°congresso confederale dell’Ugl” che si è celebrata con dei delegati che non erano stati eletti dagli associati, ma nominati dalle strutture di categoria e territoriali, che non ha visto eleggere il segretario generale e gli organi statutari con voto segreto ma per acclamazione in pieno stile “soviet”, che ha visto deludenti interventi di delegati quanto interventi di politici con particolare riferimento a quello di Matteo Salvini di cui parleremo più avanti.

Insomma quello che Capone insiste ancora a chiamare congresso altro non è stato che un raduno di autonominati dalle categorie e dai territori, cui hanno voluto dare la parvenza di un congresso. Citiamo testualmente quanto ripreso dal sito ufficiale dell’Ugl: “Un’emozione unica che dura dal 28 ottobre 2014”, così Paolo Capone ha definito la giornata di oggi appena eletto Segretario Generale dal 4° Congresso Confederale della Ugl. Due giornate emozionanti e importanti che rinnovano profondamente la nostra Organizzazione a cominciare dall’allestimento del Congresso che – come ha tenuto a precisare Capone – ha rotto tutti gli schemi tradizionali dei congressi sindacali”. Da oggi per la Ugl inizia una nuova storia, con una nuova Confederazione, con nuove sfide ma con la mission di sempre: tutelare e difendere il lavoro e i lavoratori.”

Non mettiamo in dubbio che Paolo Capone possa avere provato quell’emozione che lui definisce unica e che dura dal 28 ottobre del 2014 ricordando allo stesso Capone che quel 28 ottobre del 2014 lui fu eletto in modo non statutariamente corretto come ha sentenziato la magistratura e come gli allora “rivoltosi” della mozione ripartire dal territorio fecero notare ma che oggi probabilmente hanno cancellato dalla loro memoria.

Comunque ascoltando anche alcuni commenti di chi c’era nella nuvola di Fuksas prendiamo atto che almeno l’unità anzi l’unanimismo è stato raggiunto nell’Ugl anche se si tratta di unanimismo che con la volontà degli associati nulla c’entra.

Coloro che hanno alzato la mano (non votato segretamente come avviene in tutti i congressi veri) per modificare lo Statuto, che hanno “acclamato” Capone segretario generale, che hanno ascoltato, più che gli scarsi e deludenti interventi dei “delegati”, le parole dei candidati alla presidenza della regione Lazio Parisi e Di stefano (potevano almeno invitare anche Pirozzi e la Lombardi), che si sono eccitati per le parole di Matteo Salvini, che era li solo per ricordare alla platea che lui era il nuovo padrino dell’Ugl, prendano atto che non sono stati delegati dagli associati ma si sono autoeletti.

Alla faccia della “nuova Ugl” di cui parla Capone. Questa sarà anche la nuova Ugl per dirla con parole povere quella del “dopo Polverini” ma le metodologie usate sono le stesse se non peggiori.

Abbiamo già detto alcuni articoli fa che Tomasi da Lampedusa se fosse ancora vivo probabilmente si ispirerebbe a questa “nuova Ugl” per riscrivere il suo Gattopardo dove regna sovrano il concetto che “tutto deve cambiare perché tutto rimanga come prima”.

Così si sono autocelebrati i nuovi dirigenti della Ugl, che poi sono sempre quelli che, negli anni passati, hanno portato avanti e sostenuto le posizioni della signora Polverini sia quando era segretaria del sindacato e soprattutto dopo anche quando non lo era più.

Parlare del perché e del per come la Polverini è stata, o meglio si è, estromessa dal sindacato è cosa del tutto inutile ma una riflessione sul come sia possibile che le stesse persone che per tanti anni hanno retto la coda alla Renata nazionale e soprattutto da quel famoso consiglio nazionale di Montesilvano del 28 ottobre 2014 hanno continuato, nonostante le ordinanze dei giudici, a mantenere posizioni di governance del sindacato espellendo e provocando scissioni che hanno fatto perdere la rappresentatività dell’Ugl nel pubblico impiego, questa è una riflessione che gli associati dovrebbero fare.

Cambiare tutto per non cambiare nulla, appunto, e pensare che chi ha sottoscritto l’accordo che ha cancellato una sigla storica del sindacato come il patronato Enas oggi si propone come il nuovo, è offensivo per l’intelligenza delle persone.

Che senso ha parlare di “tutelare i diritti dei lavoratori” quando non si è stati in grado di difendere i dipendenti dell’Enas che oggi stanno lottando per conservare (ma abbiamo forti dubbi che riescano nell’impresa) il loro posto di lavoro.

Che senso ha parlare di autonomia del sindacato quando si autorizza un segretario di partito a parlare del sindacato come se questo fosse un dipartimento del suo partito. Pensare che, in fondo ma molto in fondo, avevamo sperato che qualcosa fosse veramente cambiato in via delle botteghe oscure e invece dobbiamo registrare con tristezza che tutto è rimasto come prima.

Una riunione molto scenografica ma di poco contenuto che è stata anche “snobbata” da altre sigle sindacali che nei congressi passati avevano presenziato e parlato dalla tribuna dell’Ugl. Non c’erano figure Istituzionali come ministri o sottosegretari che fino a pochi anni fa si mettevano in fila per venire ai congressi dell’Ugl.

Se poi quattro articoli su giornali “amici” indicano una forte attenzione dei media che dobbiamo dire? Insomma una kermesse servita soltanto per far urlare ai partecipanti che Capone è buono, bravo e bello e che i suoi amici (fino a ieri amici del duo Cetica/Polverini) hanno le carte in regola per “la rinascita dell’Ugl”.

Peccato perché l’occasione di un congresso che avesse visto un confronto serio con gli iscritti (che non c’è stato) avrebbe potuto gettare le basi per una rinascita vera di quel sindacato.

Lo abbiamo sperato ma ormai abbiamo perso le speranze ma soprattutto siamo sicuri che le speranze le abbiano perse quei lavoratori che tutti i mesi tolgono un giorno di alimenti dalla tavola per la propria famiglia per vedere Salvini che si muove come se fosse il padrone del sindacato.

Insomma ormai le parole sull’Ugl non servono più e, come ha scritto un nostro lettore in un commento all’ultimo articolo pubblicato, “Sono entrato che si chiamava CISNAL, me ne sono andato dalla Ugl in tempi non sospetti con la polverina quale segretario. Da allora in poi è stato uno smottamento continuo. Da uomo di dex me ne dispiaccio ma non vedo nulla di nuovo all’orizzonte. Sono tornati da dove sono partiti … a non contare nulla”.

Questo è solo un commento ma la realtà, una volta scesi dalla nuvola, potrebbe essere ancora più deludente delle autocelebrazioni.