Il vizietto dell’Ugl… e di Claudio Durigon

Il vizietto dell’Ugl… e di Claudio Durigon

04 gennaio 2018

Sono ormai lontani i tempi in cui uomini come Ivo Laghi, storico segretario generale della Cisnal, si permetteva il lusso di rifiutare candidature nel partito di riferimento, il Movimento Sociale Italiano, pur avendo assicurazioni di essere eletto in collegi senatoriali cosiddetti sicuri.

Erano gli anni d’oro del sindacato che poi cambierà nome in Ugl e forse proprio questo cambiamento di nome, voluto dall’allora segretario generale della Cisnal Mauro Nobilia, deve aver aperto la strada ad ambizioni, legittime, ma non certo rispondenti alle logiche vocazionali di un sindacalista.

Infatti iniziò Nobilia nel 1999 ad utilizzare l’incarico di segretario generale del sindacato per farsi eleggere al parlamento europeo, poi la tradizione continuò con Renata Polverini, anch’essa catapultata dalla poltrona di vertice del sindacato, prima alla presidenza della regione Lazio e poi in parlamento.

Insomma tutti a criticare, prima, i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil che, a detta dei puri e duri della Cisnal/Ugl, utilizzavano il sindacato come trampolino di lancio per gettarsi in politica per poi scimmiottare loro stessi i colleghi della triplice.

La differenza sta nel fatto che anche quando i sindacalisti della triplice non venivano eletti se ne rimanevano fuori dal sindacato e facevano altri mestieri. Quanto è avvenuto in Ugl con la Polverini ci dice, invece, come i tempi siano cambiati ma come certi “vizietti” rimangono nel dna di certi sindacalisti come dimostra l’accordo tra la Lega e l’Ugl annunciato da Matteo Salvini.

Nonostante tutto questo il buon Salvini strombazza un accordo operativo con Ugl prendendo come referente interno il vice segretario generale Claudio Durigon che da ieri però, a seguito non si capisce bene di quale incarico avuto all’interno della Lega, si è dimesso dall’incarico di vice di Capone.

Per quanto riguarda Claudio Durigon abbiamo parlato proprio giorni fa della sua nomina al Comitato di Sorveglianza dell’Inps e da ciò che ci risulta lo stesso Durigon fa parte anche di organismi bilaterali in rappresentanza dell’Ugl. Ora vogliamo augurarci che, come si è dimesso da vice segretario generale, l’ex dirigente sindacale voglia anche dimettersi dagli altri incarichi che lo stesso ricopre in nome e per conto dell’Ugl.

Ribadiamo che è legittimo da parte di un sindacalista cambiare lavoro per fare il politico ma non riteniamo consono il fatto che per raggiungere obiettivi politici e partitici (personali) si utilizzi il sindacato e quindi la buona fede degli associati al sindacato stesso.

La politica, come diceva Otto von Bismarck, è l’arte del possibile e noi ci permettiamo di aggiungere che qualche volta anche dell’impossibile se analizziamo l’accordo che Salvini ha fatto con un sindacato che ormai ha perso rappresentatività (lo dice l’Aran, non certo noi).

Le posizioni poi assunte nel tempo da Claudio Durigon fanno invidia ai migliori ballerini che riescono a saltare da un lato all’altro del palcoscenico senza mai cadere e sempre con quel sorrisetto di ghiaccio stampato in faccia.

Infatti Durigon, dal punto di vista umano risulta anche simpatico con il suo bel faccione e la sua stazza fisica e debbo dire, per averlo incontrato due volte, molto arguto e nello stesso tempo molto spregiudicato, ovviamente nel senso buono del termine.

Arguto perché quando chiese di incontrarmi lo fece con molta libertà all’interno della sede confederale dell’Ugl (dove io sono entrato per la prima e ultima volta) e con una semplicità disarmante e un sorrisone da bambolotto, mi disse che leggeva tutti i miei articoli sul sindacato e mi chiese di aiutare lui e Capone nella “battaglia di rinnovamento”.

I risultati di quell’incontro li leggete ormai da tempo. Spregiudicato, per dirla come il dizionario del Corriere della sera, in quanto “pensa e agisce in modo disinvolto e libero da pregiudizi, da condizionamenti di sorta, anche morali” ed è riuscito in questi ultimi anni a passare disinvoltamente da accanito sostenitore di Renata Polverini avendo avuto anche incarichi di rilievo e anche ben retribuiti in Regione Lazio fino a difenderla nel marzo scorso dagli attacchi che la volevano fuori del sindacato dopo che la stessa era stata nominata presidente onorario di Esaarco, associazione datoriale e quindi in netto contrasto con il ruolo di sindacalista.

Eppure il buon Durigon firmò assieme ad altri segretari confederali una lettera contro Capone che l’aveva dichiarata decaduta dal consiglio nazionale. Vi era stato poi il precedente del tentativo di sfiduciare Capone attraverso una raccolta di firme che andò a vuoto grazie al fatto che l’altro vice segretario Favoccia era tornato indietro e ritirato la firma contro Capone e un altro gruppo di dirigenti sindacali guidati da Luca Malcotti si erano schierati apertamente contro la Polverini.

Anche in questo frangente Claudio Durigon riuscì a scaricare la Polverini e saltare sul carro di Capone divenendone il consigliere più fidato. Ma Durigon non è nuovo a scalate della politica essendo stato tra i fondatori di Città Nuove la lista che nacque per sostenere la candidatura di Renata Polverini alla Regione Lazio e che tentò di diventare un partito strutturato senza riuscirvi.

Poi sempre lo stesso Durigon si candidò nella lista di Storace Presidente alle regionali del 2013 ma anche in questo caso non riuscì a farsi eleggere. Oggi, fedele al “vizietto”, ci riprova con Salvini e la Lega nella speranza di essere messo in un collegio sicuro o in una posizione di lista che lo favorisca.

Vedremo come andrà a finire mentre rimane l’amaro in bocca soprattutto al pensiero che Durigon è stato colui che ha trattato la fusione tra Enas e Acai e che oggi se ne va lasciando tutte le cose in sospeso soprattutto in ordine alle garanzie occupazionali di 250 dipendenti e di altri venti dipendenti che si sono dimessi senza sapere se prenderanno mai il dovuto in termini di Tfr e arretrati dei salari.

Claudio Durigon ce lo faccia e me lo faccia dire: questo comportamento non è serio e non è degno di persone che vogliono definirsi sindacalisti.

Si spera che Matteo Salvini, primo oppositore della legge Fornero, sappia comprendere che si sta prendendo una responsabilità, anche se indiretta, in ordine al futuro delle 250 famiglie dei dipendenti dell’Enas che sono costretti a subire ingiustizie ancora una volta senza avere la possibilità di reagire. All’Enas è stata applicata una legge Fornero mascherata che creerà altra disoccupazione.

Buona campagna elettorale Claudio Durigon, la seguiremo. Ne stia certo.