UGL, le Iene mettono Capone con le spalle al muro

UGL, le Iene mettono Capone con le spalle al muro

11 dicembre 2017

Dopo il malore che ha colpito Nadia Toffa – inviata e presentatrice della trasmissione le Iene – in molti si sono chiesti cosa ci facesse a Trieste in quei giorni. A questa domanda hanno risposto i suoi colleghi in diretta televisiva.

In effetti, si trattava di “scovare” il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone, che era nel capoluogo friulano per parlare al congresso di Fratelli d’Italia. Il servizio della Toffa, dal titolo significativo, “Un sindacato che non paga i lavoratoririguardava il fatto che all’Enas, patronato Ugl, non si pagano gli stipendi da sei mesi.

le iene e capone
Nadia Toffa e Paolo Capone

Che Capone fosse “ricercato” dalle Iene era nell’aria da tempo essendo stati avvicinati e intervistati anche alcuni dipendenti del patronato che hanno raccontato le difficoltà di chi non riceve il dovuto da mesi e che non sa come tirare avanti. Particolarmente commovente il racconto di un dipendente Enas che vanta oltre dieci mila euro di stipendi arretrati e che alla fine scoppia in lacrime per la disperazione.

Chissà se a Paolo Capone questa scena, una delle tante che anche se non si sono viste in televisione sicuramente sono accadute all’interno delle famiglie dei dipendenti Enas, ha provocato la stessa emozione che ha pervaso i telespettatori che stavano guardando il servizio della Toffa.

A ben analizzare le risposte che Capone ha dato in modo visibilmente imbarazzato e preoccupato più di finire di fumare la sua sigaretta che di dare risposte rassicuranti alle domande incalzanti della iena, sembrerebbe proprio di no.

Ieri sera gli oltre 2 milioni di italiani che, secondo i dati Auditel, stavano davanti al televisore hanno potuto rendersi conto di come sono considerati i lavoratori che sono dipendenti di una struttura legata al sindacato e che, quindi, dovrebbero essere difesi per primi.

Capone, impappinandosi varie volte, ha dato la colpa alla BNL che ha chiuso i rubinetti dei finanziamenti e, in un pezzo di filmato non andato in onda, ma sempre riferito alla stessa intervista con Nadia Toffa, se la prende con la Procura di Roma che ancora non ha chiuso le indagini iniziate nel 2014 sulle spese pazze dell’Ugl.

Incalzato sul fatto che i soldi che arrivano dal Ministero debbono servire a pagare prima i dipendenti, Capone risponde candidamente, con un simpatico accento romanesco, che è d’accordo e che (i dipendenti) “sono i primi a esse pagati quando ce stanno le disponibilità”.

Ora, al di là del dialetto, che in interviste televisive potrebbe essere anche più curato, la prima domanda che il telespettatore si è fatta è stata quella di sapere se quando ci “sono state le disponibilità” perché questi stipendi non sono stati pagati e dove sono andati a finire quei soldi pubblici?

Capone ha dato la colpa alle banche, bene, ma allora il telespettatore sempre più ignaro di questo perverso meccanismo che funziona con i contributi statali si domanda perché la prima tranche di tre milioni e mezzo è stata “requisita” dalla banca?

Ecco allora che risponde, sempre più candidamente che quella imponente cifra “copriva la scopertura di conto delle banche” arrivando a dare la colpa alla crisi finanziaria del 2008 nemmeno parlasse della Lehman Brothers. Spiegasse invece na volta per tutte come si è arrivati ad avere una “scopertura di conto” così elevata se il Ministero elargisce contributi sulla base di ciò che l’Enas produce?

Capone poi, su pressioni della Toffa che ha invocato i controlli del Ministero (soprattutto dopo la dichiarazione del Ministro Poletti sempre nella stessa trasmissione), afferma che il Ministero “può fare tutti i controlli che vuole”.

Benissimo, a questo punto, sempre il telespettatore ignaro che vede i soldi pubblici spesi non si sa come, ascolta anche i dipendenti che denunciano il fatto che le ritenute per il fondo del TFR vengono prelevate dalle buste paga ma dal 2014 non vengono versate al fondo, si aspetta dal Ministero che questi controlli vengano fatti una volta per tutte anche per favorire le smentite a queste “illazioni” fatte da Capone.

Insomma dovrebbe essere lo stesso segretario Ugl a mettere a disposizione del Ministro Poletti tutti i libri contabili dell’Enas e tutti i movimenti che hanno determinato questa “scopertura di conto” e se c’è qualcuno che ha sbagliato è giusto che paghi.

Ci auguriamo che il segretario si faccia carico, tra una sigaretta e l’altra, del dramma che stanno vivendo i dipendenti dell’Enas. Ma forse, quando all’affermazione di Capone sul tema dei mancati stipendi ai lavoratori che dice “abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare”, ha ragione Nadia Toffa che risponde “..e cioè niente..i soldi non arrivano”.

Viva Le Iene.