Caro Capone, l’Ugl non è la Cisnal

Caro Capone, l’Ugl non è la Cisnal

19 aprile 2019

“Egregio Dottor Capone,
nonostante la promessa fatta a me stesso di non occuparmi più delle vicende dell’Ugl, ancorché ne fossi da più parti sollecitato, ecco a rivolgermi a Lei dopo aver letto su un sito una sua lunga disquisizione sui “presunti” settanta anni dell’Ugl. Lei fa riferimento a quel glorioso 24 marzo del 1950 quando uomini coraggiosi e di valore come Ugo Clavenzani, Giuseppe Landi e Gianni Roberti, fecero nascere la Cisnal nella sala Maddaloni di Napoli.

Quella Cisnal che fino al 1996 è stata la bandiera sotto cui si ritrovavano i lavoratori che non si riconoscevano nei sindacati ufficiali che erano CGIL, CISL e UIL. Mi permetto di scriverLe da ex dirigente, come Lei sicuramente saprà, non di secondo piano di quella gloriosa organizzazione che era la Cisnal.

Io mi dimisi, e non fui cacciato come qualcuno si è divertito a dire nel corso di questi decenni, dalla Cisnal nel 1991 non condividendo la scelta che fece l’allora segretario generale Ivo Laghi di costituire una segreteria generale collegiale.

Non ritengo ora di parlare di quell’evento ma solo di ricordare a Lei come la Cisnal dal 1978 al 1990 seppe dare, sotto la segreteria di Ivo Laghi, un impulso notevole sia alla difesa dei lavoratori, che in quel periodo erano soggetti agli accordi scellerati che la triplice faceva con il governo e con Confindustria, sia all’autonomia politica o meglio partitica di un sindacato che aveva sì gli stessi obiettivi e gli stessi Valori di un partito come il Movimento Sociale Italiano ma che rivendicava, per sua natura, la libertà di scegliere le forme di lotta e di criticare posizioni politiche che non condivideva e che non erano aderenti agli interessi dei lavoratori.

Una Cisnal, quella di Ivo Laghi, che firmò un “patto di unità di intenti” con l’MSI di Giorgio Almirante ma che non fu mai subalterna a quel partito. Una CISNAL che nei suoi cortei e nelle sue manifestazioni aveva in prima fila i sindacalisti e in seconda fila i politici, Almirante compreso. Una Cisnal che non faceva inaugurare le proprie sedi ad un segretario politico ma faceva tagliare i nastri tricolore ai suoi dirigenti e alle donne del sindacato. Una Cisnal che non faceva accordi con il partito di ispirazione per “piazzare” i suoi uomini ma non impediva ai suoi sindacalisti di scegliere tra la politica e il sindacato. Una Cisnal che nei suoi congressi eleggeva liberamente e correttamente la sua classe dirigente e il suo segretario generale. Una CIsnal che ha avuto sempre a cuore un gioiello come l’ENAS.

Una Cisnal che ha mai avuto indagati dalla magistratura i suoi dirigenti per malversazioni amministrative o utilizzo di carte di credito pagate con i soldi delle quote dei lavoratori per acquisti che niente avevano a che vedere con l’attività sindacale. Una Cisnal che vedeva i suoi segretari nazionali di categoria fare ore e giornate di attesa fuori delle stanze di Confindustria o dei ministri per siglare accordi e che nel frattempo mangiavano pane e mortadella e non andavano in ristoranti costosi e alla moda.

Una Cisnal, insomma, che aveva a cuore il bene dei suoi associati che erano veramente tanti e si fidavano dei suoi dirigenti sindacali. Anche durante la segreteria di Mauro Nobilia, per essere sinceri, qualcosa di positivo si è avuto, poi, non si sa perché, qualcosa si è rotto e il patrimonio di Valori della CISNAL è andato disperso. Non sto a raccontare le vicissitudini che hanno portato l’Ugl nella situazione attuale con tre ex segretari generali sotto processo per reati penali.

Le risse all’interno della sede di via delle Botteghe Oscure hanno fatto il giro del web, la perdita di rappresentatività nel Pubblico Impiego è un dato di fatto certificato dall’ARAN. Anche l’ultimo congresso, se così lo si può chiamare è sembrata più una passerella per far digerire un accordo politico che ha portato bene (fino a che gli durerà) solo al suo ex vice Claudio Durigon che in queste ore mi sembra di capire abbia qualche problemino organizzativo nella “vostra Lega”. Una cosa Lei, Signor Segretario, l’ha fatta bene: ritirare la Sua candidatura dalla lista delle Europee con la Lega.

Forse si è fatto due calcoli e ha visto che per andare a sedere a Bruxelles ci vogliono decine di migliaia di voti di preferenza che probabilmente Lei non è in grado di raccogliere e che forse sperava di avere in regalo da Salvini.

Vede Dottor Capone, Io sono stato dal 1983 al 1990 in segreteria confederale ricoprendo dal 1988 al 1990 l’incarico di segretario generale aggiunto e sul tavolo delle nostre segreterie sono passate tantissime tornate elettorali. Ad ogni elezione veniva proposto a Ivo Laghi di candidarsi ma lui ha sempre rifiutato ancorché venisse lui offerto un collegio sicuro al Senato.

Laghi rifiutando le candidature era coerente con quel principio che aveva fatto grande la Cisnal relativamente alla separazione tra incarichi di partito e di sindacato. Ivo Laghi pur essendo collocato politicamente da una parte ben identificabile non ha mai etichettato la Cisnal come “sindacato di destra o di centrodestra”. Tutto questo fa la differenza tra Cisnal e Ugl. Lei può farsi fotografare accanto alla Camusso o a Landini, con Barbagallo o la Furlan ma sa benissimo che se esistesse una legge per il riconoscimento della rappresentatività nel settore privato, l’Ugl resterebbe fuori la porta delle trattative così come avviene oggi nel Pubblico Impiego dove il grado di rappresentatività è dato dai voti raccolti tra i dipendenti e gli iscritti certificati dall’ARAN.

Ecco perché leggendo quello che Lei dice riguardo al fatto che “l’Ugl è l’erede della CISNAL” mi permetto di contestarLa, in modo educato ma fermo e netto. La Cisnal è finita nel 1996 e la sua eredità di Valori non può essere certo sbandierata da chi non ne ha titolo. Lei ama dire che l’Ugl è ”l’altro sindacato” mentre io le dico che l’UGL è “un altro sindacato” che niente ha a che fare con la vecchia e gloriosa Cisnal. Legga attentamente quella Storia e vedrà le differenze tra il Suo sindacato e quella sigla che fece la Storia del Sindacalismo Italiano con uomini come Giuseppe Landi, Ugo Clavenzani, Gianni Roberti, Ivo Laghi, Ciccio Franco artefice della rivolta di Reggio.

Si informi su quello che passarono i sindacalisti negli anni settanta che venivano discriminati nelle aziende e penalizzati nelle carriere solo perché avevano in tasca la tessera della CISNAL, vada a rivedersi i filmati degli storici primi maggio che dal 1985 al 1990 si tennero a Roma, i cortei sulla scala mobile e sull’accordo Scotti di Roma, lo storico comizio dell’Adriano di Roma, in quelle manifestazioni vi erano migliaia di lavoratori in carne ed ossa non sagome di cartone. Ecco perché riaffermo che se la Cisnal ha lasciato eredità sindacali, queste non sono riconducibili all’UGL. Lei, ovviamente, è padrone di dire ciò vuole e di fare programmi faraonici credendo (solo Lei) di festeggiare 70 anni di storia ma sappia che non è così.

L’UGL è un sindacato come un altro legittimamente nato con l’intento di proseguire l’azione della CISNAL ma che, negli anni, non ha saputo rimanere sulla strada di Landi o di Laghi. Ne prenda atto e vada avanti dignitosamente con la Sua Ugl ma, la prego, lasci stare la Cisnal perché penso che i fondatori di quella storica sigla oggi si stiano rovesciando nella tomba. L’UGL deve lavorare ancora molto per definirsi “erede” di un patrimonio storico e sociale come quello della Cisnal.

Glielo dico con il massimo del rispetto che debbo a Lei e ai Suoi iscritti ma con la fermezza di chi ha veramente lottato e sofferto discriminazioni di ogni genere per amore di quella sigla. Finisco augurando a Lei e alla Sua organizzazione di poter un giorno dire “la Cisnal siamo noi” ma allo stato delle cose il mio ottimismo si spegne. Con rispetto.

Massimo Visconti